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Società e processi immateriali

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Maria Rosaria Del Ciello
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Collaboratrice e ricercatrice rivista “Proteo”

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Il ruolo della risorsa informazione nello sviluppo della new economy

Maria Rosaria Del Ciello

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“La filosofia del secolo scorso è stata rivoluzionaria; quella del XIX secolo deve essere organizzatrice”.

(Claude-Henri de Saint-Simon, “Sulla riorganizzazione della società europea”)

“Il cammino fatale, incessante, spesso faticoso e febbrile che segue l’umanità per raggiungere la conquista del progresso, è grandioso nel suo risultato, visto nell’insieme da lontano. [...]

Il risultato umanitario copre quanto c’è di meschino negli interessi particolari che lo producono; li giustifica quasi come mezzi necessari a stimolare l’attività dell’individuo cooperante inconscio a beneficio di tutti. Ogni movente di cotesto lavorìo universale, dalla ricerca del benessere materiale alle più elevate ambizioni, è legittimato dal solo fatto della sua opportunità a raggiungere lo scopo del movimento incessante; e quando si conosce dove vada questa immensa corrente dell’attività umana, non si domanda al certo come ci va. Solo l’osservatore, travolto anch’esso dalla fiumana, guardandosi attorno, ha il diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall’onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il capo sotto il piede brutale dei soppravvegnenti, i vincitori d’oggi, affrettati anch’essi, avidi anch’essi d’arrivare, e che saranno sorpassati domani.”,

(Giovanni Verga, “I Malavoglia”)

1. Premessa

L’autentica novità della nostra epoca è la formazione di un sistema globale che abbraccia tutte le società della terra. Il processo che conduce dal più noto sistema-paese ad un unico sistema mondo è infatti caratteristico dell’età contemporanea e prende le mosse dal capitalismo industriale e dall’egemonia planetaria che l’Europa ha esercitato per tutto il XIX secolo. A questo proposito è interessante il seguente brano tratto dai Principles di J.Stuart Mill:

“La straordinaria discesa dei costi dei mezzi di trasporto, che è uno dei grandi successi scientifici della nostra epoca, e la conoscenza che quasi tutte le classi della popolazione hanno ormai acquisita, o stanno per acquisire, circa le condizioni del mercato del lavoro nei paesi più remoti del mondo, hanno aperto una spontanea emigrazione da queste isole alle nuove terre oltre l’oceano, flusso che non tende a diminuire, ma anzi ad aumentare. L’emigrazione anziché uno sfogo occasionale sta diventando uno sbocco costante per l’eccedenza della popolazione: e questo fatto nuovo nella storia moderna, unitamente al flusso di prosperità prodotto dal libero scambio, ha concesso a questo paese sovrappopolato un temporaneo respiro, che potrà essere impiegato per realizzare quei progressi morali ed intellettuali in tutte le classi della popolazione, comprese quelle più povere” [1].

Il brano, sebbene scritto più di un secolo fa è di sconvolgente attualità e riesce a descrivere quali furono verso la fine del XIX secolo i primi passi mossi dal sistema economico e sociale verso quello che sarebbe stato, in seguito, chiamato col nome di processo di globalizzazione [2]. Due sono gli elementi chiave che J.S.Mill evidenzia:

• La diminuzione dei costi di trasporto;

• La conoscenza diffusa circa le condizioni del lavoro in paesi remoti.

Questi due elementi si sono oggi evoluti rispettivamente nella diminuzione del costo dei mezzi e servizi informatici e nella diffusione esponenziale delle informazioni, caratterizzando così quel processo di globalizzazione in cui il capitalismo non è più quello industriale, bensì quello della conoscenza e proprietà tecnologica, mentre l’egemonia planetaria non è più dell’Europa bensì degli Stati Uniti d’America.

In questo nuovo tipo di società lo scambio di informazioni ha raggiunto livelli impensabili solo un decennio fa, in conseguenza soprattutto dell’evoluzione della tecnologia elettronica posta al servizio, tra le altre cose, anche del progresso intellettuale.

Globalizzazione è un termine impegnativo, tuttavia molto elastico, le cui interpretazioni sono le più diverse possibili. La definizione ufficiale che ne dà l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) intende tale processo come quello “attraverso il quale mercati e produzione nei diversi paesi diventano sempre più interdipendenti, in virtù dello scambio di beni e servizi e del movimento di capitale e tecnologia”. Questa definizione può e deve essere completata affermando che la globalizzazione prevede una competizione globale in un mercato che solo apparentemente è unico, ma che invece presenta una dimensione di aspra competizione mondiale in cui si vanno definendo le aree di influenza di almeno tre poli imperialisti: USA, UE e Giappone o area asiatica [3]. Se non ci si ferma alla semplice definizione, ma si vuole capire come e perché i mercati diventano sempre più interdipendenti, come e perché beni, tecnologia e capitali si scambiano oggi oltre i confini dei singoli paesi, occorre indagare sul significato reale del termine globalizzazione che suggerisce un avvenuto cambiamento qualitativo nella nostra società. Protagoniste indiscusse di questo cambiamento, che non assume sempre valenza positiva ma che anzi presenta spesso risvolti che incentivano le diseguaglianze economiche e sociali, sono quelle che vengono definite risorse elettroniche: programmi, testi, pagine web, archivi di dati, cataloghi di biblioteche (OPAC), fotografie, filmati, documenti sonori e tutte le informazioni che possono essere messe a disposizione soprattutto attraverso la moderna tecnologia informatica.

Così come è accaduto a suo tempo con la diffusione della stampa, l’“informazione” è a disposizione oggi di un numero sempre più elevato di utenti e ciò è stato amplificato negli ultimi anni dall’esistenza di Internet che rappresenta l’infrastruttura di quella che viene chiamata Società dell’informazione e di un nuovo modello economico che va sempre più affermandosi in Europa e nel mondo.

Alla luce di ciò possiamo chiederci come sia evoluto il concetto di “informazione” e se la “risorsa” da esso rappresentata, benché ampiamente diffusa tra la popolazione, sia equamente distribuita tra la stessa. Inoltre, qual è la facilità di accesso alle informazioni e quali gli strumenti e le garanzie che i pubblici poteri mettono in atto per agevolare i flussi informativi tra il pubblico? Ancora, può la risorsa informazione divenire strumento di potere nelle mani di pochi, alla stregua di ciò che avvenne per il capitale?

Con l’avvento di una società dell’informazione, si è recentemente affermata anche una nuova realtà economica che è quella che da più parti viene definita come new economy.

Il presente articolo si propone, quindi, di valutare il ruolo della risorsa informazione, struttura portante e determinante di questo nuovo tipo di società, all’interno dello sviluppo della new economy la quale non è altro che la naturale conseguenza del processo di globalizzazione economica.

La definizione di new economy è stata utilizzata nel recente vertice di Lisbona, intendendo con essa una “comune economia europea del sapere” sottolineando così l’importanza della risorsa informazione (nel senso più ampio di sapere, conoscenza): ciò fa però riferimento al modello statunitense di sviluppo basato sui consumi, un modello che esalta i valori di Borsa esponendo così i risparmi delle famiglie a seri rischi.

Tale modello si impone grazie all’avvento delle nuove tecnologie multimediali che hanno accresciuto la velocità di diffusione delle informazioni, ma anche la loro deperibilità, creando una sorta di piazza virtuale dove tutti vendono e comprano, tutti sperano e credono di poter diventare miliardari, senza nella maggior parte dei casi sapere cosa si produce. Le manifestazioni più eclatanti del ruolo dell’informazione nella new economy sono rappresentate dall’applicazione in misura esponenziale di Internet alle dinamiche aziendali e commerciali: e-commerce, nuove professionalità associate al web, pubblicità on-line, domain grabbing e così via.

Questo articolo, non ha l’ambizione di esaurire gli argomenti legati alla new economy, ma si propone semplicemente di offrire alcuni spunti sull’importanza dell’informazione nell’ambito dei nuovi scenari economici, partendo dall’analisi di Internet, della sua penetrazione nei settori produttivi e nelle famiglie, cercando di valutare quali modificazioni ha apportato nel mondo produttivo e quali influenze tali strumenti hanno sulla crescita dell’occupazione.

I servizi multimediali interattivi in rete (Mir), d’altra parte, comprendono una serie di servizi informativi rivolti all’utenza privata e di affari che rappresentano una vera e propria rivoluzione nello sviluppo evolutivo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Nel trattare Internet e le problematiche ad esso connesse occorre tenere presente che il World Wide Web è molto più di una semplice rete. Ciascuno dei suoi “componenti” - la tecnologia, i consumatori, gli offerenti di svariate tipologie di computer, la comunicazione, le informazioni, la creatività umana - sono in continua evoluzione. L’economia basata su queste componenti è tanto complessa quanto lo sono le componenti stesse. Cercare quindi di usare un singolo modello per spiegare e allocare in maniera efficiente tale vario e dinamico insieme di elementi è non solo inappropriato, è impossibile [4].

2. Il mercato evoluto

La società del 2000 è caratterizzata da quella che da più parti viene definita new economy.

Si tratta, in sostanza, di quello che potremmo definire un “falso concettuale”, in quanto qualsiasi economia nasce come “new” ed è destinata a divenire “old”, soprattutto se non rappresenta un semplice modello teorico ma una realtà che, oltre ad esprimere tendenze in atto sui mercati, implica anche modelli sociali e di comportamento che influiscono fortemente sulla vita quotidiana. Nel caso in esame, quindi, possiamo parlare di una evoluzione della old economy nell’ambito della quale il settore dei servizi alle imprese è cresciuto grazie agli sviluppi della tecnologia elettronica e informatica. Il terziario vive così una nuova era, arricchendosi di categorie che sembrano una naturale evoluzione di quelle già esistenti, grazie alla crescita del mondo della conoscenza.

Non ha molto senso quindi parlare di una nuova economia, separata da tutto ciò che l’ha preceduta e resa possibile; ha senso, invece, parlare di un mercato evoluto in cui gli scambi privilegiano beni ad alto contenuto tecnologico e sono essenzialmente resi possibili dal mezzo informatico.

La new economy non è altro che la conseguenza dell’affermarsi di quella società dell’informazione che sembra ormai dominare gli scenari economici e sociali.

Quella in cui viviamo è infatti la società dell’informazione globale, cioè dell’economia basata sulle conoscenze e tutte le economie avanzate dipendono oramai sempre più dalla capacità di elaborare, distribuire e utilizzare informazioni e conoscenze. In base ad una indagine dell’OCSE del 1996 [5]-based Economy”, 1996.]] oltre la metà del PIL complessivo delle economie avanzate si basa attualmente sulle conoscenze e la caratteristica peculiare di queste economie non risiede tanto nella gran quantità di informazioni che esse producono a beneficio dei consumatori, quanto nell’uso pervasivo delle conoscenze sia come input sia come output in ogni settore.

Da sempre la conoscenza è la fonte primaria della crescita economica nel lungo periodo, dalla rivoluzione agricola ai nostri giorni, anche se una differenza fondamentale c’è: oggi, grazie all’informatica, è possibile trasmettere a grandi distanze e a costi relativamente modesti una grande quantità di informazioni, accelerando così la spinta verso un’economia basata sulle conoscenze.

Come affermato nel Libro verde della Commissione europea del 1997 [6], lo sviluppo della società dell’informazione ha ricevuto impulso dai rapidi cambiamenti tecnologici che trasformano le industrie

dell’informazione con una velocità e con caratteristiche tali da porre nuove sfide ai responsabili politici. Si è generalmente concordi sul fatto che gli sviluppi dell’elettronica digitale e del software creino il potenziale tecnologico per un nuovo approccio alla diffusione e all’uso dei servizi d’informazione: meno d’accordo si è sulla portata di tali sviluppi e sui tempi richiesti. Secondo alcuni, le caratteristiche specifiche di ciascun settore limiteranno la portata della convergenza dei servizi: condizioni economiche e contenuto dei servizi d’informazione, cioè, devono essere regolamentati separatamente se se ne vogliono garantire l’efficacia e la qualità. Secondo altri la trasformazione rapida e completa degli attuali settori delle telecomunicazioni, dei media e delle tecnologie dell’informazione saranno tali che aree oggi indipendenti finiranno col confluire in una sola, annullando le reciproche differenze. Ci sembra che finora questa sia l’ipotesi più realistica, anche se non del tutto accettabile, visto che attualmente l’interdipendenza tra settori sia sempre più marcata, accelerando la spinta verso la globalizzazione dell’economia e verso l’affermazione del potere delle “multinazionali” in campo informatico e tecnologico.

La base politica di queste argomentazioni è fornita dal concetto stesso di Società dell’informazione che prevede una logica che succede a precedenti epoche nello sviluppo economico del mondo industrializzato: la società feudale poggiava sulla forza lavoro, la società industriale sull’energia, la società dell’informazione, appunto, sull’informazione [7]. Lo sviluppo della società dell’informazione, rappresenta quello stadio di evoluzione economica caratterizzato da creazione di valore economico attraverso la produzione e l’uso dell’informazione, ossia attraverso la differenza tra il valore d’uso dell’informazione prodotta ed il suo costo [8].


[1] J. Stuart Mill, Principi di economia politica, UTET, Torino, 1956.

[2] Per una ampia descrizione del concetto di “globalizzazione” e delle tematiche ad esso connesse si consulti il sito http://www.sinistra.net/lib/upt/quader/let/qualetgloi.html

[3] Vasapollo Luciano, Martufi Rita, Comunicazione deviante. L’impero del capitale sulla comunicazione, MediaPrint Edizioni, 2000.

[4] 4 McKnight Lee W., Bailey Joseph P., Internet Economics, Cambridge, MIT, 1997.

[5] OCSE, “The Knowledge

[6] Libro Verde sulla convergenza tra i settori delle telecomunicazioni, dell’audiovisivo e delle tecnologie dell’informazione e sulle sue implicazioni normative, Commissione Europea, Bruxelles, 1997, in: http://www.ispo.cec.be/convergencegp

[7] Basili Carla, La biblioteca in rete, Milano, Editrice Bibliografica, 1999.

[8] Mandelli Andreina, “Internet, la conoscenza e la fiducia: prime riflessioni sull’economia delle risorse immateriali nel cyberspazio”, Milano, SDA Bocconi, in: http://www.tin.it/osservatorio_bocconi/papfidu.htm