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PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE - Istituzione del Reddito Sociale Minimo

CESTES-PROTEO: un anno vissuto intensamente


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CESTES-PROTEO: un anno vissuto intensamente

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Da qui la prima novità di queste due proposte che rivendicano la redistribuzione non del reddito ma della ricchezza e dell’accumulazione che sono state sottratte al salario dei lavoratori. Tale redistribuzione può avvenire attraverso varie misure tra cui si indicano la tassazione del capitale finanziario, dell’innovazione tecnologica, del capital gain o dei trasferimenti di capitale all’estero.

La proposta di riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario elaborata da CESTES-PROTEO muove, inoltre, da alcuni punti cardine che ne esprimono anche il carattere alternativo rispetto alle altre che sono oggi parte del dibattito anche istituzionale: la riduzione della settimana lavorativa deve essere a 32 ore - considerando che il lavoro necessario alla giornata lavorativa si aggira intorno alle 20 ore settimanali; deve essere generalizzata a tutti i settori lavorativi; deve comprendere anche e soprattutto il terziario e non solo l’industria; deve essere accompagnata da una battaglia anche di carattere culturale contro gli straordinari; deve varcare i confini nazionali per assumere una valenza europea.

4. La proposta del Reddito Sociale Minimo

La seconda interessante proposta avanzata da CESTES-PROTEO è quella del Reddito Sociale Minimo (RSM). CESTES-PROTEO avvalendosi della propria esperienza economico-scientifica insieme all’Associazione Progetto Diritti che ha messo a disposizione le proprie competenze giuridiche, hanno elaborato una proposta di legge per il Reddito Sociale Minimo che ha il pregio di fornire uno strumento che affronti seriamente la piaga dilagante della disoccupazione, senza però avallare forme di assistenzialismo che inevitabilmente finiscono per annullare la dignità dei soggetti coinvolti ed innescare guerre tra occupati e disoccupati.

La proposta di Reddito Sociale Minimo parte dalla centralità del lavoro e ribadisce la necessità di creare nuova occupazione. Si intende riaffermare l’entità sociale del salario dei lavoratori che in una società capitalistica è costituito dalla retribuzione, dalla assistenza, dall’alloggio, dall’istruzione e dal sostentamento ai disoccupati. L’aumento della produttività, dovuto tra l’altro all’aumento dello sfruttamento dei lavoratori, viene incamerato dall’azienda senza che venga dato alcun riconoscimento né ai lavoratori, né ai disoccupati che sono anch’essi funzionali all’accumulazione capitalistica proprio nella loro condizione di esclusi dal processo produttivo.

Estremamente interessante e alternativo rispetto ad altre proposte analoghe di sussidio ai disoccupati è l’aspetto riguardante il reperimento delle risorse destinate al finanziamento del Reddito Sociale Minimo; infatti tali fondi non devono assolutamente pesare sulla fiscalità generale o sui fondi stanziati dalla Stato, regioni o comuni per i servizi alla collettività. La proposta di CESTES e della rivista PROTEO parte dal recupero dell’evasione fiscale (che ammonta a circa 300.000 miliardi annui), e dalla tassazione dei capitali nel loro complesso, passando per una addizionale una tantum sulla tassazione dei redditi d’impresa, l’incremento dell’aliquota d’imposizione sugli interessi derivanti da titoli pubblici ed equiparati; viene inoltre richiesta l’introduzione della Tobin Tax, cioè la tassazione dei trasferimenti di valuta all’estero e l’introduzione di una tassa sull’innovazione tecnologica.

Un altro elemento caratterizzante la proposta di Reddito Sociale Minimo è l’ambito di applicazione che deve superare il contesto nazionale per assumere una valenza europea. Il Centro Studi e la rivista PROTEO sottolineano il proprio sostegno all’idea di una Europa aperta, sociale, solidale e del lavoro: degli uomini e delle donne, dei lavoratori, dei diritti, in grado di fornire a tutti un reddito e con esso la possibilità di esistere; mentre fino ad oggi si è semplicemente imposta l’Europa delle tasse, dei sacrifici e dei razzismi, delle banche e dei poteri finanziari. Questa proposta vuole rappresentare uno stimolo alla discussione e alla elaborazione con tutte le forze che realmente intendano confrontarsi con il problema della disoccupazione.

La proposta di legge è stata da subito condivisa dall’Unione Popolare che si è assunta il compito di farne conoscere i contenuti proprio ai settori che sono direttamente coinvolti: lavoratori, precari e sottopagati, disoccupati. Attraverso il proprio costante contatto con il territorio e con le realtà sociali che su di esso intervengono, l’Unione Popolare insieme a CESTES-PROTEO e all’Associazione Progetto Diritti ha organizzato una serie di assemblee e incontri nella periferia di Roma, fino ad arrivare ad una Assemblea Cittadina tenutasi nel gennaio 1998. Nel mese di marzo la proposta di legge è stata presentata in Cassazione e annunciata sulla Gazzetta Ufficiale.

Parallelamente la proposta è stata presentata, insieme al numero 0 della rivista, in varie città confrontandosi apertamente con forze politiche, sociali e sindacali e dialogando anche con portatori di proposte analoghe o addirittura opposte, contribuendo così ad arricchire e a tenere vivo il dibattito sia tra le realtà dell’associazionismo e del sindacalismo indipendente sia in ambiti prettamente istituzionali.

A questo proposito è utile infine ricordare il Convegno tenutosi il 6 aprile, presso la Sala della Sagrestia della Camera dei Deputati, al quale hanno partecipato, oltre a CESTES-PROTEO, l’avvocato A. Salerni dell’Associazione Progetto Diritti, L.Di Cesare dell’Unione Popolare anche vari rappresentanti del Parlamento: gli Onorevoli Nerio Nesi, Paolo Cento, Giorgio Gardiol e Marcella Lucidi; alcuni responsabili del Governo direttamente coinvolti nelle politiche del lavoro: il Prof. A. Garilli, Sottosegretario di Stato presso il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e il Dott. Nino Galloni, Direttore Generale, Consigliere del Ministro del Lavoro per le Politiche dell’Occupazione ed alcuni esponenti dei Centri Sociali.

Un messaggio a firma del Ministro per gli Affari Sociali, On.Livia Turco, è pervenuto al convegno; il Ministro scusandosi per l’assenza dovuta a inderogabili impegni istituzionali, si complimentava per l’interessante proposta, soprattutto per quel che riguarda la riflessione socio-economica che accompagna la proposta di legge.

Nel corso del Convegno è emersa una identità di vedute rispetto alla necessità di affrontare il problema della disoccupazione dilagante e del lavoro sommerso. Da questo punto di vista, includere tra i beneficiari del Reddito Sociale Minimo anche coloro che non raggiungono un salario sufficiente può rappresentare uno strumento di lotta contro il lavoro nero. Inoltre i presenti hanno convenuto sulla opportunità di fornire tariffe agevolate sui servizi a precari e disoccupati anche in considerazione del costante incremento del numero dei “nuovi poveri” verificatosi nel corso degli ultimi anni.

In generale, tutti gli intervenuti hanno dimostrato interesse verso la proposta del Reddito Sociale Minimo e nelle sue esplicitazioni politico ed economiche, più volte in altri interventi e dibattiti evidenziate dal Prof. L. Vasapollo, Direttore di CESTES-PROTEO. In particolare gli intervenuti al convegno hanno sottolineato l’attualità della proposta e auspicato che possa contribuire ad arricchire il dibattito sulla disoccupazione, fornendo elementi anche nuovi sui quali riflettere grazie al suo carattere estremamente articolato, sia nelle modalità di erogazione che nel reperimento delle risorse finanziarie necessarie alla sua attuazione.

5. Auguri e buon lavoro a CESTES-PROTEO: continuare nel rispetto dei presupposti iniziali!

Ci sembra, concludendo, che i presupposti, le premesse e le promesse che il CESTES e la rivista PROTEO ci avevano preannunciato siano state pienamente rispettate. Infatti come sosteneva l’editoriale del n.0 di PROTEO: Si è ormai ad un punto di svolta, ad una situazione socio-economica complessiva difficile da risolvere utilizzando i tradizionali modelli di intervento; il mercato non può disciplinare se stesso. Bisogna porre immediatamente le basi per la costruzione di un diverso modello di sviluppo solidale fuorimercato eco-socio-compatibile, in cui si riaffermi l’alto senso della mediazione di una politica che sappia salvaguardare l’interesse sociale generale, in cui ridiventa centrale la produzione e il lavoro, la qualità della vita, la solidarietà, la compatibilità ambientale; in cui si distribuisca ricchezza e reddito secondo principi di giustizia sociale sviluppando nuovi e più avanzati equilibri sociali ed economici.

Solo così si attua un nuovo modello di sviluppo ridefinendo i rapporti di potere nell’economia, salvaguardando l’interesse collettivo; un definitivo allargamento quindi della partecipazione all’accumulazione, oltre che al reddito e ai processi decisionali strategici per la singola impresa e per l’intera economia.