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Continente rebelde

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James Petras
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Professore emerito, State University, New York

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Argentina: 18 mesi di lotte popolari - un bilancio

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Nel frattempo, il regime di Duhalte incominciò a metter in moto l’apparato repressivo dello Stato. Il punto di svolta fu l’uccisione nel giugno del 2002 di tre dimostranti disoccupati che bloccavano il ponte Pueyredon che congiunge Buenos Aires con i sobborghi. E i giorni che seguirono, migliaia si mobilitarono. Uno spezzone di un video identificò chiaramente l’ispettore di polizia che sparava alla testa un dimostrante ferito. Il video fu fatto vedere moltissimo. Dopo che le proteste diminuirono, il regime diede inizio ad una serie di attacchi contro gli occupanti di case disoccupate e li gettò sulla strada. Durante tutta l’ultima parte del 2002, le dimostrazioni nelle province (specialmente nel nordovest - Salta, Jujuy, e Tucuman) di lavoratori e impiegati che non erano stati pagati furono represse violentemente. Alla fine del 2002, il regime Duhalde annunciò nuove elezioni per il maggio del 2003, scommettendo su una situazione economica e sociale relativamente stabile e sui contratti di lavoro minimo per poter vincere. Lo stesso Duhalde non sarebbe stato un candidato, dato che era stato screditato dai tassi di povertà astronomici (erano saliti dal 50% al 60%) durante i 18 mesi in cui era stato in carica. Tuttavia, egli ‘nominò’ e sostenne un suo sostituto, Nestor Kirchner - che avrebbe poi vinto. Nel 2003, i tribunali, con il consenso di Duhalte, ordinarono che le fabbriche che erano state occupate e gestite dai lavoratori, fossero restituite ai loro proprietari. Ciò comprese due dei simboli maggiori della crescita della sinistra: Bruckman, una fabbrica tessile a Buenos Aires e Zanon, una fabbrica di ceramiche nella provincia di Neuquen.

Il regime potè sgombrare i lavoratori della Bruckman ma non vi riuscì alla Zanon. È importante analizzare le ragioni della vittoria parziale alla Zanon.

4. La fabbrica di ceramiche Zanon: auto-gestione 2003

La fabbrica di ceramiche Zanon si trova nella provincia di Neuquen nella regione della Patagonia ed è una delle fabbriche di punta di piastrelle per pavimenti e per muri dell’Argentina. La fabbrica fu aperta nel 1979 con quattro linee di produzione grazie ad una concessione di un appezzamento di terreno, a crediti statali, ad esenzioni fiscali, e a tariffe sussidiate per il gas e la elettricità. Quando fu occupata (2002) aveva un debito di 75 milioni di dollari con diversi creditori pubblici e privati, derivanti in gran parte dal dirottamento di profitti e da prestiti con autorità pubbliche compiacenti.

Nel 1998, i padroni della Zanon licenziarono 100 lavoratori con il consenso di accomodanti burocrati sindacali, provocando così un movimento dei lavoratori della fabbrica per rimpiazzare i delegati sindacali locali vincolati alla burocrazia e ai padroni. Inizialmente, il ‘sindacato interno’ funzionò clandestinamente per evitare di essere identificato dai burocrati e di essere licenziato dai padroni. Le domande degli organizzatori erano la protezione del lavoro, il potere operaio nella fabbrica, migliori condizioni di lavoro, una fine alle menzogne dei funzionari sindacali e, di maggior importanza, discussioni e votazioni aperte nelle assemblee di fabbrica. I capi dei sindacati ufficiali si opposero veementemente alla richiesta di assemblee popolari e a molte altre domande. Essi sostennero, assieme ai datori di lavoro, che l’azienda era in ‘crisi’, anche se ragionieri della fabbrica vicini ai movimenti di base presentarono documenti che provavano il contrario. I padroni della Zanon cercarono di dividere i lavoratori secondo linee generazionali - chiudendo vecchie linee di produzione e mantenendo quelle più recenti. I padroni introdussero anche il lavoro flessibile, licenziando tutte le lavoratrici attraverso l’obbligo di combinare il sollevamento di pesi pesanti con il lavoro alle macchine.

Verso la fine del 1999, il movimento di base vinse chiaramente le elezioni di fabbrica e nel 2000 vinse le elezioni provinciali con un margine di 3 a 1. Vi sono molte fabbriche di ceramiche in Neuquen. Negli avvenimenti che condussero all’occupazione della fabbrica nell’ottobre del 2001, i datori di lavoro ritardarono il pagamento dei salari, chiusero l’infermeria e la mensa di fabbrica, e il 28 novembre del 2001 licenziarono in massa la gran parte dei lavoratori e chiusero la fabbrica - una chiusura da parte dei padroni. Il 30 novembre, i lavoratori della Zanon marciarono pacificamente per chiedere al governo di intervenire ma furono repressi brutalmente. I lavoratori incominciarono a fare volantinaggio nei vicinati, nei centri dei lavoratori disoccupati, e presso gli impiegati dei settori pubblici, come insegnanti e lavoratori della sanità. Il loro slogan “una fabbrica auto-gestita al servizio della comunità” attrasse vasti settori della società, che comprendevano anche settori della chiesa cattolica e gruppi civici. Nel marzo del 2002, una marcia di 3000 persone di diversi settori liberò 19 lavoratori della ceramica che erano stati imprigionati. Il 2 marzo del 2002, i lavoratori che avevano occupato la fabbrica votarono di ricominciare la produzione. La scelta era tra essere disoccupati e ricevere una sussidio di disoccupazione di 50 dollari (150 pesos) al mese da una parte o occupare la fabbrica e gestirla. Il voto fu unanime a favore di una fabbrica auto-gestita. Un assemblea di fabbrica votò di fissare un salario massimo di 800 pesos mensile, da essere pagato ugualmente a cuoche, ragionieri, e lavoratori qualificati e semi-qualificati. I lavoratori formarono commissioni per l’amministrazione, le vendite, la sicurezza e la produzione. La fabbrica dà lavoro a 310 lavoratori che sostengono 1500 membri delle loro famiglie. La politica dei lavoratori è di ‘comprare localmente’ il più possibile - materie prime, ricambi dei macchinari, vitto, vestiti da lavoro, ecc., anche perché il potere d’acquisto dei lavoratori ha stimolato la vendita di piccoli negozi al dettaglio. I lavoratori della Zanon hanno lavorato strettamente con gli MTD a Neuquen, partecipando alle manifestazioni di massa per la difesa della fabbrica auto-gestita e delle lotte dei lavoratori per case, lavori pubblici e occupazione. La fabbrica Zanon ha funzionato sotto un sistema di auto-gestione per i 15 mesi scorsi mentre molte altre fabbriche auto-gestite hanno avuto l’intervento dello Stato, i lavoratori sono stati sfrattati e le fabbriche sono state restituite ai padroni.

Diversi sono i fattori che spiegano il successo della Zanon nel mantenere il controllo e nel continuare la produzione. Prima di tutto, essi formarono un’ampia alleanza che comprendeva molti sindacati (degli insegnanti, degli impiegati pubblici, dei professori universitari), studenti, gruppi delle chiese, compreso il vescovo, e le organizzazioni dei lavoratori disoccupati. Queste forze si sono mobilitate per bloccare le incursioni poliziesche e per fare pressione sul sindaco e sul governatore dello Stato affinché si negoziasse e non si reprimesse. In secondo luogo, i lavoratori della fabbrica avevano sviluppato durante le loro assemblee un alto livello di solidarietà di classe e di coscienza di classe prima di occupare la fabbrica. Ciò facilitò discussioni vivaci e aperte e l’elezione di un comitato di organizzazione che rifletteva i diversi interessi dei lavoratori. Alcuni dei leader sono membri di piccoli partiti marxisti ma essi sono una piccola minoranza e, più importante ancora, la loro fedeltà è per la fabbrica: ascoltano l’assemblea e formano una coalizione. Essi non sono là per imporre una linea settaria. Nessuna ‘personalità’ domina le riunioni o le assemblee.

Terzo, i lavoratori della Zanon hanno imparato “quello che non sapevano” nel gestire la fabbrica; hanno compensato la loro mancanza di conoscenza ottenendo un supporto tecnico e amministrativo e seguendo brevi corsi presso scuole di business e di ingegneria così come da alcuni amministratori che rimasero a lavorare con la nuova fabbrica auto-gestita. Ugualmente importante, i lavoratori hanno imparato strada facendo. Essi combinano attività produttive con mobilizzazione politica per la solidarietà con altri gruppi oppressi come gli indiani Mapuche, i lavoratori disoccupati, e altri. Talvolta, essi cambiano turni di lavoro per partecipare a manifestazioni politiche e convocano assemblee per “eventi speciali”. La maggior parte delle decisioni collegate alla produzione sono prese da commissioni che riferiscono alle assemblee ogni settimana. L’assemblea ha eletto un ex-amministratore capo come capo direttore, la cui nomina può essere revocata dalla assemblea. I libri contabili della fabbrica sono tenuti da due contabili e da uno specialista dell’informatica. Il personale medico universitario - infermiere, dottori e psicologi - lavorano volontariamente su una base giornaliera con gli specialisti dell’azienda per il pronto soccorso. Secondo lo psicologo dell’azienda, lo stress è il problema principale per quanto riguarda la salute; esso è causato dalle nuove responsabilità, dalla paura della occupazione della fabbrica da parte del governo, e dalle continue molestie da parte dei giudici e dagli ordini giudiziari di evizione. Alcuni lavoratori erano talmente abituati a prendere ordini che le nuove responsabilità provocano stress per paura di fallire. La disciplina di fabbrica è alta - i livelli di assenteismo sono bassi e pochi arrivano a lavoro troppo tardi - e i lavoratori sono desiderosi di aumentare la capacità produttiva per aumentare l’occupazione tra i loro alleati disoccupati.

Molti sono i problemi che devono essere affrontati dai lavoratori della Zanon. Prima di tutto, la minaccia di un ordine giudiziario di evizione dei lavoratori con la forza. I lavoratori della Zanon hanno raccolto 40.000 firme per una petizione ai legislatori dello Stato affinché non si espropri la fabbrica auto-gestita.

In secondo luogo, la fabbrica funziona al 20% a causa della mancanza di credito, capitale e mutui - lo Stato e il governo provinciale si rifiutano di fornire fondi - anche se lo Stato ha speso miliardi per salvare banche e monopoli privati.

Terzo, i lavoratori devono migliorare il loro marketing. Lo stato e i grandi capitalisti in Neuquen hanno fatto pressione sulle imprese affinché non comprino i prodotti della Zanon - il governatore che grida lo slogan “comprate Neuquen” importa ceramiche dal Brasile piuttosto che da Neuquen come una parte di una campagna concertata per indebolire la fabbrica auto-gestita.

Quarto, i lavoratori devono stabilire un fondo per il deprezzamento. Attualmente, le spese sono per il 70% per materia prime, per il 15% per i salari e per il 15 per tasse, elettricità, acqua e ricavi netti, il che lascia poco o niente per fondi per nuovi investimenti o per costi di sostituzione del capitale. I lavoratori sono coscienti di questo problema. Come dice un leader, “impariamo continuamente, abbiamo incominciato senza alcuna esperienza ma abbiamo gestito la fabbrica da 18 mesi e continueremo a crescere, ad espanderci, ad assumere tanti disoccupati quanto sarà fattibile, e a servire la comunità.”

Mentre i lavoratori sono stati risoluti nelle loro lotte, resistendo gli attacchi fisici e gli arresti, confrontandosi con e sconfiggendo i burocrati sindacali e sfidando il sistema giudiziario a favore dei padroni, gli assalti violenti della polizia, e i boicottaggi da parte del governatore e delle grandi imprese, il loro eroismo riuscì a sostenere la fabbrica anche perché essi raggiunsero, e si assicurarono l’aiuto di ingegneri e tecnici che li addestrarono e perché essi formarono una vasta coalizione che comprendeva non solo la sinistra ma anche la chiesa, i sindacati, gli studenti e i disoccupati. Senza la vasta coalizione e il sostegno attivo di professionisti i lavoratori non ce l’avrebbero fatta. L’assenza di fatto di politiche settarie e il vasto sostegno della comunità ha molto a che fare con la posizione geografica di Zanon. Nelle province, le lotte interne settarie sono meno intense dato che tutti si conoscono e lavorano assieme e la solidarietà in fabbrica è più forte dei cavilli ideologici - in particolare quando si tratta di chiudere i ranghi di fronte ad un pericolo significativo. Similarmente, nelle città di provincia il concetto di ‘comunità’ è più forte e la rete sociale si congiunge con la famiglia, il vicinato, e le organizzazioni sociali, creando vincoli più stretti di solidarietà sociale in cui la reciprocità nel sostenere le lotte è una caratteristica comune.

5. I lavoratori della telefonia: da lavoratori temporanei a lavoratori permanenti

Un altro esempio di vittoria sul posto del lavoro nella lotta di massa dal dicembre del 2001 è quello di un gruppo di giovani lavoratori temporanei contro la compagnia telefonica. Il successo della lotta si basò largamente sulla auto-gestione e cooperazione e sull’aiuto di veterani lavoratori militanti che avevano precedentemente lottato senza successo contro la privatizzazione dell’azienda. Quasi tutti i lavoratori temporanei erano studenti universitari che apparentemente stavano ricevendo un ‘addestramento sul lavoro’ per una carriera futura. In realtà essi erano lavoratori a contratto che erano esclusi da ogni beneficio sociale - come milioni di altri giovani lavoratori. Lo stipendio mensile per i ‘temporanei’ va da 115 dollari statunitensi nelle province a 200 dollari statunitensi a Buenos Aires. L’università riceve 1l 10% del stipendio come una agenzia di lavoro. Gli studenti-lavoratori avevavano un contratto di 4 anni come ‘temporenei’. I lavoratori permanenti ricevevano 350 dollari statunitensi al mese più contributi per la pensione, malattie, e vacanze e, alla fine dell’anno, una gratifica dello stipendio di due mesi. Dopo i primi sei mesi, i ‘temporanei’ si resero conto di due cose: (1) il lavoro non aveva nulla a che fare con il loro addestramento universitario e (2) non vi erano altri lavori sul mercato del lavoro. Si resero conto che essi erano lavoratori e non studenti sulla via di qualcosa di migliore. Per più di un anno i ‘temporanei’ mantennero una organizzazione clandestina e pubblicarono un bollettino. Nel dicembre del 2001, proprio prima del sollevamento popolare, la compagnia telefonica licenziò i leader. I lavoratori temporanei, che lavoravano assieme ai lavoratori permanenti, erano coloro che erano meglio organizzati in larga misura perché i delegati sindacali nell’edificio dove essi lavoravano fornirono aiuto e solidarietà. Essi organizzarono uno sciopero che si estese ad altri edifici e settori dove lavoravano esclusivamente lavoratori temporanei. La burocrazia sindacale tentò di boicottare lo sciopero ma poi andò d’accordo a causa delle proteste di massa nelle strade che portarono al sollevamento popolare del 19 e 20 dicembre del 2001. I lavoratori temporanei vinsero lo sciopero, diventarono lavoratori permanenti e si assicurarono una migliore protezione e ‘periodi di prova’ più corti per i nuovi lavoratori temporanei che sarebbero stati assunti. È chiaro che la vittoria dei lavoratori temporanei è dipesa dalla solidarietà inter-generazionale e dall’abbattimento di paure e confini tra i lavoratori ‘temporanei’ e quelli permanenti. I lavoratori più anziani avevano paura che i temporanei li avrebbero rimpiazzati e quest’ultimi pensavano che i lavoratori permanenti li avrebbero ignorati nel perseguire i loro interessi economici. Il punto cruciale fu la coscienza di classe dei militanti delegati sindacali che disponevano degli strumenti organizzativi per la vittoria.

6. Rio Turbo

Rio Turbo è una città nella punta meridionale dell’Argentina che ospita un sindacato militante di minatori che condusse con successo una lotta per ri-nazionalizzare la miniera - perlomeno, parzialmente - ma con la compartecipazione della burocrazia sindacale. Molti dei leader sindacali di punta sono membri di un partito marxista, ma essi sono prima di tutto leader sindacali e poi fedeli membri del partito anche se spesso non sono d’accordo con le sue analisi e con le sue pratiche settarie.

La fabbrica fu privatizzata nel 1994 e parzialmente ri-nazionalizzata all’inizio del 2002. I burocrati sindacali delle compagnia Light and power sono i proprietari del 25% delle azioni così come lo sono altri azionisti privati. La ri-nazionalizzazione è il risultato dell’azione in comune del sindacato locale dei minatori, di altri sindacati del settore pubblico, e di una assemblea generale della comunità di 3.000 persone (il 21% dei 14.000 residenti di Rio Turbo). La pratica della partecipazione di massa della comunità e di solidarietà precedette di molto gli eventi del dicembre del 2001, anche se è possibile che il numero dei partecipanti rifletta l’influenza degli eventi di Buenos Aires. Dopo il successo parziale dei lavoratori, l’assemblea di quartiere sparì - e riapparirà quando vi sarà un punto importante con effetti per la città o la regione. La chiave della partecipazione della comunità fu il contratto della impresa mineraria e il ruolo dello Stato nel prevenire che la ditta privatizzata fallisse a causa della cattiva gestione e dei dis-investimenti.