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Rita Martufi
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Consulente ricercatrice socio-economica; membro del Comitato Scientifico del Centro Studi Trasformazioni Economico Sociali (CESTES) - PROTEO

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Privatizzare dal globale al locale... e viceversa. Per un quadro di riferimento sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali

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2. Il settore dell’energia

La nazionalizzazione del settore si è avuta con l’istituzione dell’ENEL nel 1962 con la legge 1643; a questo ente erano riservate sul territorio italiano le attività di produzione, esportazione, importazione, trasporto, trasformazione vendita e distribuzione dell’energia elettrica. Con il Decreto Legislativo 79 del 16.03.1999 (Decreto Bersani) si è avuto l’adeguamento nel nostro Paese alla direttiva europea (96/92/CE) tendente alla liberalizzazione del settore; questa direttiva, infatti, prevede la disintegrazione dei monopoli e l’introduzione della competitività nella generazione e nella vendita di energia.

Il Decreto Bersani prevede la trasformazione dell’ENEL in una holding che costituisce nuove società separate. In specifico L’ ENEL dà luogo a società separate per lo svolgimento delle attività di :

- produzione di energia elettrica;

- distribuzione di energia elettrica e vendita ai clienti vincolati;

- vendita ai clienti idonei;

- esercizio dei diritti di proprietà della rete di trasmissione e connesse attività di manutenzione e sviluppo decise dal gestore della rete di trasmissione nazionale.

Viene inoltre fondata una nuova società per la dismissione delle centrali nucleari, che risponde al Ministero del Tesoro.

L’articolo 1 del decreto Bersani stabilisce che :

- le attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica sono libere nell’ambito delle disposizioni del decreto;

- le attività di trasmissione e dispacciamento sono riservate allo Stato e attribuite in concessione al gestore della rete di trasmissione nazionale;

- l’ attività di distribuzione è svolta in regime di concessione rilasciata dal Ministero dell’Industria, Commercio ed Artigianato.

Per quanto riguarda la generazione di energia è previsto che dal gennaio del 2003 la produzione e l’importazione dell’energia elettrica nel nostro Paese non potrà essere maggiore per nessun operatore del 50% del totale; sempre entro il gennaio 2003 l’ENEL dovrà abbandonare almeno 15.000 MW della potenza attualmente detenuta. Per raggiungere questo scopo sono state create tre distinte società: la Genco A. "Eurogen"; la Genco B. "Elettrogen e la Genco C. "Interpower".

Un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 agosto del 1999 ha approvato il piano ENEL; in esso si fa riferimento anche ai possibili modi di cessione delle tre società GENCO attraverso trattativa diretta o offerta pubblica di vendita (OPV). Nel gennaio del 2000 il Ministero del Tesoro ha emanato un decreto con il quale si stabiliva che la trattativa diretta era lo strumento più adatto all’ottenimento di un azionariato stabile delle tre società GENCO; unica eccezione una quota della società Eurogen che potrà essere ceduta attraverso OPV.

"È stato approvato dal Parlamento, con legge n.55/2002, un decreto del Ministero delle Attività Produttive (cosiddetto decreto sblocca-centrali) che prevede una procedura semplificata ed accentrata per l’autorizzazione ai nuovi impianti termoelettrici con potenza superiore a 300 MW, da rilasciarsi entro un termine perentorio di 180 giorni" [1].

Le attività di trasmissione e dispacciamento sono date in concessione ad una società per azioni che ha la funzione di "gestore" della rete; le azioni del gestore sono detenute dal Ministero del Tesoro.

L’ENEL ha istituito il Gestore delle Rete di Trasmissione s.p.a. (GRTN) nel 1999, mentre il Decreto MICA del luglio 2000 ha dato la concessione trentennale per lo svolgimento delle attività istituzionali al GRTN.

Per quanto riguarda, infine, la distribuzione il decreto Bersani prevede una sola concessione per Comune; è previsto il mantenimento le concessioni date entro il 31 marzo 2001 con scadenza 31 dicembre 2003; da questa data in poi le concessioni saranno date sulla base di gare pubbliche.

Vi sono comuni come ad esempio Roma, Milano e Torino nei quali sono presenti più distributori; vi è infatti l’azienda elettrica locale (Roma - ACEA, Milano - AEM- e Torino- AEM) e l’ENEL.

Queste aziende locali dovevano essere scorporate in una o più società per azioni, anche se in pratica ad agosto 2002 non era ancora stata effettuata nessuna aggregazione delle reti di distribuzione tra imprese elettriche locali ed ENEL (sono stati realizzati degli accordi con l’ACEA di Roma, l’AEM di Torino e di Milano, l’ACEGAS di Trieste e l’AMPS di Parma). L’ACEA [2] di Roma e l’AEM di Milano hanno già realizzato delle società per la vendita e la distribuzione a clienti vincolati.

Fino ad oggi le cessioni da parte dell’ENEL hanno riguardato circa 1 milione di clienti finali.

Nella tabella seguente si mostra un quadro riassuntivo di alcuni dati del mercato dell’energia elettrica fino al 2001.

 [3]

Per quanto concerne il gestore del mercato dell’energia elettrica (costituito il 28 giugno 2000) va ricordato che in seguito all’attuazione del Decreto Bersani, è stata predisposta la creazione della Borsa dell’energia elettrica, ossia un mercato all’ingrosso nel quale si svolgono le contrattazioni e i coordinamenti tra domanda e offerta. La disciplina del mercato elettrico si è attuata con decreto del 9 maggio 2001.

"La borsa elettrica italiana verrà articolata su 5 mercati contigui:

1) un mercato del giorno prima ;

2) un mercato infragiornaliero di aggiustamento;

3) un mercato per la risoluzione delle congestioni di rete;

4) un mercato della riserva

5) un mercato per il bilanciamento in tempo reale.

In data 18 gennaio 2002 sono state trasmesse al Ministero delle Attività Produttive, per l’approvazione, le istruzioni alla disciplina del mercato elettrico. La reale implementazione ed operatività della borsa elettrica sarà posticipata verosimilmente al 2003 e comunque dopo la cessione delle tre GENCO."  [4]

Nella Borsa elettrica i produttori e gli importatori devono offrire il proprio prodotto all’Acquirente Unico che è stato creato, come società per azioni, con lo scopo di "garantire ai clienti vincolati la disponibilità della capacità produttiva necessaria ad assicurare la fornitura di energia elettrica in condizioni di continuità. Sicurezza ed efficienza del servizio non c’è di parità di trattamento, anche tariffario". [5]

"Costituito il 5 dicembre 1999, l’Acquirente Unico diverrà operativo nel momento in cui il Ministero dell’Industria (ora Ministero delle Attività Produttive) ne fisserà la data di assunzione delle funzioni di garante della fornitura ai clienti vincolati. Il Ministero dell’Industria, con Direttiva 3 maggio 2001, ha fissato gli indirizzi cui l’Acquirente Unico dovrà attenersi una volta operativo". [6]

Per quanto riguarda il sistema tariffario la nuova condizione di apertura al mercato e la conseguente liberalizzazione prevede la definizione di nuovi prezzi. A questo proposito l’Aeeg con la Delibera n.204 / 1999 ha previsto la regolazione delle tariffe e successive deliberazioni hanno definito le tariffe per gli anni 2000,2001 e 2002.

Le tabelle seguenti mostrano i prezzi dell’energia elettrica sia per usi domestici sia per usi industriali.

Se si confrontano i prezzi dell’energia nel nostro Paese con quelli degli altri paesi europei è evidente che gli utenti italiani risultano penalizzati. Infatti anche se gli utenti con bassi livelli di consumo hanno tariffe pari a circa la metà di quelli corrispondenti negli altri paesi europei, gli utenti con consumi più elevati subiscono tariffe molto al di sopra della media europea, con differenze pari al 46% e al 53%.

La tabella 7 [7] dimostra quanto sostenuto precedentemente.

Va ricordato che nel 2000 l’85% della richiesta di energia elettrica è stata coperta dalla produzione nazionale.

L’ENEL è ancora l’operatore dominate in tutti e quattro i segmenti principali (generazione, trasmissione, distribuzione e fornitura); nel 2000 infatti ha avuto rispettivamente: il 77% della produzione netta e il 74,3% della potenza ; l’89% della rete di trasmissione, più dell’80% della distribuzione e nella vendita al mercato libero la quota del mercato è del 40,5%.

Se si analizza la domanda di energia elettrica va segnalato che le dimensioni sono molto elevate, in quanto il mercato risulta essere il quarto in Europa (dopo quello tedesco, francese e britannico).

Vi è una tendenza di crescita della domanda in percentuali superiori a quelle del PIL; ad esempio tra il 1999 e il 2000 si è avuta una crescita della domanda pari al 4,1% a fronte di una percentuale del PIL del 2,9%, mentre tra il 2000 e il 2001 a fronte di una percentuale del PIL dell’1,8% la domanda di energia è cresciuta del 2,3%.

Anche l’offerta di energia elettrica ha registrato una percentuale di crescita media annua superiore al 3%.

3. Il settore dei trasporti

Il nostro Paese è uno dei pochi paesi europei ad aver avviato la liberalizzazione di tutti i segmenti del trasporto ferroviario ad iniziare dalla riforma delle Ferrovie dello Stato SpA. Nel luglio del 2001 è sorta la società Rete Ferroviaria Italiana con il compito di gestire le infrastrutture e garantire sicurezza ed efficienza della rete.

Con i la legge delega n. 549/1995, i Decreti Legislativi n.422 del 1997 (Decreto Burlando) e n. 400 del 1999 è iniziato il processo di riforma: in base alle norme è stata data una nuova definizione dei Trasporti Pubblici Locali:

"Sono servizi pubblici di trasporto regionale e locale i servizi di trasporto di persone e merci che comprendono l’insieme dei sistemi di mobilità terrestri, marittimi, lagunari, lacuali, fluviali e aerei che operano in modo continuativo o periadico con itinerari, orari, frequenze e tariffe prestabilite, ad accesso generalizzato, nell’ambito di un territorio di dimensione normalmente regionale o infraregionale".

Per risolvere i problemi presenti nel settore sono stati fissati degli obiettivi che hanno il fine di favorire maggiore qualità del servizio, con il miglioramento del traffico privato e il riordino dei servizi pubblici; indicare le funzioni e i compiti da assegnare alle Regioni e agli enti locali; incoraggiare la ristrutturazione della rete extraurbana;determinare il livello del servizio utile alla domanda di mobilità degli utenti; ricercare la soluzione migliore per l’utilizzo delle risorse finanziarie.

Il raggiungimento di questi obiettivi viene individuato attraverso la determinazione di regole per la concorrenza nella gestione dei servizi, attraverso l’introduzione dei contratti di servizio e l’assegnazione ad un soggetto indipendente della gestione delle gare e dei contratti di servizio.

Il perno fondamentale della riforma va ricercato nello spostamento delle competenze e dei poteri di decisione dallo Stato alle Regioni, alle Province e ai Comuni.


[1] Cfr. "The Times They are a- Changin’. I servizi pubblici Locali tra regolamentazione e concorrenza", MCC, settembre 2002, pag.86.

[2] Si ricorda che nel 2001 l’ACEA ha avuto un numero di clienti pari a 1.500.000 pur tenendo conto dell’apporto della rete ENEL relativamente al secondo semestre del 2001; l’AEM di Torino ha avuto 900.000 clienti e l’AEM di Milano 440.000.

[3] Cfr. "The Times They are a- Changin’....", op. cit., pag.88.

[4] Cfr. "The Times They are a- Changin’....", op. cit., pag.86.

[5] Cfr. Decreto Bersani

[6] Cfr. "The Times They are a- Changin’....", op. cit., pag.86; la situazione si riferisce ad Agosto 2002

[7] Cfr. "The Times They are a- Changin’....", op. cit., pag.88.