Conclusioni
Il modello dell’Utopia del valore-lavoro è risultato utile
nella formulazione della teoria qui proposta, perché ha consentito di definire
il fattore di sfruttamento nei termini di un rapporto tra due quantità di
lavoro, quello comandato dal prodotto netto e quello in esso contenuto. La
differenza quantitativa e concettuale tra lavoro comandato e lavoro contenuto
viene meno quando scompare lo sfruttamento. Ad ogni modo, ciò che rende
veramente utile il modello dell’Utopia non è tanto il fatto che in esso lo
scambio avviene ai valori-lavoro. Lo è piuttosto il fatto che i lavoratori
interpretino la superiorità di Utopia in termini di assenza di sfruttamento.
Volendo, quindi, si può generalizzare la teoria facendo a meno del
valore-lavoro anche in Utopia.
Il merito principale dell’analisi controfattuale svolta
nella seconda parte di questo saggio risiede nella sua capacità di enucleare
alcune caratteristiche fondamentali dello sfruttamento capitalistico. E le
caratteristiche enucleate risultano essere due. Una è di tipo economico, ed è
la produzione di plusvalore. L’altra è di tipo istituzionale, ed è il
contratto di lavoro. La prima crea le condizioni per l’autovalorizzazione del
capitale. La seconda crea quelle del comando capitalistico nel processo
lavorativo.
Qualsiasi società che abolisca queste due caratteristiche è
una società che supera il capitalismo e lo sfruttamento. Cosicché è possibile
generalizzare la teoria. Si può leggere il denominatore di Lc/L come una
misura del valore del prodotto netto in Utopia, anche ammettendo che in essa le
merci non si scambiano ai valori-lavoro. I redditi dei lavoratori possono essere
differenziati, ad esempio in funzione delle abilità personali, dell’intensità
degli sforzi individuali e delle vocazioni o preferenze lavorative, oppure il
reddito netto può essere almeno in parte distribuito e prodotto in base al
criterio “a ognuno secondo i suoi bisogni, da ognuno secondo le sue capacità”.
Così i valori delle merci in Utopia non dipenderebbero più solo dalle
quantità di lavoro contenuto. La formula ci dice ugualmente che, se non deve
esserci sfruttamento capitalistico: 1) il profitto deve essere nullo, 2) nessuno
potrà vendere il proprio tempo di vita in cambio di un salario. Quando ciò
accadrà il valore del prodotto netto sarà uguale a quello della forza lavoro e
questa cesserà di essere considerata “forza lavoro”.
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