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Osservatorio sindacale internazionale

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Suranjit Kumar Saha
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Professore all’University of Walles Swansea, Inghilterra

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L’agenda economica del nuovo governo del partito dei lavoratori in Brasile e il confronto con il movimento sindacale. Servirà a combattere la povertà?

Suranjit Kumar Saha

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La vittoria della sinistra nelle elezioni del 2002 in Brasile è stato un evento storico. Per la prima volta nella storia politica del paese, non soltanto è stato eletto come presidente un candidato, Luiz Inácio Lula da Silva, del Partido dos Trabalhadores (PT o Partito dei Lavoratori), il partito di sinistra più grande, ma il PT è anche risultato essere l’unico e il più grande partito politico nella Camera dei Deputati, quella bassa del Parlamento, spingendo il partito di destra, Partido da Frente Libera (PFL), al secondo posto e quello dall’ampio consenso di centro, Partido do Movimento Democrático Brasilero (PMDB), al terzo. Questo scritto intende esaminare la dimensione in cui il nuovo governo del PT, capeggiato da Lula, è impegnato e politicamente preparato, a perseguire con efficacia politiche a difesa dei poveri e a combattere la cronica ed endemica povertà e disparità sociale del Brasile. Le radici storiche e l’attuale dimensione ed intensità della povertà e dell’ineguaglianza in Brasile sono ampiamente conosciute e dibattute. Questo scritto non riproporrà e non ripercorrerà questo terreno (Camargo e Barros, 1993; Lima, 2002 e Saha, 2002). Qui l’intenzione è soltanto quella di valutare le probabilità di successo del nuovo governo di Lula di sconfiggere la povertà e l’emarginazione sociale, in considerazione dell’ambito politico in cui dovrà operare.

Lo scritto è suddiviso in sette sezioni. Nella Sezione 2, metto in risalto che l’ascesa del PT come partito politico, rappresenta un notevole distacco dalla tradizionale cultura politica d’elite del Brasile e un significativo passaggio ad una democrazia aperta alla partecipazione di tutta la società anche a livello locale. In questa sezione sottolineo anche l’esistenza di spaccature all’interno del partito che potrebbero ridurre la sua capacità di funzionare efficacemente come agenzia per i cambiamenti. Nella Sezione 3 presento una tipologia semplificata dell’attuale spazio politico del Brasile con una visione sul margine di manovra del PT in esso. Nella Sezione 4 analizzo i recenti mutamenti nelle rispettive forze della sinistra, del centro e della destra all’interno del Parlamento federale. Nella Sezione 5 osservo i contenuti del programma della campagna politica del 2000 del PT con riferimento alla loro applicazione nella lotta alla povertà. Nella Sezione 6 esamino la composizione del nuovo gabinetto di Lula, il background politico e sociale dei suoi membri e la natura del bilanciamento politico che si stende dietro alla formazione del gabinetto, per capire se questo gruppo di persone è veramente intenzionato ed in grado di effettuare cambiamenti strutturali in favore dei più poveri e mutamenti di direzione nelle scelte politiche. Nella Sezione conclusiva, la 7, presento alcuni dei sintomi iniziali del possibile scenario futuro.

2. L’ascesa del PT: un cambiamento verso una nuova cultura politica?

L’ascesa del PT come partito politico ha segnato per molti versi uno spartiacque nelle politica brasiliana. La politica in Brasile è sempre stata tradizionalmente associata ad una cultura fatta di rapporti clientelari e patrimoniali, accordi informali e intermeshing network, di compromessi politici tra potenti elite locali con legami di patronato e di potenti mediazioni tra questi e la gente comune nelle loro aree d’influenza (Schmitter, 1971; Cintra, 1979). Il sistema è spesso riferito come coronelismo, ossia la concentrazione del potere a livello locale nelle mani di un network di proprietari terrieri locali, conosciuti come coroneis (con un reale o preteso legame con le gerarchie militari) o doutors (con una rivendicazione del proprio status per via di un diploma di laurea) (Leal, 1948). In questa cultura politica, i partiti politici sono sempre stati degli apparati guidati da elite per la raccolta di voti a favore di questi capi, ossia “poco più di meccanismi di clientelismo per le oligarchie regionali” (Hagopian, 1996, p. 46). Ma il PT è stato differente sin dall’inizio.

“Il PT nacque dall’unione tra una massiccia sollevazione della forza lavoro sul finire degli anni ’70 e un periodo di dibattiti all’interno della sinistra sul tipo di partito politico (o partiti politici) che si sarebbe dovuto formare nella transizione verso la democrazia. [...] Come partito socialista, propose cambiamenti radicali nella direzione di politiche sociali ed economiche a beneficio dei meno privilegiati. Come partito democratico e d’ampio consenso, propose un nuovo concetto di politica in cui i settori precedentemente esclusi della popolazione sarebbero stati messi in grado di esprimersi a proprio favore. [...] La stessa esistenza del PT sembrò implicare il crollo dei consolidati modelli di dominazione elitaria del sistema politico.” (Keck, 1992, p. 3)

Il PT è un partito di massa ed il suo livello di democrazia interna è senza dubbio più grande di ogni altro partito in Brasile. Ci sono, in ogni caso, serie contraddizioni al suo interno che forse dovrebbero essere scontate per un partito di massa che applica pratiche di democrazia interna. Attraverso tutti gli anni ’80, sono coesistite nel PT due tendenze parallele, quella di una moderata Articolazione per una Democrazia Socialista (Articulação à Democrazia Socialista o ADS) e quella di una più radicale Convergenza Socialista (Convergência Socialista o CS), fino a quando, nel 1996, José (Zé) Maria non portò il CS fuori dal PT per creare un nuovo partito chiamato Partito Socialista dei Lavoratori Uniti (Partido Socialista dos Trabalhadores Unificados o PSTU). Attualmente, alla destra del partito, c’è Campo Majoritário, che è ulteriormente suddiviso in una sottocomponente maggiore detta Articulação e in una seconda minore detta Democrazia Radical. A sinistra ci sono svariate correnti, la più ampia delle quali è chiamata Democrazia Socialista. Tra le altre correnti ci sono Articulação de Esquerda, Força Socialista, O Trabalho e un certo numero di singoli indipendenti sostenuti a livello locale. Nelle elezioni del 2002 su 91 membri del PT eletti come deputati federali, 30 si ritiene facciano parte delle correnti di sinistra. Tra questi nove appartengono all’Articulação de Esquerda e sette alla Democrazia Socialista. Due terzi dei deputati federali appartenenti al PT nel 2002, sono quindi favorevoli ad abbandonare l’idea del socialismo rivoluzionario degli anni ’60 e ’70.

L’ampia base del PT, inoltre, non sembra estendersi all’interno di tutta la società civile brasiliana e neanche tra i gruppi più poveri. Ebbe origine tra i militanti dei movimenti sindacali dei lavoratori organizzati dell’industria automobilistica e metallurgica di San Paolo verso la fine degli anni ’70 ed ottenne la maggior parte del suo supporto intellettuale e strategico, attraverso tutto il paese, da accademici di sinistra e da importanti porzioni delle diverse classi di professionisti. Da allora ha rappresentato principalmente una coalizione per il reciproco sostegno, tra operai organizzati dei settori manifatturieri (classe operaia) e la parte medio-bassa della classe media salariata.

Mentre la sua alleanza con la Federazione Nazionale dei Sindacati (Central Unica dos Trabalhadores o CUT), che rappresenta principalmente questa coalizione, è sempre stata organica e forte, il sostegno che ha dato e ricevuto da segmenti attivi di lavoratori rurali, rappresentati dai relativamente moderati Sindacati dei Lavoratori Rurali (Sindicatos dos Trabalhadores Rurais o STRs) e dal più radicale Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra o MST), è stato piuttosto selettivo e distante. Il suo aiuto ai segmenti non organizzati della forza lavoro del paese, ad esempio ai lavoratori delle piccole e medie industrie non ufficiali, ai lavoratori non sindacalizzati del commercio all’ingrosso e al dettaglio, all’agricoltura di piccola scala, ai settori del trasporto e dei servizi, sia nelle aree urbane che in quelle rurali, è stato fino ad ora caratterizzato da una evidente assenza. In una intervista al Folha de São Paulo prima delle elezioni del 2002, uno dei massimi ideologi del MST, João Pedro Stedile, spiega l’ambivalente attitudine del movimento verso il PT. Questo ammette che il PT è l’unico partito politico nazionale che prende posizione decisa verso un reale cambiamento sociale in Brasile e che è a causa di ciò che l’MST lo appoggerà sempre durante le elezioni. Inoltre dice:

“Questo [del PT] non è un discorso a difesa del programma della sinistra o della necessità di cambiamenti radicali che la nostra società richiede. Nell’ambito ideologico questo è un programma del centro. Ma la cosa più importante non è il discorso bensì la natura delle forze sociali che si sono mobilitate intorno ai candidati. La candidatura di Lula simbolizza il cambiamento. [...] Tutta la nostra militanza sociale - quella del MST e quindi di tutti i movimenti rurali - è impegnata nella campagna di Lula” (Stedile, quoted in Fraga, 2002).

Anche prima che Lula diventasse presidente, il 1 gennaio 2002, l’MST aveva avvisato che i propri interessi non dovevano essere svenduti nel mercanteggiare politico che spesso ha accompagnato la formazione di governi, nel frazionato sistema politico del paese. L’MST domandava che ampi tratti di terra appartenenti a grandi proprietari terrieri, inclusi quelli che sono attualmente sotto l’illegale occupazione degli abusivi (accampamentos), fossero tolti ai primi, trasformati in pianificati insediamenti per coloni, con abitazioni ed ogni tipo d’infrastrutture necessarie costruite a spese del governo federale e legalmente concessi agli ultimi. L’MST considera Lula come un alleato dei senza terra e che: “Se il governo accelerasse il processo d’acquisizione delle terre (per la sistemazione dei senza terra) non ci dovrebbe essere più bisogno di nessuna nostra azione d’occupazione forzata. Nessuno lo fa perché sembra una cosa simpatica da fare o lo prende come fosse un picnic” (Balthazar, 2002, A8). In altre parole, il nuovo governo del PT è stato avvisato.

3. L’architettura dell’attuale spazio politico in Brasile

Il PT naturalmente non è il solo partito della sinistra in Brasile. Infatti, una cultura politica guidata non dall’ideologia e/o dalla dottrina ma dalla personalità e dal riconosciuto prestigio dei leader - i più moderni e non locali coroneis e doutors - ha prodotto, una volta che con al Legge 6767 del 20 dicembre 1979 è stato tolto il divieto dei militari all’esistenza di partiti politici, una mappa di partiti estremamente frammentata. Nel 2002, 19 partiti ottennero la rappresentanza alla Camera dei Deputati, la camera bassa del Parlamento. Nel 1998 altri due avevano vinto seggi al Parlamento e sono ancora attivi politicamente. Esiste un certo grado di fluidità nell’appartenenza ad un partito o ad un altro - sia i membri appena eletti che i vecchi leader, inclusi senatori, deputati federali e statali, sindaci e candidati ai governatorati e alla presidenza spesso cambiano partito. Alcuni lo hanno fatto diverse volte durante la loro carriera politica. Molti di questi partiti poi sono difficilmente distinguibili per dottrina, orientamento politico e slogan elettorali. Collocarli all’interno della sequenza sinistra-centro-destra attraverso un rigoroso criterio ideologico o di orientamento politico risulta spesso problematico.

In ogni caso, è possibile identificare una sinistra allargata mettendo insieme tutti quei partiti che sono emersi nei vari tentativi di mobilitazione delle masse più povere, durante le diverse fasi della recente storia politica del Brasile, ed in particolare di quelle sezioni organizzate della forza lavoro e degli uomini e delle donne semplici, contro gli interessi delle elite tradizionali e dei grandi industriali. Il PT, il partito che è scaturito dal Partido Trabalhista Brasileiro sostenuto da Vargas (l’odierno PTB e il partito di Leonel Brizola: il Partido Democrático Trabalhista), quelli scaturiti dai movimenti comunisti degli anni ’30 (il Partido Comunista do Brasil e il Partido Popular Socialista), il partito creato nel 1988 dai dissidenti di sinistra dei partiti di centro e dai dissidenti del PT (Partido Socialista Brasilero) e il Partito dei Verdi creato nel 1993, sono ovvi candidati da includere nell’allargamento della sinistra. Il centro è chiaramente rappresentato dai due grandi partiti (il Partido do Movimento Democrático Brasileiro e il Partido da Social Democrazia Brasileira) che costituivano “l’opposizione ufficiale”, il Movimento Democrático Brasileiro, creata dai militari nel 1966. Questi sono partiti populisti con una forte organizzazione partitica in tutti gli Stati e quindi in grado di ottenere voti durante i periodi elettorali. Il PSDB costituì la base elettorale di Cardoso nella vittoria alle elezioni presidenziali del 1994 e del 1998, mentre i PMDB è stato un cruciale mediatore di potere a livello nazionale sin dalla fine del regime militare nel 1984. A destra della politica brasiliana ci sono i partiti che sono succeduti all’ARENA di un tempo, la base politica di supporto ai regimi militari tra il 1964 e il 1984 (il Partido de Frente Libera, il Partido Progressista Brasileiro e il Partido Liberal). Questi partiti hanno principalmente rappresentato gli interessi dei grandi proprietari terrieri e delle grandi imprese agricole. In più c’è un’insieme di piccoli partiti guidati ed orchestrati da leader carismatici e/o ultranazionalisti o da interessi elitari particolari. Alcuni di questi sono soltanto di natura transitoria, spesso chiamati “partiti a nolo” o partidos de aluguel. L’attuale mappa politica dei partiti del Brasile è mostrata nella tavola 1.