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Alvaro Bianchi
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Professore di Teoria Politica all’Università Metodista di San Paolo

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Dal PCB al PT: continuità e rotture della sinistra brasiliana

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La strategia di questa azione, comunque, si ferma alle porte del governo rivoluzionario popolare, vagamente definito per quel che riguarda la composizione, e molto lontano dalla rivoluzione socialista. [1] L’instaurazione di un “governo rivoluzionario popolare” era anche parte della strategia del PCBR come si può leggere nel documento “Linee guida politiche” dell’aprile del 1968. “L’obiettivo fondamentale della rivoluzione brasiliana è la distruzione dell’apparato burocratico dello stato borghese, rimpiazzandolo con il governo rivoluzionario popolare” [2]

Il Partito Comunista del Brasile (PCDoB) e la sue frazioni, Ala Vermelha e il Partito Comunista Rivoluzionario, mantenevano l’analisi del PCB caratterizzando la rivoluzione brasiliana come antifeudale e antimperialista. Possiamo dire esattamente la stessa cosa per quanto riguarda le organizzazioni nazionaliste di guerriglia, come il Movimento Nazionalista Rivoluzionario e la Resistenza Armata Nazionalista, e altri piccoli gruppi di natura simile. [3]

Altre organizzazioni, come la Vanguarda Rivoluzionaria Popolare e i Commando di Liberazione Nazionale avevano posizioni ambigue su questo punto. La prima, pur parlando di un carattere socialista della rivoluzione, aveva un nome che richiamava l’evoluzione democratica del popolo. Le due posizioni coesistevano nel secondo come riportato da Herbert Daniel nelle sue memorie. [4]

Alcune ambiguità erano anche alla base della organizzazione Avanguardia Armata Rivoluzionaria-Palmares, che derivava dalla fusione di entrambe, nel Partito Rivoluzionario dei Lavoratori, nel Movimento Rivoluzionario 8 di Ottobre, eredi della formula della Organizzazione Rivoluzionaria Marxista - Politica Operaia (Polop) che, nonostante ribadissero la natura socialista della rivoluzione, quello cui veramente miravano erano le grande proprietà terriere e l’imperialismo come il principale blocco allo sviluppo nazionale, molto simile al PCB. Il mantenimento del programma del PCB influenzò persino il Troschismo [5]. Il Partito Operaio Rivoluzionario (POR), influenzato da Argentine J. Posada, elaborò un processo di approssimazione e adattamento al nazionalismo come evidenziato nella ricerca compiuta da Murilo Leal Pereira Neto. [6]

Non è questo il momento di trarre un bilancio di questi movimenti di guerriglia. Sarà sufficiente per ora dire che tutto ciò che esprimevano in termini di coraggio e dedizione non uguagliava la loro capacità di innovazione programmatica. I fantasmi iniziali di Stalin e del Fronte Popolare continuavano ad aleggiare sulla sinistra brasiliana.

3. Parte II: Il Ritorno

La seconda ondata di riorganizzazione della sinistra brasiliana cominciò nel 1978, con gli scioperi della ABC di San Paolo e la rinascita del movimento sindacale nel paese. All’interno di quel movimento si sviluppò una profonda critica della politica di alleanze e del sindacalismo giallo. Era una critica pratica, ma capace di creare quel carattere spontaneo che era il marchio politico di questa organizzazione.

Il PT e il CUT si allontanarono da questo spontaneo carattere di classe. Ricapitoliamo. L’idea di costruire un Partito dei Lavoratori venne espressa per la prima volta a metà del 1978, dal documento Versus, influenzato dalla organizzazione Convergenza Socialista. Questa proposta si concretizzò nella bozza presentata dal sindacato metallurgico di Santo Andre al 9° Congresso Metallurgico, Meccanico e Elettrico dei Lavoratori dello Stato di San Paolo, tenutosi nella città di Lins nel gennaio 1979. [7]

La proposta era un richiamo a tutti i lavoratori brasiliani per costruire il “vostro partito, il Partito dei Lavoratori”. Questo partito escludeva la collaborazione con la borghesia, apparteneva a “tutti il lavoratori della città e della campagna” ma senza “padroni e dirigenti”  [8].

La “Carta dei Principi” distribuita dal Comitato Provvisorio Nazionale del PT il 1 maggio 1979 ribadiva il carattere di classe [9]. La Carta esprimeva la necessità per i lavoratori di organizzare la propria partecipazione indipendente nella vita politica nazionale. Nei documenti fondanti la questione del potere appare ancora in maniera molto schematica come si può leggere nel programma della fondazione del partito: “Nella lotta contro il regime oppressivo, il PT dovrebbe costruire un potere politico e economico alternativo, distruggendo l’apparato repressivo e garantendo le più ampie libertà democratiche per i lavoratori e gli oppressi, sostenuto dalla mobilitazione e dall’organizzazione del movimento popolare, in quanto esso è l’espressione dei loro diritti e della loro volontà di decidere del destino del paese. Un potere che avanzerà verso una società senza sfruttatori e sfruttati. Nella costruzione di questa società, i lavoratori brasiliani avranno chiaro in mente che questa lotta sarà contro gli interessi del grande capitale, sia nazionale che internazionale” [10]

Questo carattere di classe veniva ribadito durante la campagna elettorale del 1982 e dalla sua Piattaforma Elettorale. Laddove afferma: “un impegno a costruire un nuovo potere con alla base la classe lavoratrice”. L’obiettivo di questo potere era la costruzione di una “società senza sfruttatori e senza sfruttati”. [11] Questo potere, basato sulla classe lavoratrice, non era definito in maniera precisa nel programma del nuovo partito, né lo erano i compiti da realizzare. Inoltre “l’alternativa al potere economico e politico” era semplicemente troppo astratta. I contenuti astratti e imprecisi del programma erano giustificati nei testi del partito in riferimento al carattere permanente e anche al processo di lotte che avevano dato vita al partito [12].

Nei primi anni del PT, discorsi generici e dichiarazioni di principio presero il posto delle formulazioni di programma. La critica delle tradizioni politiche e delle precedenti organizzazioni avveniva allo stesso modo, principalmente sul terreno pratico. Non può che sorprenderci il fatto che il dialogo con queste tradizioni manca dai documenti del periodo dei primi cinque anni. Evidentemente, il PT prende le distanze - nella sua attività - dalla guerriglia passata, nonostante molti dei suoi leaders avevano legami proprio con quella esperienza. La partecipazione, dalla legalizzazione, nel processo elettorale e i suoi profondi legami con il movimento di massa, in particolare con il “nuovo sindacalismo” resero piuttosto chiara questa separazione. Anche la tradizione conciliatrice sembra svanire insieme alle tradizioni di alleanze che caratterizzavano il PCB e erano riprodotte dal PCdoB.

Ma questa separazione avviene principalmente nella sfera pratica. Ciò che intraprende il PT con l’apparizione sulla scena politica nazionale è una nuova pratica, il carattere di classe, e non un nuovo programma. Il carattere di classe, comunque, non andò mai aldilà dell’esperienza iniziale, rappresentante l’incorporazione degli interessi immediati della classe lavoratrice. L’assenza di un programma, l’assenza di una strategia, impedivano alla pratica del PT di fare riferimento a una nuova concezione del mondo, capace di superare il livello economico - corporativo e di imporre la classe lavoratrice come la classe dominante o come la classe che ambiva a occupare questo posto.

Di che cosa abbiamo bisogno per superare questo carattere pratico di classe? Al fine di superare il livello economico-corporativo, a parte l’indipendenza politica della classe lavoratrice, abbiamo bisogno di affermare una specifica concezione del mondo, una concezione che si materializzi in un programma socialista, vale a dire, un programma anticapitalista capace di mettere insieme economia e politica.

Nei primi anni, l’imprecisione del programma del PT tornò utile per mettere insieme forze politiche e sociali che erano rimaste disperse fino a quel momento. Ma la marcata crescita elettorale della sinistra, che prese piede dal 1985, rese necessaria una formulazione strategica. Contraddittoriamente, l’apogeo del carattere pratico di classe, la decisione presa dal PT di boicottare il Collegio Elettorale e di opporsi al patto sociale proposto da Tancredo Neves, coincide con il suo abbandono. Lo stesso Incontro Straordinario Nazionale che confermò il boicottaggio e l’opposizione al patto, elaborò per la prima volta la formula “alternativa democratica e popolare” [13]. In questo modo una definizione del tipo di potere - molto più precisa di quelle contenute nei documenti del PT fino ad allora - viene incorporata. Questa definizione si richiama, indubbiamente, al vecchio programma del PCB.

Questa definizione del carattere del potere verrà riassunta più accuratamente nelle risoluzioni del 4° Incontro Nazionale, tenutosi nel 1986. Il testo accettato, “Programma di Azione Politica e di Organizzazione del Partito dei Lavoratori per il 1986/87/88” è più ambizioso, dal punto di vista del programma, dei precedenti. Tratta dello sviluppo del capitalismo brasiliano, analizza la struttura della classe nel nostro paese e delimita, nel suo Piano di Azione, “un progetto alternativo di trasformazioni a breve e medio termine” [14].

Uno dei punti nel piano di azione richiama la nostra attenzione, quello dedicato alla “conquista dei governi statali” [15]. Si afferma la necessità di presentare una “seria e praticabile piattaforma di governo che corrisponda alle rivendicazioni e al livello di coscienza”. Questa piattaforma si doveva “basare sulle rivendicazioni popolari e doveva essere uno strumento che contribuisse alla mobilitazione e alla organizzazione dei lavoratori e del popolo in lotta”  [16].

Emblematicamente, lo sviluppo di questo punto spinge ad una analisi della questione delle alleanze. In questo testo, si ribadisce la necessità di alleanze con diverse forze politiche e sociali che agiscono all’interno della classe lavoratrice e vengono escluse “alleanze strategiche con la borghesia e le forze politiche che sostengono il dominio e l’egemonia della borghesia e il perpetuarsi del sistema capitalista” [17].

L’aggettivo ci permette di pensare a un varietà di alleanze non-strategiche e di immaginare che, fino a quando il socialismo non bussi concretamente alla porta, nessuna alleanza sia strategica. La risoluzione in sé stessa contiene una intuizione nella prospettiva: “Contemporaneamente all’allargamento dello spazio democratico e alla creazione delle condizioni politiche necessarie all’avanzamento nel cammino verso il socialismo, anche a difesa dei risultati immediati della classe lavoratrice, sono necessari e possibili accordi specifici e chiaramente delimitati con le forze sociali e i partiti politici indipendentemente se queste forze si propongono il socialismo come obiettivo finale.” [18]

Nelle risoluzioni del 4° incontro, il programma e le strategie erano a malapena accennate. Era compito del 5° Incontro espandere e sviluppare l’argomento proposto per sommi capi precedentemente e formulare in modo più preciso “l’alternativa democratica e popolare”. Tenutosi nel 1987, questo incontro stabilì le basi per la soppressione del carattere originale di pratica di classe e per la ripresa della strategia del PCB.

Seguiamo la formulazione e verifichiamo il ritorno al PCB. L’Incontro afferma che “la crisi della transizione conservatrice è una crisi specifica di una certa forma di dominio borghese, e non la crisi generale dello stato o del regime, un tipo rivoluzionario di crisi. Ciò di cui si tratta è la possibilità di ottenere un governo democratico e popolare, con compiti eminentemente antimonopolisti e antimperialisti che vadano contro le grandi proprietà terriere, per una democratizzazione radicale dello spazio e della società - questi compiti si articolano nella negazione del capitalismo e nella costruzione del socialismo” [19].

In questa prima formulazione, il carattere del governo e dei compiti da realizzare, vengono semplicemente enunciati. Ciò che doveva ancora essere definito era il blocco di forze sociali e politiche che dovevano far parte di questo governo. Questo argomento viene introdotto per la prima volta attraverso l’analisi della struttura di classe della società brasiliana. Il punto di partenza è la dichiarazione di un certo accordo all’interno del partito riguardo al principale nemico: la borghesia. Ma questo argomento svanì quando si analizzò la composizione di questa borghesia. Come afferma la risoluzione, “Molti compagni individuano settori significativi di imprenditori piccoli, micro urbani e rurali e anche le masse salariate che non lavorano nella fabbrica o nella produzione agricola. Essi non tengono in conto che questi gruppi hanno profonde contraddizioni con il capitale e di conseguenza possono essere incorporati nella lotta per la trasformazione sociale in senso socialista.” [20]

Ancora una volta, biasimando i militanti che non hanno “conoscenza sufficiente”, il testo elabora ulteriormente sulle possibili alleanze. “D’altro lato, considerando la classe borghese come il principale nemico strategico, molti militanti sono spinti a contrastare qualsiasi tentativo di approfittare della contraddizione momentanea tra settori della borghesia. Essi sono contro qualsiasi alleanza politica, persino tattica o di fase, con uno qualsiasi di questi settori. Ma ciò che più importa è che queste posizioni sono anche il riflesso di una conoscenza insufficiente delle contraddizioni interne che muovono le classi nella lotta, e che possono vedere spesso diversi settori della borghesia in contrasto tra loro.” [21]

Il testo della risoluzione, caratterizzato da correzioni che eliminano o alterano diversi punti, non va oltre la delimitazione accurata delle forze politiche che sarebbero parte delle alleanze politiche e elettorali non-strategiche. Ma l’articolo del leader del PT, Jose Dirceu, pubblicato nel primo numero della rivista Teoria e Dibattito, all’epoca organo ufficiale del Comitato Amministrativo dello Stato di San Paolo, non lasciava alcun dubbio sulla interpretazione ufficiale della risoluzione.


[1] “Llamado al pueblo brasileño a unirse a la lucha”. Marxist Internet Archive, 2000. Disponibile su: <http://www.marxists.org/archive/noneng/espanol/marigh/obras/mensaj.htm>. Il testo di Maringhela finisce con tre avvertimenti, nessuno dei quali menziona il socialismo: “ Odio morale per gli imperialisti americani. Basta con la dittatura militare. Lunga vita a Che Guevara”.

[2] PCBR. “Linha política, abr 1968” Da Reis Filho, Daniel Aarão e SA, Jair Ferreira de (Org) Imagens da revolucão. Rio de Janeiro Marco Zero, 1985.

[3] Per le organizzazioni che si sono spaccate dopo il 1964 ho seguito le indicazioni fornite da Jacob Gorender nel lavoro sopra citato e il libro di Ridenti Marcelo, O fantasma da revolucao brasiliera. São Paulo Unesp, 1993, pagg 25 - 72. Raccolta di testi che precedentemente avevano una distribuzione ristretta, può essere consultata nel libro edito da Daniel Arao Reis Filho e Jair Ferreira de Sa, sopra citato e anche in Federico Celso (Org) A esquerda e o movimento operario (1964. 1984). São Paulo: Novos Rumos, 1987, vol. 1

[4] Apud Rdenti, Marcelo Op cit, pag. 36

[5] Questo argomento è presentato in maniera convincente da Ridenti Marcelo nel lavoro sopra citato. pagg. 35-36

[6] Pereira Neto, Murilo Leal. Contribuição a historia do trotskismo no Brasil. Dissertação de Mestrado em Historia)- Faculdade de Filosofia e Ciências Humanas de Universidade de São Paulo, 1998.

[7] Partido dos Trabalhadores. “A Tese de ‘Santo André-Lins’ - 1979”. da: Resoluções de Encontros e Congressos. 1979-1998. São Paulo: Fundação Perseu Abramo, 1998, pagg. 47-48.

[8] Idem

[9] Partido dos Trabalhadores. “Carta de Princípios - 1979”. da: Resoluções de Encontros e Congressos. 1979-1998. Op. cit., pagg. 49-54. (Grifos nossos.)

[10] Partido dos Trabalhadores. “Programa. Reunião Nacional de Fundação do Partido dos Trabalhadores - 1980”. da: Resoluções de Encontros e Congressos. 1979-1998. Op. cit., pagg. 68-69.

[11] Partido dos Trabalhadores. “2º Encontro Nacional - 1982. Plataforma Eleitoral Nacional. Trabalho, terra e liberdade”. da: Resoluções de Encontros e Congressos. 1979-1998. Op. cit., pag. 125.

[12] Come, per esempio, una sehuente dichiarazione, “il nostro partito non può nascere, compiersi e terminare. Esso si sviluppa proprio come si sviluppano le lotte dei lavoratori.” Partido dos Trabalhadores. “Programa. Reunião Nacional de Fundação do Partido dos Trabalhadores - 1980”. da: Resoluções de Encontros e Congressos. 1979-1998. Op. cit., pag. 68.

[13] “Il PT intende - insieme ai sindacati, ai partiti, alle associazioni e sulla base delle lotte dei lavoratori - rompere il patto sociale che si oppone a una alternativa democratica e popolare che esprima la volontà di milioni di brasiliani che durante la campagna per elezioni libere e democratiche chiedevano democrazia e cambiamenti alla transizione conservatrice”. Partido dos Trabalhadores. “Contra o continuísmo e o pacto social. Encontro Nacional Extraordinário - 1985”. da: Resoluções de Encontros e Congressos. 1979-1998. Op. cit., pag. 191.

[14] Partido dos Trabalhadores. “4º Encontro Nacional. Plano de Ação Política e Organizativa do Partido dos Trabalhadores para o período 1986/87/88 - 1986”. da: Resoluções de Encontros e Congressos. 1979-1998. Op. cit., pag. 269.

[15] Idem, pagg. 281-286.

[16] Idem, pag. 282.

[17] Idem, pag. 283.

[18] Idem.

[19] Partido dos Trabalhadores. “5º Encontro Nacional - 1987. Resoluções Políticas”. da: Resoluções de Encontros e Congressos. 1979-1998. Op. cit., pag. 309.

[20] Idem, pag. 314

[21] Idem.