Dal PCB al PT: continuità e rotture della sinistra brasiliana
Alvaro Bianchi
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Nell’opinione di Dirceu, la base per una politica di
alleanze doveva essere semplicemente l’opposizione al Presidente Jose Sarney
(PMBD), al Governatore Orestes Quercia (PMBD) e al Sindaco Janio Quadros (PTB) e
“esclude chiaramente alleanze con i partiti dell’ala destra e quelli che
sostengono la “Nuova Repubblica” (PDS, PL, PTB, PDC, PFL e PMDB) e lascia
spazio al dibattito sulle alleanze con il PCB, PSB e PDT a seconda della loro
posizione rispetto alle amministrazioni Sarney e Quercia” [1]. Alleanze
potrebbero persino comprendere alcuni settori del PMBD, chiamate progressiste,
“a patto che rompano dalle loro politiche ufficiali a livello nazionale”.
[2]
La definizione di un “alternativa democratica e popolare”,
della natura anti-monopolista e antimperialista di questa alternativa e il suo
orientamento contro le grandi proprietà terriere e la possibilità di alleanze
non-strategiche - vale a dire: tattiche - con la borghesia stabilisce una
associazione talmente evidente con il PCB, che il testo della Risoluzione è
costretto a cercare di liberarsi di questa imbarazzante relazione. L’imbarazzo
deve essere stato notevole: quella fu l’unica occasione in cui - in tutte le
risoluzioni ufficiali del partito - la strategia del partito viene criticata. La
critica affermava per sommi capi che non si tratta di una alternativa al PCB “democratica
e popolare” ma “nazionale e democratica”. [3]
Date a Cesare quel che è di Cesare. Per quanto già citato
nel manifesto di agosto, il PCB fece un ampio uso dell’espressione “governo
democratico e popolare” ponendo questa formula al primo posto del proprio
programma: “Uniamoci tutti, democratici e patrioti, aldilà di qualsiasi fede
religiosa, aldilà di qualsiasi punto di vista politico e filosofico, uomini e
donne, vecchi e giovani, lavoratori, contadini, poveri intellettuali, piccoli
dirigenti, negozianti e industriali, soldati e marinai, ufficiali delle forze
armate, tutti in un ampio Fronte Democratico di Liberazione Nazionale per agire
e lottare per il seguente Programma: 1. Per un governo democratico e popolare.
2. Per sostituire alla attuale dittatura feudale della borghesia, subordinata
all’imperialismo, un governo rivoluzionario derivante direttamente dalle masse
sfruttate e rappresentante autenticamente il blocco di tutte le classi e i
settori sociali, di tutti i settori del popolo del paese, che parteciperanno
effettivamente nella lotta rivoluzionaria per la liberazione nazionale dal
laccio imperialista, con a capo il proletariato.” [4]
Questa non era una formulazione transitoria, risultato di una
bravata della sinistra del grande partito. La stessa formulazione collegata a un
programma identico a quello del PT si può rintracciare nell’appello che il
PCB, attraverso il suo Segretario Generale, Luiz Carlos Prestes, indirizzò al
Partito del Lavoro Brasiliano di Joao Goulart e Leonel Brizola: “I Comunisti e
i laburisti possono e devono essere uniti. E’ semplicemente giusto chiamarci
fratelli. (...) Poiché noi, i comunisti, non nasconderemo mai i nostri
obiettivi. Lottiamo per la liberazione del Brasile dall’imperialismo
americano, per la libera distribuzione della terra appartenente ai padroni dei
grandi proprietari terrieri ai contadini, per la sostituzione del regime delle
grandi proprietà terriere e dei grandi capitalisti con un regime democratico
popolare”. [5]
La paternità di questa proposta di “governo democratico e
popolare” è stata sufficientemente documentata. Il suo sviluppo attraverso i
successivi incontri del PT e la crescente quantità di alleanze hanno più
valore delle citazioni e delle esperienze del PT alla testa delle
amministrazioni municipali e statali, ci informano meglio di un migliaio di
documenti.
Riprendiamo la nostra tesi: fin dal 1985, quando la sinistra
ebbe l’opportunità di formulare le sue strategie, invece di avanzare, riprese
la vecchia strategia del PCB. Invece di portare avanti un governo dei
lavoratori, affermava “il governo democratico popolare”, successivamente
trasformato in “amministrazione municipale democratica e popolare”, “governo
di tutti” e, per non lasciare alcun dubbio, “fronte popolare”,
denominazione adottata dalle candidature del PT nelle elezioni nazionali.
L’idea di un governo o amministrazione - “democratico
popolare” prima, e “per tutti” poi - cancella gli antagonismi per
stabilire quali fossero le fondamenta per il carattere pratico di classe. E’
solo possibile governare per tutti se il conflitto capitale-lavoro è
considerato come un semplice conflitto distributivo. In questo caso sarebbe
sufficiente trovare un optimum che permettesse a entrambe le parti di guadagnare
un massimo senza danneggiare l’altra parte.
Non passò molto tempo prima che le conseguenze di questo
programma, di questa concezione, divenissero evidenti e che “la crescita
economica con la distribuzione dei guadagni” venisse confermata come il punto
cruciale del programma democratico-popolare. La questione appare nel Piano
Alternativo di Emergenza Economica posto come una alternativa al Piano Estivo
del 1988 e viene sviluppata nei documenti successivi. Conseguentemente, nel
documento “PAG (Piano di Azione per il Governo)” votato nel 6° Incontro
Nazionale come base del programma per la candidatura di Lula c’è una proposta
di “distribuire i guadagni in modo tale da sradicare la povertà assoluta,
ridurre le disparità regionali e distribuire i benefici generati dallo sviluppo
al fine di raggiungere una occupazione piena e permanente dei lavoratori”.
[6]
In altre parole: sviluppo all’interno del capitalismo e
graduale distribuzione per impedire ai capitalisti di praticare “sabotaggi
contro gli obiettivi del governo” [7]. Dopo questo c’era un solo altro
passaggio da difendere, e questo avvenne nel 10° Incontro Nazionale del PT: “una
politica di entrate nazionali negoziata tra i lavoratori, il governo e gli
imprenditori, che attiverebbe le camere settoriali in maniera articolata, con
una attiva politica industriale e agraria e con l’utilizzazione di meccanismi
di controllo e punizione delle pratiche abusive di rialzo dei prezzi e altri
crimini contro la competizione e l’economia popolare.” [8]
Il sogno di Prestes si realizzò nelle elezioni del 1998. Il
partito che aveva occupato il posto del PCB nella sinistra brasiliana entrò a
far parte del partito che era l’erede del PTB di Joao Goulart. Legato alla
condizione di essere membro della “sfera democratica e popolare”, il Partito
Democratico del Lavoro, rappresentato dal suo presidente, Leonel Brizola,
occupava il posto di vice-presidente nel programma elettorale di Lula. Nel
programma che supportava le candidature di Lula e Brizola, le tre linee guida
fondamentali erano “nazionale”, “sociale”, “democratico” le quali
costituivano ciò che l’Incontro Nazionale Straordinario del 1988 chiamò “un
Progetto Nazionale di Sviluppo”. [9] La risoluzione
approvata durante quell’Incontro venne intitolata “La fine di un ciclo”.
Praticamente, l’alleanza PT-PDT pose fine al ciclo del carattere di pratica di
classe. Dopo tutto, il programma democratico popolare riassumeva il modello di
sviluppo Keynesiano, difeso come un orizzonte dal PCB degli anni 1950 e ’60. L’energia
utopistica creata dagli scioperi degli anni ’70 e ’80, sostenuta da un
carattere pratico di classe svanì.
Ridotto alla sua forma pratica - economico corporativa - il
carattere di classe si dimostrò ideologicamente debole. La sua lotta venne
polverizzata in infiniti piccoli fronti, scioperi e movimenti economici. Fu
sufficiente all’avversario portare avanti un progetto e sparare parecchi colpi
ben mirati al fronte chiave, e questo carattere di classe venne disarticolato.
Il primato dell’ideologia neoliberale fu uno dei risultati di questo processo.
Il carattere pratico di classe fu sconfitto ideologicamente,
poiché non lasciò radici tra le masse sfruttate. Non si cristallizzò in un
programma che esprimesse le aspettative di milioni. Se siamo oggi più vicini di
quanto non fossimo alcuni anni fa alla ripresa delle lotte delle masse, dobbiamo
riflettere sull’esperienza dei decenni passati e definire i compiti della
sinistra in questa nuova congiuntura. Se vogliamo evitare gli errori del
passato, dobbiamo prendere le distanze rispetto al vecchio corso: la strategia
del PCB, la politica delle alleanze, la collaborazione di classe e il fronte
popolare. Farla finita con la sottomissione, riaffermare un proprio progetto, un
progetto che ripudi l’ordine capitalista, un carattere di classe nella teoria
e nel programma.
[1] Dirceu, José. “As
alianças e o Partido dos Trabalhadores”. Teoria & Debate, São Paulo, n.
1, dez. 1987. Disponibile su:
http://www.fpabramo.org.br/td/nova_td/td01/td1_debate.htm.
[2] Idem.
[3] Partido dos Trabalhadores. “5º
Encontro Nacional - 1987. Resoluções Políticas”. da: Resoluções de
Encontros e Congressos. 1979-1998. Op. cit., pag. 314. Questo argomento è
ripetuto da Dirceu (op. cit.)
[4] Prestes, Luiz Carlos (Pelo
Comitê Nacional do Partido Comunista Brasileiro). Manifesto de agosto de 1950.
da: Vinhas, Moisés. O Partidão. A luta por um partido de massas. 1922-1974.
São Paulo: Hucitec, 1982, pagg. 152-153.
[5] Prestes, Luiz Carlos. “Comunistas e trabalhistas ombro a ombro
na luta contra o inimigo comum. Voz Operária, 02 out. 1954”. da: Carone,
Edgar. O PCB (1943-1964). São Paulo: Difel, 1982, vol.2, pag. 125.
[6] Prestes, Luiz Carlos (Pelo Comitê Nacional do Partido Comunista Brasileiro).
Manifesto de agosto de 1950. da: Vinhas, Moisés. O Partidão. A luta por um
partido de massas. 1922-1974. São Paulo: Hucitec, 1982, pagg. 152-153.
[7] Idem.
[8] Partido dos
Trabalhadores. “10º Encontro Nacional - 1995. Conjuntura nacional”. da:
Resoluções de Encontros e Congressos. 1979-1998. Op. cit., pag. 620.
[9] Partido dos Trabalhadores. “Encontro
Nacional Extraordinário - 1989. O fim de um ciclo”. da: Resoluções de
Encontros e Congressos. 1979-1998. Op. cit., pagg. 669-681.