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Per la critica del capitalismo

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Andrew Kliman
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Professore Dipartimento di Economia, Pace University, Pleasantville, New York

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Se è corretto, non correggetelo

Andrew Kliman

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8. La "ridondanza" e la "mancanza di significato" del valore in un sistema simultaneo

Durante le ultime tre decadi, si è discusso molto della cosiddetta "ridondanza" del concetto di valore. Gli sraffiani, così come alcuni economisti marxisti, hanno sostenuto che anche se i saggi di profitto possono essere espressi in termini di valore, essi sono determinati in effetti da "quantità fisiche"--inputs, outputs e il paniere dei beni di consumo dei lavoratori. Questa nozione di solito è stata discussa in connessione col "problema della trasformazione," ma in effetti la ridondanza del valore non ha nulla a che fare con le deviazioni dei prezzi dai valori. La ridondanza è puramente una conseguenza della valutazione simultanea. Se si rigetta la valutazione simultanea si elimina la ridondanza del valore.

Questo può essere visto chiaramente considerando di nuovo il caso di un’economia nella quale il grano, l’unico prodotto, è prodotto solamente per mezzo di semi di grano e lavoro vivo. (Tale "modello del grano" è un concetto utilizzato da molti teorici del simultaneismo, specialmente gli sraffiani.) In tal caso non ci può essere per definizione un "problema della trasformazione"--un trasferimento di valore tra settori- e quindi non ci può essere una deviazione dei prezzi dai valori. Così il prezzo di grano è uguale al suo valore.

Supponiamo che i capitalisti agrari investano 10 quintali di grano all’inizio dell’anno, da usare come seme e per pagare i salari, mentre 12 quintali di grano sono raccolti alla fine dell’anno. Se valutiamo simultaneamente l’investimento e la produzione--cioè se si stabilisce che hanno lo stesso prezzo per quintale-- i 12 quintali di produzione devono valere precisamente 20% più dei 10 quintali che furono investiti inizialmente. Così il profitto deve essere uguale a 20% della somma di valore investita. Ma il profitto come una percentuale degli investimenti è precisamente quello che è chiamato il saggio di profitto. Così il saggio di profitto deve essere del 20%.

Ora si osservino due cose. Prima, non interessa quello che è il valore (= il prezzo) del grano. Che sia alto o basso, il saggio di profitto è sempre del 20%. Conseguentemente il valore è ridondante. (Che mondo meraviglioso! I coltivatori non devono preoccuparsi se il prezzo del loro grano cade, né devono sciupare soldi per fare pubblicità e ricerche di mercato per ottenere un prezzo più alto.) Secondo, il saggio di profitto è identico al tasso di incremento del grano, il 20% è la differenza tra il grano prodotto e il grano investito. Se il raccolto fosse stato solo di 11 quintali, il saggio di profitto sarebbe stato del 10%. Se il raccolto fosse stato di 13 quintali, il saggio di profitto sarebbe stato del 30%. Così il saggio di profitto è determinato esclusivamente da quantità fisiche--inputs, outputs e il paniere dei beni di consumo.

È chiaro che queste conclusioni dipendono essenzialmente dalla valutazione simultanea. Se il valore del grano non è costante, ma è determinato dal tempo di lavoro--se, in altre parole, il suo valore cade quando la produttività cresce--le conclusioni sono completamente opposte. Supponiamo che il valore iniziale sia di £156 al quintale, mentre il valore della produzione del grano è anche di £156 se sono stati raccolti 11 quintali, ma cade a £143 se sono stati raccolti 12 quintali e £132 se sono stati raccolti 13 quintali. In tutti i tre casi, il saggio di profitto è del 10%. Il saggio di profitto non dipende più solamente su quantità fisiche. Dipende anche da cambiamenti nel valore del grano. Il valore non è più ridondante.

Il nostro modello del grano ci permette anche di illustrare in un modo semplice un’altra conseguenza della valutazione simultanea, i valori negativi. Supponiamo che 10 quintali di grano siano stati piantati all’inizio dell’anno, e i contadini lavorano 4.000 ore in quell’anno.. Ma a causa del cattivo tempo solamente 8 quintali di grano sono raccolti. Mi sembra che la teoria di Marx implichi che gli 8 quintali prodotti valgono più dei 10 quintali di seme di grano, perché il lavoro vivo ha aggiunto valore nuovo durante la produzione. Ma il simultaneismo ci dice che gli 8 quintali valgono solamente otto decimi dei 10 quintali originari. Questo conduce al risultato senza significato che il valore per quintale misurato in termini di tempo lavoro è - 2.ooo ore di lavoro.

Questi esempi dimostrano che la valutazione simultanea implica che il valore è ridondante, e che i valori possono essere negativi, anche quando i prezzi sono uguali ai valori. Questi problemi non hanno perciò nulla a che fare col cosiddetto "problema della trasformazione". E quindi anche le interpretazioni del simultaneisti di Marx che "risolvono il problema della trasformazione" implicano che il valore è una nozione ridondante e senza significato.

 

9. La legge del saggio crescente di profitto nell’interpretazione simultanea

 

Ritorniamo, infine, al perno della teoria di Marx della crisi capitalista, la legge che Marx considerò essere "la legge più importante dell’economia politica moderna": la legge della caduta tendenziale del saggio di profitto. Come abbiamo visto, la valutazione simultanea contraddice elementi chiave delle teorie di Marx per una ragione molto semplice: è incompatibile con la determinazione del valore dal tempo di lavoro. In altre parole, la valutazione simultanea impedisce artificialmente che aumenti di produttività riducano i prezzi (valori) delle merci. Questa è la ragione per cui il simultaneismo implica che la legge di Marx è falsa.

Marx argomentò che il saggio di profitto tende a cadere quando la produttività aumenta e a causa di tale aumento di produttività [1]. I teorici simultaneisti hanno tentato di provare che questo non può essere il caso. Essi sono d’accordo che il saggio di profitto può cadere, ma non perché aumenta la produttività. In effetti, se tutto è valutato simultaneamente, una produttività crescente tenderà necessariamente a aumentare il saggio di profitto, non ad abbassarlo. Come si è visto sopra, se aumenti di produttività causano un aumento della produzione del grano da 11 quintali a 12 quintali, a 13 quintali per ogni 10 quintali di grano investiti, questo " saggio di profitto materiale" aumenta necessariamente dal 10% al 20% al 30%.

Tuttavia, non appena riconosciamo che un aumento della produttività tende a deprimere i prezzi, la legge di Marx sembra del tutto sensata. Spinte a cercare profitti sempre più alti, le imprese introducono innovazioni sempre più produttive e labour saving. Da una parte gli aumenti di produttività aumentano la produzione fisica in relazione agli inputs fisici. È questo l’effetto su qui si focalizza il simultaneismo.

D’altra parte però c’è anche un effetto contrario che il simultaneismo ignora: questi stessi aumenti di produttività tendono a causare una caduta nel tempo dei valori e dei prezzi. Conseguentemente, il saggio di profitto reale (in valore o prezzo) tenderà a cadere in relazione al " saggio di profitto materiale" dei teorici del simultaneismo. È così possibile che il saggio di profitto reale diminuisca continuamente nel tempo sebbene il " saggio di profitto materiale" salga continuamente (si veda, e.g., Freeman e Kliman 2000).

Senza informazioni ulteriori, non è possibile dire di più sull’andamento del tasso di profitto nel tempo. Il suo percorso dipende da come, e con che velocità, cambiano la tecnologia, i prezzi, i salari, e altri fattori. Ma quanto detto dovrebbe essere sufficiente per spiegare come aumenti di produttività possano causare una caduta del saggio di profitto e quindi per spiegare cosa ci sia di erroneo con i tentativi del simultaneismo nel dimostrare che tale caduta è impossibile.

Questo punto è molto importante, perché i critici di Marx hanno tentato di respingere le sue teorie della caduta del saggio di profitto e della crisi economica senza neanche esaminare l’evidenza empirica. Come John Roemer (1981:113), un ’Marxista Analitico’ critico di Marx, ha notato, perché esaminare l’evidenza empirica se la teoria Marxista della caduta del saggio di profitto non può essere giusta?

La dimostrazione del TSSI che la teoria di Marx potrebbe essere valida dimostra allo stesso tempo che questa teoria merita di essere esaminata di nuovo, senza pregiudizi e sulla base dell’evidenza. I marxisti e non-marxisti che escludono la teoria di Marx dal loro insegnamento e dalle loro riviste non eliminano errori dalla scienza ma fanno opera di censura.

 

Bibliografia

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[1] Qui e più sotto uso la parola “tende” per indicare ciò che accadrebbe se non vi fossero altri cambiamenti che controbilanciano o soppiantano la tendenza. Per esempio, un eccessivo accumulo di debito pubblico e privato può stimolare la spesa e quindi può controbilanciare la caduta tendenziale dei prezzi quando la produttività aumenta.

Se i prezzi rimangono costanti o aumentano, la caduta tendenziale del tasso di profitto può essere dislocata; le crisi economiche possono prendere la forma di crisi finanziarie piuttosto che di crisi provocate da una caduta della profittabilità.