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CUBA: Religione e struttura sociale

Intervista a Jorge Ramírez Calzadilla eAlessandra Ciattini (a cura di Paola Palmieri)

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Tutti questi aspetti sono affrontati nel libro che ho scritto con Alessandra.

Ciattini: Direi che la sicuramente la religiosità è diffusa nei settori poplari, anche se è di moda tra gli intellettuali avvicinarsi soprattutto alla religioni di origine africana. Queste ultime sono considerate, infatti, la matrice e la sostanza principale dell’identità culturale cubana.

Vorrrei aggiungere soltanto - alla domanda ha già risposto in maniera esauriente Calzadilla - che la religiosità popolare permea di sé il mondo sociale e culturale. Per questa ragione spesso essa non è direttamente visibile, ma traspare in una certa visione del mondo, con la quale mi sono tante volte confrontata nella vita quotidiana. In tale concezione sono evidenti l’interesse per i caratteri concreti dell’esistenza e si attribuisce all’uomo la forza di resistere e di opporsi a poteri straordinari. Questa concezione sembra essere la trasposizione mitologica della lotta e della resistenza del popolo cubano contro la politica annessionistica della grande potenza vicina (ovviamente gli Usa).

Qual è la ragione del vostro interesse scientifico per la religione?

Calzadilla: Sono un sociologo e pertanto sono interessato alla religione in quanto fenomeno sociale. In particolare, ho studiato come le credenze religiose interagiscono con gli altri fattori sociali, come plasmano la coscienza del individui, come orientano il loro comportamento.

A Cuba domina il pluralismo religioso, che vogliamo salvaguardare evitando di privilegiare una determinata confessione a scapito delle altre.

Non nascondo la mia preoccupazione per la diffusione in America Latina di movimenti di matrice protestante (come il neopentecostalismo), che favoriscono una religiosità intimistica e che allontano l’individuo dal mondo e dai problemi sociali.

Per tutte queste ragioni è importante conoscere come operano i gruppi religiosi, qual è la loro influenza e quale funzione sociale svolgono. È proprio il lavoro che sto portanto avanti all’Avana con i miei colleghi.

Ciattini: Il mio interesse scientifico per la religione nasce dal fatto che ho accettato un’impostazione teorica assai antica, secondo la quale il pensiero religioso è sostanzialmente un pensiero logicamente contraddittorio ed acritico. In questo senso è opportuno distinguere tra religione (riferimento al sovrumano e al sovrannaturale) e religiosità, nel senso di un certo tipo di atteggiamento appunto acritico e contradditorio, che caratterizza le varie forme ideologiche presenti anche nella società contemporanea. Ho sviluppato questo tema in un articolo pubblicato in un altro numero di “Proteo”, perciò non torno su di esso. Aggiungo soltanto che studio la religiosità perché mi interessa conoscere i meccanismi mistificatori dell’ideologia, e perché sono convinta che un ostacolo molto forte alla trasformazione della società sta proprio nel fatto che i lavoratori in generale (compresi quelli che svolgono un lavoro intellettuale) ne hanno una rappresentazione distorta favorita da coloro che gestiscono di mezzi di manipolazione di massa. Ricordo che gli Stati Uniti hanno istituito un ufficio addetto all’informazione strategica, che ha il compito di far accettare agli altri (anche a coloro che traggono danno) la loro visione delle faccende mondiali. Mi sembra assai importante elaborare una forma nuova di ideologia, che trasformi in pensiero quotidiano le acquisizioni migliori del pensiero scientifico, etico e filosofico, e che quindi favorisca lo sviluppo culturale delle grandi masse e della loro coscienza politica. Se questo non avviene credo che abbiamo poche possibilità di cambiare il mondo e di creare una nuova forma di società.

Come si vede il mio interesse per la religiosità è teorico, ma ha anche delle ricadute politiche, a cui però non può esser ridotto.

Quali sono le caratteristiche della religione nella fase della globalizzazione?

Calzadilla: Oggi si parla molto di revival religioso, ma bisogna stare molto attenti e valutare con cautela la consistenza del fenomeno. Parlerò esclusivamente dell’America Latina, che conosco meglio.

Bisogna osservare in primo luogo che, in seguito all’applicazione delle ricette neoliberali, oggi il 44% della popolazione latino-americana è povera, mentre nel 1980 si trovava in condizioni di povertà il 39%. Vi è stato dunque un peggioramento evidenziato anche da altri indicatori economici e sociali. Ad esempio, nella nostra regione si registrano 300 omicidi per un milione di abitanti (il doppio della media mondiale). In questo dato si manifesta la situazione di povertà accompagnata dalla violenza estrema che caratterizza la società latino-americana.

In questo contesto si era sviluppata la cosiddetta Teologia della liberazione, che poneva come obiettivo anche la trasformazione delle strutture sociali, che generano povertà ed emarginazione. Il Vaticano e i governi repressivi latino-americani hanno cercato di arginare il fenomeno, che però non è del tutto scomparso.

L’aggravamento delle condizioni di vita produce una maggiore richiesta di religione e l’interesse per forme religiose non tradizionali. In America Latina, tradizionalmente e in larga misura cattolica, negli anni 1980-1990 si è verificata una crescita del numero dei protestanti, la cui maggioranza è affiliata al neopentecostalismo. Quest’ultimo pone l’accento sul carismatismo, propone una religiosità intimistica e assume posizioni fondamentaliste.

In vari paesi latino-americani di tradizione cattolica i protestanti sono diventanti circa il 25% della popolazione; questa diffusione non è un fatto solo spontaneo, giacché in esso si manifesta la politica di varie istituzioni statunitensi, che mirano alla conquista ideologica dei popoli latino-americani e probabilmente anche ad un ridimensionamento dell’influenza della Chiesa cattolica.

Aggiungo che in America Latina il peggioramento delle condizioni economiche, ma anche la diffusione della ideologia del mercato hanno avuto ripercussioni pure nella sfera religiosa. Si è diffusa una concezione religiosa (Teologia della prosperità) che associa il successo economico all’appoggio divino; si sono costituiti gruppi religiosi, che operano in realtà come imprese commerciali e fanno grossi investimenti (si pensi a Scientology); si è fatto consistente il ricorso a pratiche magiche, a esorcismi, a rituali in cui si utilizza la religione a fini esclusivamente pratico-utilitaristici.

Ciattini: A quanto ha detto Calzadilla posso aggiungere che anche in Europa si assiste alla diffusione di questi nuovi movimenti, benché non sia tanto consistente come molti sostengono. Bisogna osservare anche che la religione tradizionale di un certo paese (ad esempio il cattolicesimo in Italia) è in realtà praticata in maniera piena e conseguenze solo da una piccola parte della popolazione, compresi coloro che si dichiarano di appartenere ad essa.

Insomma, direi la maggioranza della popolazione europea - tenendo conto delle differenze nazionali - non è direttamente legata ad una confessione religiosa, anche se dichiara di credere in Dio e di rispettare certi valori religiosi.

In tale contesto hanno avuto una certa capacità di attrazione questi nuovi movimenti religiosi, nei quali la salvezza viene sempre più identificata con il successo e col benessere psicofisico.

Vari paesi europei (Francia, Germania e Italia) hanno cercato di tenere sotto controllo il fenomeno della diffusione di questi nuovi movimenti di origine statunitense, soprattutto in quei casi in cui la richiesta di essere riconosciuti come gruppi religiosi finiva col costituire un attacco alla laicità dello Stato.

Bisogna osservare che alcuni di questi nuovi movimenti sono legati all’attuale classe dirigente statunitense ed alimentano quel fondamentalismo ideologico e religioso, che è sicuramente uno dei fattori costituivi della politica estera aggressiva da essa portata avanti.

Vorrei aggiungere brevemente che, proprio in questi giorni in cui ci dicono si sta concludendo l’aggressione all’Irak, a Cuba si sono registrate nuove tensioni. Ci sono stati due dirottamenti aerei e il tentativo di dirottare un traghetto. Sono stati catturati alcuni individui, che - come la stampa internazionale afferma - non sono semplicemente dei “dissidenti”, ma attivi fautori di un rivolgimento istituzionale legati ai diplomatici statunitensi residenti all’Avana. Sembrerebbe che gli Usa cerchino di creare tensioni nella speranza di attizzare una rivolta popolare contro un altro “dittatore”. E tutto ciò ovviamente con la speranza di trovare la maniera di poter prima o poi intervenire direttamente, come già fecero in passato.