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Per la critica del capitalismo

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Ernesto Screpanti
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Professore, Università di Siena

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Ernesto Screpanti

 

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Contratto di lavoro, regimi di proprietà e governo dell’accumulazione: verso una teoria generale del capitalismo (I)

Ernesto Screpanti

La prima parte di questo articolo è stata presentata nel numero precedente di Proteo

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II. Forme istituzionali di capitalismo

1. Regimi di proprietà

Un regime di proprietà è un sistema di istituzioni che regola la distribuzione della ricchezza e del reddito e stabilisce quali sono gli attori sociali che hanno titolo a incamerare il plusvalore. L’osservazione della storia del capitalismo mostra che sono esistiti tre principali tipi di regimi di proprietà.

Il primo è un regime di proprietà privata concentrata. La ricchezza è ammassata nelle mani di individui che appartengono a una specifica classe sociale, la borghesia, mentre gli individui appartenenti alle classi lavoratrici non detengono alcuna ricchezza. In tale regime, che è quello prevalente ai tempi di Smith e di Marx, è la distribuzione della ricchezza che crea le condizioni per lo sfruttamento dei lavoratori, i quali sono costretti dalla povertà ad accettare di lavorare sotto il comando dei proprietari dei mezzi di produzione.

Il secondo è un regime di proprietà privata diffusa ed è quello che predomina nel capitalismo contemporaneo. In questo caso una vasta massa di individui ha avuto accesso alla ricchezza, sia come proprietari di azioni che come creditori o beneficiari di vari tipi di istituzioni finanziarie, banche, fondi d’investimento, fondi pensione ecc. Inoltre molti tipi di attività finanziarie, obbligazioni, depositi, titoli di stato e simili qualificano i risparmiatori a percepire parte del plusvalore prodotto nelle imprese capitalistiche. Sembra che il capitalismo contemporaneo, almeno quello “avanzato”, tenda a trasformare tutti i cittadini in capitalisti finanziari.

Il terzo è un regime di proprietà di stato. In esso la diffusione della proprietà è spinta all’estremo poiché la ricchezza pubblica è, formalmente, proprietà di tutti i cittadini, i quali posseggono i mezzi produzione collettivamente. Questo regime di proprietà non è necessariamente socialista, se un sistema socialista è inteso come uno in cui i produttori controllano la produzione. Se il controllo non è accessibile ai lavoratori e le decisioni di produzione e d’investimento sono prese in funzione dell’accumulazione del capitale, allora si tratta di un sistema capitalista.

2. Strutture di governo dell’accumulazione

Le strutture di governo dell’accumulazione sono dei sistemi di istituzioni che regolano l’uso del plusvalore in funzione dell’accumulazione del capitale. Una struttura di governo svolge tre funzioni sociali, una disciplinare, una selettiva e una finanziaria.

Con la funzione disciplinare viene regolata la distribuzione di premi e punizioni in relazione alle performance dei decisori, in modo tale che le attività che favoriscono l’accumulazione vengono incoraggiate mentre quelle che la ostacolano vengono scoraggiate. Con la funzione selettiva si regola l’assegnazione dei soggetti tra le mansioni e le posizioni sociali in modo da collocare in ogni posto gli individui più adatti e rimuovere quelli meno adatti. Con la funzione finanziaria si regolano i flussi di finanza facendoli affluire ai decisori che mostrano di saperli usare meglio in vista dell’accumulazione.

Esistono fondamentalmente due differenti tipi di strutture di governo, le reti e le gerarchie. I mercati sono le forme tipiche di reti economiche. In essi tutti gli attori sociali sono soggetti indipendenti e dotati di libertà contrattuale, e interagiscono attraverso relazioni di scambio. Le funzioni disciplinare, selettiva e finanziaria si estrinsecano nella competizione di mercato. Le imprese invece sono le forme tipiche di gerarchie economiche. In esse è la competizione organizzativa che svolge le funzioni disciplinare, selettiva e finanziaria. Gli attori sociali sono tra loro legati da vincoli formali di subordinazione e interagiscono attraverso relazioni di comando. Un vincolo formale di subordinazione è un relazione regolata da istituzioni (leggi, regolamenti, contratti, consuetudini) in forza delle quali un attore dominato ha l’obbligo di eseguire decisioni prese da un attore dominante.

Si distinguono due principali tipi di mercato: i mercati delle merci, nei quali consumatori e imprese compaiono come soggetti che si scambiano beni reali, moneta e credito; e i mercati delle imprese, o mercati per il controllo delle imprese, nei quali le imprese stesse sono trattate come oggetti di scambio. D’altra parte si distinguono due principali tipi di gerarchie: le gerarchie interne, che sono strutture di relazioni che legano i membri di una stessa organizzazione; e le gerarchie esterne, che consistono in strutture di potere e subordinazione tra organizzazioni.

3. Le gerarchie interne

L’esistenza di una struttura gerarchica di potere è una condizione necessaria per l’estrazione di plusvalore dal processo produttivo in ogni forma di capitalismo. La gerarchia è la base organizzativa delle strutture di governo della produzione, le quali servono per monitorare l’attività produttiva, far fronte a vari tipi di asimmetria informativa, incentivare i dipendenti a dare il meglio di sé, attivare provvedimenti disciplinari. Su questo uso delle gerarchie di potere non è possibile soffermarsi qui. [1]

È necessario soffermarsi invece sulla funzione svolta dalle gerarchie di potere come strutture di governo dell’accumulazione. Questa funzione coinvolge non l’intera struttura organizzativa dell’impresa, ma solo i suoi livelli superiori, gli strati alti della gerarchia che organizzano i quadri e i manager.

La gerarchia di comando di un’impresa è normalmente strutturata nella forma di “mercati” del lavoro interni (Doeringer e Piore, 1971; Edwards, 1979). I funzionari sono assunti negli strati più bassi della gerarchia di comando, e sono assunti con contratti a lungo termine o a tempo indeterminato. Gli stipendi sono fissati non da condizioni di mercato ma sulla base delle funzioni di potere, di responsabilità ed efficienza assegnate alle posizioni gerarchiche. Una classe diversa di stipendio è associata ad ogni strato gerarchico. Benché paghe incentivanti possano dar titolo alla percezione di redditi differenziati all’interno di ogni strato, gli aumenti stipendiali più consistenti possono esser ottenuti attraverso la promozione (Lazear e Rosen, 1981; Lambert, Larcker e Weigelt, 1989).

Inoltre il potere assegnato ad ogni specifico funzionario è tanto maggiore quanto più alta è la sua posizione nella scala gerarchica. E il potere in sé è desiderato dai manager e dai funzionari (Pagano, 1998; Screpanti, 2001), i quali sono perciò fortemente incentivati a scalare la struttura organizzativa dell’impresa. Ci può essere una qualche forma di mobilità dei manager tra imprese. Ma per la gran parte dei quadri è la mobilità verticale all’interno di una data impresa che motiva le scelte e l’impegno. In altri termini la gerarchia funziona come ambiente competitivo e selettivo. Poiché ci sono sempre molti candidati alla promozione ad ogni posizione, la competizione è forte e prende la forma di tornei. E la strada più diretta per la promozione è la buona performance.

Una gerarchia svolge tutte e tre le funzioni di una struttura di governo dell’accumulazione. La funzione finanziaria opera attraverso l’attribuzione dei flussi di cassa interni alle divisioni e ai dipartimenti che esibiscono migliori opportunità di profitto e di crescita. Tali attribuzioni forniscono le risorse per il successo. Allo stesso tempo sono percepite dai manager come premi per le loro performance attuali e stimoli per quelle future. La funzione disciplinare opera attraverso premi - nella forma di paghe incentivanti e più alti stipendi assegnati alle posizioni più elevate nella scala gerarchica - e punizioni - nella forma di rallentamenti o arretramenti della crescita dei redditi causati da retrocessioni, trasferimenti e licenziamenti. La funzione selettiva opera anch’essa attraverso il sistema delle promozioni e delle retrocessioni. Poiché nella competizione organizzativa si vince per mezzo dell’abilità e delle buone performance, i vincitori di ogni posizione risultano normalmente essere le persone più adatte ad essa. Ai funzionari inefficienti si impedisce di raggiungere alte posizioni nella scala gerarchica.


[1] Si veda Screpanti (2001, cap. 5) per una trattazione delle strutture di governo della produzione.