José Martí: un punto di riferimento attuale per il movimento internazionale dei lavoratori
Armando Hart Dávalos
|
Stampa |
Sarebbe un errore separare l’autore dei Versos
Sencillos [1] (Versi Semplici), e precursore
del modernismo latinoamericano, dal politico che possedeva l’arte di comandare
nell’accezione più lontana da quella negativa - tutti i generali e gli
ufficiali della Guerra Dei Dieci Anni [2]. La sua più grande peculiarità
sta nell’integrità che tutti questi componenti hanno acquisito nella sua
persona. Se si conta che non aveva partecipato direttamente alla Guerra del 68 e
si considera - come lui stesso aveva detto - che “l’uomo di azione rispetta
solo l’uomo dei fatti”, e che “fare è il miglior modo per dire”, si
comprenderà a che livello di creatore del lavoro politico, di talento ed
immaginazione ha dovuto innalzarsi, e lo ha raggiunto grazie alla perfezione in
cui si sono presentati tutti gli elementi della sua ideologia e dell’azione.
Questa capacità di sintesi tra idea ed azione non l’ha
ricevuta come dono divino né, esclusivamente, per la sua eccezionale
intelligenza. Questa virtù non costituisce un fatto isolato, è parte
sostanziale della cultura che ha ricevuto. In fondo a questa integrità c’è
una parte etica che è il marchio indivisibile della sua azione politica. Non è
sorto in modo spontaneo, è il prodotto della sua cultura. Senza di questa è
impossibile fondere in una sola persona delle capacità così diverse.
La sua etica, la sua sensibilità artistica e il suo valore
politico sono molto uniti alla vocazione pedagogica e alle capacità di
giornalista ed al suo saper esporre fatti ed idee. Chi ha letto Los zapaticos
de rosa (Le scarpette di rosa) o i versi immortali A mis hermanos muertos
el 27 de novembre (Ai miei fratelli morti il 27 novembre) e li metta in
relazione con la sua instancabile curiosità per i comportamenti delle persone
più semplici durante le sue visite di Playitas [3] a Dos Ríos, potrà osservare che non c’è un Martí poeta, un
Martí maestro, un Martí combattente, c’è un solo Martí: Martí uomo.
Chissà se questa sintesi ha dato origine all’espressione di Gabriela
Mistral [4] nel caratterizzarlo
come “l’anello più alto della Nostra America cosmica”. Martí aveva
portato, su una scala diversa e superiore, il più alto grado di umanesimo che
il Rinascimento europeo aveva elevato al grado di ideale.
Nella storia nazionale, quando il legame etico e patriottico
si fonde con il talento e l’immaginazione artistica, si produce il miracolo
del genio creatore. Ciò vuol dire chiamarsi Heredia, Lezama, Guillén [5] o Carpentier [6], e quando
raggiunge una dimensione umana e politica più alta, siamo alla presenza di
José Martí.
Nella letteratura di Martí troviamo il legame patriottico e
la bellezza della sua magica parola inseriti in un’identità, che lo fa
dialogare con la scrittura e dire: “Verso, o ci condannano insieme o ci
salviamo entrambi”. In questa affermazione c’è il segno incancellabile
della rappresentazione della cultura cubana.
In Yugo y estrella (Giogo e stella) l’immagine poetica
assume una dimensione filosofica ed etica con la forza dell’universalismo che
lascia l’anima sospesa e riusciamo ad accettare ciò che oggettivamente siamo,
parti della lunga evoluzione della storia naturale. Si arriva, nella nostra
insignificante individualità, a sentire come sacro dovere quello di continuare
a lottare per fare un passo avanti nella storia sociale dell’uomo.
Questa tesi lo porta verso il pensiero pedagogico, è il suo
stesso substrato. Lo ha ricevuto dalle idee educative del maestro del suo
maestro Luz y Caballero e l’ha fatto ascendere ad una scala ancora più alta.
Gli stimoli all’intelligenza creatrice e la premessa dei nobili sentimenti che
trovano fondamento nei principi etici, ripresi ed esaltati dalla sua cultura di
radice cristiana, erano, nella sua formazione, uniti alla relazione che ha avuto
con lo studio e con il lavoro. Secondo lui, una sezione doveva essere dedicata
alle lezioni in aula e un’altra al lavoro.
La sua formazione era quella della cultura dell’intelligenza
e quella di far germogliare, partendo dalla vocazione sociale dell’uomo, i
più nobili sentimenti. Distingueva, e a volte poneva in relazione, l’istruzione
e l’educazione. Apprezzava quella non esclusivamente tale, che fosse una via
verso l’educazione. Rifiutava la ripetizione meccanica e l’insegnamento
mnemonico.
Ha amato e seguito il pensiero pedagogico di Luz con un senso
di profonda devozione e fervore insuperabili. Ecco in che modo la sua pedagogia
ricercava un’educazione e una cultura aperta e non chiusa in un sistema. Luz,
il silenzioso fondatore, come lo aveva qualificato Martí, aveva annunciato
nella sua didattica: “Tutti i metodi e nessun metodo, ecco il metodo”. In
Martí le idee filosofiche e pedagogiche erano caratterizzate dalla non
sottoscrizione a nessuna determinata scuola, ma, meglio ancora, erano
caratterizzate dal principio: “Tutte le scuole e nessuna scuola, ecco la
scuola”.
Con questa formazione il mondo si apriva all’infinito
panorama della pratica, ciò non vuol dire che si allontanava dai canoni, tutto
il contrario; questi ultimi vengono sintetizzati in obiettivi veramente
concreti: l’indipendenza di Cuba, la sua vocazione per l’universale, il suo
amore per la giustizia come “sole del mondo morale” e, pertanto, l’amore
per la piena dignità dell’uomo come prima legge della Repubblica.
Martí appartiene a quella linea di pensiero, di profonda
radice popolare nella <Nostra America>, che conferisce singolare
importanza all’educazione e alla cultura nella trasformazione rivoluzionaria e
morale della società. “Essere colti per essere liberi” non è un
pensiero isolato; sta al centro dell’ideale di Martí. Una tale
classificazione fa parte dell’essenza dell’insieme degli ideali
latinoamericani, che può essere forse l’apporto principale della <Nostra
America> al pensiero universale. E non è che abbia smesso di essere presente
nell’evoluzione delle diverse culture, è che acquisisce una speciale
singolarità nella grande patria latinoamericana.
In pochi passaggi della sua opera Martí fa riferimento alla
dottrina di Karl Marx. Comunque, questi meritano uno studio minuzioso.In
particolare ce ne sono tre dei quali suggeriamo l’analisi. Il primo, il famoso
commento a proposito del tributo che, a New York, venne reso a Marx; il secondo,
la nota fatta al libro La futura esclavitud (La schiavitù futura), di Herbert
Spencer; terzo, la lettera a Fermín Valdés Domínguez, del maggio 1894, che
suggeriamo anche ai ricercatori, che confermeranno il genio del Maestro e l’immenso
bagaglio culturale di cui dispone il nostro paese.
È evidente che Martí non è rimasto indifferente al grande
dibattito di idee intorno agli ideali dei lavoratori e del socialismo.
Riferendosi specificatamente all’ideale socialista, aveva mostrato grande
ammirazione e rispetto “per quelli che cercano per ogni dove un segnale più
giusto nell’ordine della giustizia nel mondo”, specialmente “per quelli
che si sollevano in nome degli interessi dei poveri”.
Secondo l’eroe nazionale di Cuba, Marx meritava onore
perché si era messo al fianco dei deboli. Per lui non è stato solo “colui
che ha smosso in maniera gigantesca la collera dei lavoratori europei, bensì
osservatore profondo delle ragioni della miseria umana”.
Nonostante tutto, Martí mostra preconcetti sulle “letture
straniere, confuse ed incomplete”, e aggiungeva che “l’idea socialista,
come tante altre”, poteva essere sostenuta dagli opportunisti, i settari e da
gente mossa da interessi meschini. Aveva messo in relazione questi mali
possibili con l’intolleranza. Si era così espresso a proposito delle idee
socialiste che venivano professate da Fermín Valdés Domínguez: “dare
spiegazioni sarà il nostro lavoro, semplice e profondo, come tu saprai fare”.
L’eroe di Dos Ríos comprende e analizza gli argomenti di
Spencer nel suo libro; valuta e soppesa le sue tesi. Martí non aveva scartato,
perché infondati, gli argomenti di Spencer nel senso che i processi socialisti
avrebbero potuto creare burocrati ed impiegati. Non lo aveva attribuito all’ideale
socialista. Se studiamo con attenzione i suoi commenti, osserviamo che lo
attribuiva agli errori e alle passioni umane. Per l’Apostolo i pericoli che
erano insiti in questi processi si dovevano imputare a fattori umani e
culturali. Ma aveva criticato Spenser anche per non aver denunciato la
schiavitù reale a cui erano soggetti i lavoratori inglesi.
Ugualmente aveva rifiutato le formule estremiste dell’anarchismo,
aveva avvertito contro l’egualitarismo e era arrivato a pianificare con rigore
la questione della disuguaglianza delle capacità tra gli uomini. Come rimedio,
aveva proposto la crescita dell’educazione e il rafforzamento dell’interesse
sociale come principio reggente della società. Ciò, per proteggere i meno
capaci. Aveva sottolineato che il segreto dell’umanità sta nella capacità di
associazione. È un’altra delle chiavi della sua filosofia.
È evidente che non si può trovare, esclusivamente, per
questa strada una definizione del pensiero di Martí. Ma egli riuscì a porre il
problema dei lavoratori e della disuguaglianza sociale con termini ben radicati
e coerenti. È chiaro che la ricerca della soluzione di tale problema è un
punto centrale del suo insieme di ideali.
Tutto ciò è poesia, filosofia, è etica, è scienza. E
questa sintesi è l’unica formula per raggiungere un rinascimento letterario
che risponda alle necessità materiali e spirituali di un mondo che
oggettivamente è divenuto ogni volta sempre più universale.
L’umanesimo rinascimentale del XV secolo, quello degli
enciclopedici del XVIII secolo e le conclusioni raggiunte nei cento anni passati
e presenti, costituiscono validissimi precedenti. Ma all’inizio del Terzo
Millennio della nostra era risultano per se stessi insufficienti. Abbiamo
bisogno di un umanesimo perfetto, armonico e limpido, che si comprometta
intensamente con la redenzione definitiva della nostra specie. Dovrà essere
questo l’umanesimo del XXI secolo. Il vigoroso tessuto della cultura
iberoamericana alla quale Martí apporta contributi decisivi, può arrivare a
significare una delle chiavi maestre dell’umanesimo di cui hanno bisogno i
prossimi cento anni. Nel pieno della grave crisi etica che sta soffrendo una
civiltà esclusivamente tecnologica e scientifica, per superarla, dobbiamo porre
l’accento utopico e il sentimento spirituale dell’America iberica.
Si tratta di accettare la storia della cultura dalle epoche
più remote fino a questo inizio millennio, di modo che i nostri impegni si
nutrano dell’intelligenza, della tenerezza, dell’immaginazione, della poesia
e dello spirito solidale e associativo che è nascosto in ogni genuina creazione
umana e rimangano sepolti l’odio, gli abusi, i deliri, le ingiustizie e le
terribili follie che anno impedito all’uomo di raggiungere la felicità nel
regno di quaggiù.
Martí ci esorta a recuperare ed esaltare, senza dogmi né
pregiudizi, difendendo gli interessi più sacri dei poveri che sono coloro che
soffrono di più, tutti questi valori spirituali senza alcuna eccezione. Ci
invita a disporli lungo l’arco della storia dell’uomo, ognuno nel posto che
risulta più utile ad intraprendere il cammino della redenzione definitiva.
Nessuno verrà escluso, nessuno rifiutato. Non ci sarà
nessun valore che andrà perduto e nessun eroismo verrà lasciato senza essere
riconosciuto. Non ci sarà nessuna tragedia o malignità che vengano tenute
nascoste, né alcuna ingiustizia da denunciare che venga dimenticata. Non ci
sarà empietà neanche per l’empio. Non ci sarà nessun giusto che non venga
esaltato. Tutto sta nel fatto che con la bussola del suo pensiero, con la guida
del suo eroismo e del suo esempio, sappiamo comprendere la sintesi di scienza ed
amore, che è presente nella cultura di questa figura eccezionale, colui che la
coscienza della <Nostra America>, presente nella sensibilità poetica di
Gabriela Mistral, ha caratterizzato come l’uomo più puro della razza.
Il suo avvertimento, che fa rabbrividire, risuona nell’affermazione: “un
errore a Cuba è un errore in America; è un errore nell’umanità moderna”.
Cuba non commetterà quell’errore. È un fatto che l’età moderna abbia
avuto inizio nelle terre bagnate dal Caribe. Oggi si parla di post-modernismo,
ma questo non sarà realmente una conseguenza e non aprirà un nuovo cammino per
l’umanità se non si superano radicalmente le ingiustizie sociali che sono
venute ad imporsi crudelmente nella storia dell’uomo. [7]
[1] Versos Sencillos: uno dei libri di poemi scritti da Martì. I Versi
Semplici sono stati considerati dai critici uno dei più alti esempi della
letteratura in lingua spagnola del XIX secolo.
[2] Guerra dei Dieci anni: la Prima della Tre
Guerre d’Indipendenza di Cuba dalla Spagna.
[3] Playitas: luogo della parte
orientale dell’isola di Cuba dove è sbarcato José Martì quando è arrivato
a Cuba clandestinamente per iniziare l’ultima Guerra d’Indipendenza dalla
Spagna.
[4] Garbriela Mistral: Rilevante poetessa cilena.
[5] Nicolas
Guillén: Poeta nazionale di Cuba.
[6] Alejo Carpentier: Il più
importante novellista cubano, Premio Cervantes della Lingua spagnola e autore
tra altre opere del Siglo de las Luces e Los pasos perdidos. Considerato uno dei
pilastri della nuova letteratura latinoamericana del XX secolo.
[7] Ns. traduzione dall’originale
spagnolo.