Rubrica
Osservatorio sindacale internazionale

Copyright - Gli articoli si possono diffondere liberamente citandone la fonte e inserendo un link all'articolo

Autore/i

Peter Lambert
Articoli pubblicati
per Proteo (1)

Senior Lecturer alla University of Bath, UK, ove insegna Latin American Studies

Argomenti correlati

America Latina

Sindacato

Nella stessa rubrica

Dal movimento operaio al movimento sociale

I lavoratori di fronte ai quattro miti su sviluppo ed integrazione regionale in America Latina
Alfredo Falero

Movimento dei lavoratori e sinistra in Paraguay
Peter Lambert

 

Tutti gli articoli della rubrica "Osservatorio sindacale internazionale" (in tutti i numeri di Proteo)


Home
Autori
Rubriche
Parole chiave

 

 

 

Movimento dei lavoratori e sinistra in Paraguay

Peter Lambert

Formato per la stampa
Stampa

Molte di queste caratteristiche sono rappresentate dalla figura di Lino Oviedo [1], la cui spettacolare ascesa militare e politica sotto i Presidenti Rodriguez (1989-1993) e Wasmosy (1993-1998) lo ha reso temporaneamente il politico più popolare del Paraguay, e tuttora una forza politica significativa in Paraguay dal suo esilio brasiliano. Mentre la sua ascesa al potere era in parte basata sul supporto ricevuto da parte sia del Partido Colorado sia dei militari, e l’accesso a risorse di stato, la sua vasta popolarità era basata su di una estensione del tradizionale populismo Colorado tra i settori popolari. Un discorso pro-contadino, basato sul nazionalismo, la riforma agraria, la sua conoscenza della tekò contadina e la sua pretesa di costituire la salvaguardia della sovranità nazionale in tempi di crisi economica e sociale, ha messo Oviedo, un populista autoritario, in grado di presentarsi come il nuovo Messiah, un cacique dei nullatenenti, appropriandosi ed adattando elementi di discorsi Colorado e di sinistra, come diritti umani, riforma agraria ed anti-imperialismo.

3. L’ascesa dei Movimenti Sociali dal 1989

Se la sinistra ha avuto scarsi risultati dal 1989, i movimenti sociali sono stati moderatamente più positivi nella transizione. Sono entrati nella transizione deboli, frammentati e disorganizzati, ma l’inizio della transizione era anche accompagnato da uno sgorgare di istanze popolari a lungo represse, che ha condotto ad una pletora di scioperi, invasione di terre, conflitti del lavoro e organizzazione popolare. Tuttavia, è divenuto presto chiaro che la transizione non avrebbe necessariamente portato gli sperati cambi sociali ed economici, che c’era uno iato tra le istanze delle organizzazioni sociali e quelle dei partiti politici, e che governi successivi si sarebbero fermamente alleati con gli interessi dei latifondisti e del business (Fogel, 1997, Riquelme & Rodriguez, 2002).

Con il progredire della transizione, le richieste del movimento contadino crebbero dall’aspetto settoriale (riforma agraria, credito e sussidi) a più ampi temi come l’opposizione alla privatizzazione, l’anti-neoliberismo, il ritiro dal Mercosur, la riforma della sanità, dell’educazione e dei servizi sociali. Questo ha anche condotto a tentativi di superare la disunione organizzativa e la frammentazione per mezzo di federazioni ombrello. Nel 1994 le principali organizzazioni contadine formarono la Mesa Coordinadora Nacional de Organizaciones Campesinas (MCNOC) che supervisionò la prima (e di grande successo) marcia contadina su Asunciòn per portare le richieste di riforma agraria. Questo a sua volta ha portato alla creazione della prima alleanza tra sindacati ed organizzazioni contadine, il Congresso Unitario, che organizzò il primo (e solo) sciopero generale di successo della transizione. Tuttavia, l’unità ebbe vita breve; il Congresso Unitario presto si ruppe, mentre nel 1998 alcune organizzazioni contadine lasciarono il MCNOC per formare la Federaciòn Nacional de Campesinos (FNC) - che porta avanti richieste e strategie quasi identiche.

Questa mancanza di unità si è riflessa anche sul movimento sindacale. Un improvviso fiorire di attività organizzativa a seguito della caduta di Stroessner non fu capace di sostenersi e fu seguito da divisioni tra federazioni sindacali. Per il 1996, queste ammontarono a cinque, in un paese ove solo il 7% dell’EAP, cioè 175,000 lavoratori, sono sindacalizzati [2]. Tale frammentazione era dovuta meno a differenze ideologiche che a differenze di personalità, struttura e strategia. Combinata con l’inefficacia ed il fazionalismo interno, questa ha condotto ad un processo di declino manifestatosi nella mancanza di adesioni agli scioperi generali.

Verso la fine degli anni 90 i movimenti sociali permanevano divisi in una molteplicità di organizzazioni diverse, generalmente disperse e non coordinate, che tendevano a mobilitarsi attorno alle proprie specifiche domande, ed erano spesso divise lungo linee personali piuttosto che ideologiche. In più, malgrado alcune lotte protratte e ben organizzate, poche conquiste concrete erano state ottenute, specialmente in termini di riforma agraria, che non figurava nemmeno più nei manifesti delle principali opposizioni politiche (Riquelme & Rodriguez, 2002).

Tuttavia, da el Marzo Paraguayo del 1999, che fu percepito fino ad un certo punto come una vittoria di elementi della società civile [3], è venuta fuori una organizzazione dei movimenti popolari più unificata, che protesta contro un’ampia varietà di questioni, dalla corruzione e l’impunità alla privatizzazione, gli aumenti delle tasse e la riforma dello stato. Concretamente questo è avvenuto nella forma di due organizzazioni ombrello, il Frente Nacional de Defensa de los Bienes Pùblicos y el Patrimonio Nacional (composto di vari sindacati compresa la contadina FNC) e la Plenaria Popular Permanente (composta di sindacati, movimenti indipendenti della società civile, studenti, organizzazioni non-governative ed il MCNON). A seguito di riuscite mobilitazioni contro il governo sia della FNC sia del MCNON, queste si misero insieme nel Maggio 2002 nel Congress Democràtico del Pueblo, che rappresenta il più vasto e più vario movimento sociale della transizione (Palau, 2002).

Le richieste del CDP erano vaste e radicali, concentrandosi sulla sconfitta di una larga parte delle proposte governative che includevano la legislazione antiterrorismo, un incremento dell’imposta sul valore aggiunto delle produzioni agricole, la privatizzazione (specificamente della compagnia telefonica di stato COPACO e di alcune strade), la riforma del settore bancario pubblico, e venivano anche proposte misure contro la corruzione rampante. A seguito di una strategia nazionale di marce e di blocchi stradali nel maggio 2002, il governo accettò tutte le richieste di questa organizzazione eccetto la privatizzazione della COPACO. Ulteriori proteste e la minaccia di enormi proteste convergenti su Asunciòn condussero il governo alla capitolazione. Malgrado pressioni dell’IMF (ed il bisogno di un accordo stand by di $70milioni) sospese i piani di privatizzazione indefinitamente. Ciò fu seguito da continue, diffuse dimostrazioni contro il governo per i mesi successivi, culminate in una dimostrazione a settembre contro la proposta del governo di incrementare i prezzi dell’acqua, del carburante e l’imposta sul valore aggiunto, in uno sforzo di assicurarsi un piano di salvataggio IMF di $200 milioni [4]. Con le proteste che avevano portato il paese all’immobilità, il Congresso bloccò il pacchetto di misure, in quello che fu visto come un’ulteriore conferma del nuovo potere delle organizzazioni della società civile e di chi protestava contro il governo.

Tuttavia, mentre questi eventi senza dubbio riflettevano la forza crescente della società civile organizzata, come mai in Paraguay, vi era negli eventi più di quello che l’occhio poteva vedere. Le dimostrazioni da maggio a settembre erano appoggiate, e persino orchestrate secondo alcuni, da Lino Oviedo ed il suo partito UNACE, apparentemente in un tentativo di de-stabilizzare il paese e forzare il presidente a dimettersi [5]. Inoltre una delle richieste centrali del movimento era la sospensione della privatizzazione. Eppure il settore statale con i suoi 200,000 è un bastione altamente politicizzato di appoggio al Partido Colorado. Molta della spiegazione per il passo lento delle privatizzazioni dal 1989 è dovuta al rifiuto del Partido Colorado di abbandonare il controllo di quello che è un fondamentale serbatoio di supporto elettorale. Così, piuttosto che un sollevamento spontaneo della società civile, sembrerebbe che ci sia stato qualche grado di coinvolgimento finanziario e organizzativo sia dell’UNACE sia del Partido Colorado, una spiegazione sorretta dal susseguente collasso del CDP.

4. Le Elezioni del 2003 e la presidenza di Nicanor Duarte Frutos

Le elezioni legislative e presidenziali del 2003 furono tenute nel contesto di un Partido Colorado al potere da 55 anni, i cui governi post-transizione erano stati dispotici al loro peggio, corrotti ed inefficienti al loro meglio. Esse vennero alla fine della più inetta amministrazione Colorado dal 1989, con il Paraguay di fronte ad una crisi economica e politica senza precedenti, sotto un presidente altamente impopolare e apparentemente corrotto. Vennero anche tenute meno di un anno dopo i significativi successi dei movimenti sociali raggruppati nella CDP.

Con i partiti di opposizione PLRA e PPQ incapaci di unirsi il Partido Colorado, sotto Nicanor Duarte Frutos, ancora una volta emerse vittorioso con un margine del 13% [6]. Al centro-sinistra, la lista dell’ex-sindaco di Asunciòn Paìs Solidario ottenne il 4% dei voti, ancora una volta non riuscendo ad ottenere appoggio fuori Asunciòn. L’apertamente di sinistra Izquierda Unida, una vasta alleanza di partiti politici, organizzazioni contadine e di comunità [7] non riuscì a ricevere abbastanza voti per ottenere una rappresentanza né nel Congresso né al Senato, con il proprio candidato presidenziale, Tomàs Zayas, che prese lo 0.3% del voto. L’unico successo della sinistra è stato l’elezione di Estanislao Martìnez, il precedente segretario della Organizaciòn Nacional Campesina (ONAC) come senatore PPQ. Comunque, il generale fallimento della sinistra politica ha ancora una volta sottolineato la sua debolezza, mancanza di unità e di risonanza tra la maggioranza in termini di politica istituzionalizzata.

Però la vittoria di Nicanor Duarte Frutos potrebbe non essere stata semplicemente un altra vittoria per il Partido Colorado, né significa necessariamente la continuazione del malgoverno Colorado. Nella sua campagna elettorale Duarte ha cercato di distanziarsi dalle precedenti amministrazioni Colorado, criticando sia la dittatura di Stroessner, sia la elite politica e la corruzione dei governi Colorado, dando enfasi invece alla propria professionalità, efficienza ed onestà nel suo ruolo precedente di Ministro della Pubblica Istruzione. È ancora più importante che la sua piattaforma non solo riflettesse le sue radici contadine e la sua comprensione della tekò, ma andasse oltre la tradizionale retorica nazionalista e populista per concentrarsi su questioni tradizionalmente associate con la sinistra: misure di alleviamento della povertà, riforma agraria integrata, riforma democratica dello stato, misure per combattere la corruzione specialmente tra i settori privilegiati, ed opposizione al neoliberalismo [8]. Addirittura, tra tutti i candidati, egli rispondeva più efficacemente alle richieste del CDP dell’anno precedente, specialmente se si guarda al suo rigetto della privatizzazione, che:

basandosi su ricette straniere o i così detti aggiustamenti strutturali, ha generato povertà tra i popoli dell’America Latina e arricchimento delle elite politiche e del business” (LASCR 1/7/03 p.3).

In questo senso Duarte ha sfruttato le debolezza ideologica delle opposizioni e la debolezza strategica della sinistra politica per assumere un manto di cambio progressivo, un risultato significativo per un rappresentante del partito al potere dal 1946. Se si tratti semplicemente di vuota retorica rimane da vedere, ma riflette in ogni caso la crescente influenza sulla politica istituzionalizzata della sinistra sociale.

5. Conclusioni: Una Sinistra Invisibile?

Il Paraguay è ingolfato in una crisi sociale, economica e politica almeno dal 1996.

In un contesto di crisi economica crescente il GDP pro capite è sceso ogni anno da allora ed in totale di più del 50% (LASCR 27/5/03:3). I livelli di povertà crescente significano che più del 60% della popolazione vive in povertà, con un 20% in estrema povertà (FT 1/803 p.17), mentre il Paraguay ha il dubbio onore di essere il più corrotto ed ineguale paese dell’America Latina [9]. Questa combinazione di povertà strutturale, ineguaglianza, corruzione, crisi e governo di un solo partito avrebbe dovuto essere terreno fertile per una crescita della sinistra.

Invece, per le ragioni spiegate sopra il Partido Colorado è riuscito ad adattarsi con destrezza alla politica con elezioni democratiche e mantenere la sua presa sul potere politico. I partiti di opposizione hanno mancato di sfruttare i fallimenti di amministrazioni corrotte, e rimangono organizzazioni elitarie, top-down, che promuovono personalità prima di proporre politiche, e con la ricerca di un gradimento quanto più ampio possibile a scapito della coesione ideologica, con poca risonanza popolare. Senza un partito nazionale che sia cresciuto dai lavoratori, o dai contadini, o dai movimenti sociali [10], la sinistra politica rimane dispersa tra i maggiori partiti, mentre partiti apertamente di sinistra hanno impatto elettorale minimo. Questo ha condotto ad una profonda disillusione sia con il funzionamento della transizione sia con il funzionamento della democrazia in genere [11], ed è riflessa nell’ascesa di un populismo autoritario nella figura di Lino Oviedo.

Tuttavia, il fallimento dell’opposizione politica non implica il fallimento della sinistra in senso generale. A seguito di una lento, ineguale e difficile crescita in termini di importanza, impatto, popolarità e risultati, dal 1989 i movimenti sociali hanno allargato il loro raggio di azione, il loro gradimento, affiliazione ed istanze, rappresentando una sinistra sociale distinta da, stanca di e meno frammentata della sinistra politica. In questo senso i movimenti sociali possono pure essere divorziati dal sistema politico, ma sono altamente coinvolti nella politica, riflettendo una storica divisione tra politica istituzionalizzata e domande popolari (Medina, 1997). Essi sono anche riusciti ad influenzare sia l’attuazione delle politiche (il successo delle proteste del 2002) e le campagne politiche (il programma e la retorica elettorale di Duarte) in un grado che non ha paragoni durante la transizione e la storia del Paraguay in genere.

La sinistra in Paraguay ha sofferto di cattiva organizzazione, una mancanza di gradimento popolare, errori strategici, repressione, e la natura particolare della politica paraguayana. Di conseguenza, manca della traiettoria storica, della organizzazione politica e del potere di molte delle sinistre dei paesi confinanti. Tuttavia, se pure è dispersa, frammentata e senza potere politico diretto, la recente crescita, influenza ed organizzazione dei movimenti sociali, offre un grado di speranza per il futuro e riflette il fatto che almeno in un senso generale, la sinistra in Paraguay è lontana dall’invisibilità

Bibliografia

Abente-Brun, D (1999) “People Power in Paraguay” Journal of Democracy 10 (3), pp.93-100

Arditi, B & Rodríguez, JC (1987) La Sociedad a Pesar del Estado, El Lector, Asunción

Arditi, B. (1992) Adiós a Stroessner: La Reconstrucción de la Política en el Paraguay. Asunción, CDE.

Fogel, R (1997) “The Peasantry” in Lambert, P & Nickson (eds), AR The Transition to Democracy in Paraguay, MacMillan, London, pp.97-105

Lambert, P (1996) “Mechanisms of Control: The Stroessner Regime in Paraguay” in Fowler, W (ed) Authoritarianism in Latin America since Independence, Greenwood Press, Westport CT, pp93-108..

Lambert, P (2000) A Decade of Electoral Democracy: Continuity, Change and Crisis in Paraguay”, Bulletin of Latin American Research 19, pp.379-396

Nickson, RA (1993) Historical Dictionary of Paraguay, Scarecrow Press, London

Medina, R (1997) “The Left” in Lambert, P & Nickson AR (eds), The Transition to Democracy in Paraguay, MacMillan, London, pp.72-86

O’Donnell, G. and Schmitter, P (1986) Transitions from Authoritarian Rule: Tentative Conclusions about Uncertain Democracies Baltimore, Johns Hopkins Press.

Palau, T (2002) “Paraguay en transición: La política, o de cómo marchitar las esperanzas” in Acción, No.228, Centro de Estudios Paraguayos, pp3-17

Riquelme, Q & Rodríguez, M (2002) “Las Luchas Campesinas” in Acción, No. 226, Centro de Estudios Paraguayos, pp.16-30

Periodicals

Informativo Campesino is a monthly publication by the Centro de Documentación y Estudios (CDE), Asunción. Individual references are given in the text

Informativo Laboral is a monthly publication by the Centro de Documentación y Estudios (CDE), Asunción. Individual references are given in the text

Latin American Southern Cone Report (LASCR) is a weekly publication. Individual references are given in the text.


[1] Per un completo resoconto dell’ascesa al potere di Lino Oviedo, vedi Lambert 2000 e Palau 2002.

[2] Queste erano la CUT (Central Unitaria de Trabajadores), la CNT (Confederaciòn Nacional de Trabajadores), la CPT (Confederaciòn Paraguaya de Trabajadores), la CUT-A (Central Unitaria de Trabajadores - Auténtico), la CESITEP (Central Sindical de Trabajadores del Estado), la CGT (Confederaciòn General de Trabajadores) e la COC-P (Coordinadora Obrera Campesina y Popular), sebbene il numero di membri dei sindacati non sia cresciuto dal 1996.

[3] Il Marzo Paraguayo si riferisce ad eventi avvenuti tra il 24 ed il 28 Marzo 1999, cominciati con l’assassinio del Vice-Presidente Luìs Marìa Argana, continuati con scontri nelle strade ad Asunciòn con i civili a difesa del Congresso contro quello che era percepito come un tentato colpo di stato da parte di Lino Oviedo, e finiti con l’impeachment del Presidente Cubas e l’esilio sia del Presidente sia di Lino Oviedo. Per un resoconto più dettagliato si veda Ultima Hora (1999) Dìas de Gloria, Asunciòn, Editorial El Paìs ed Abente - Brun 1999.

[4] Il pacchetto del governo includeva un incremento del 25% del prezzo del carburante, un aumento del 20% del prezzo dell’acqua, un 40% di incremento dell’IVA, ed un incremento dei contributi pensionistici per il pubblico impiego. Enormi proteste di oltre 30 organizzazioni di produttori e della società civile forzarono il Congresso a ritirare parte della legislazione agli inizi di ottobre.

[5] Se il presidente Gonzàlez si fosse dimesso, il vice-presidente Julio Cèsar Franco avrebbe assunto la presidenza. Franco, del PLRA, era stato eletto vice-presidente per pochi voti nel 2000 con l’appoggio di Oviedo e del suo partito, l’UNACE. Oviedo sperava che come presidente Franco ritirasse le accuse verso di lui per lasciarlo tornare alla vita politica del Paraguay.

[6] Il Partido Colorado ha avuto il 37%, il PLRA il 24%, l’MPQ il 21% e l’UNACE, il partito di Lino Oviedo, il 14 %. Nessun altro partito ha registrato risultati sopra il 10%. Per i risultati completi di tutte le elezioni nel Paraguay post-1989, si veda http//elecciones.pyglobal.com.

[7] Questi includevano il Partido Patria Libre (PPL), il Partito dei Lavoratori (PT), il Partito Comunista (PCP), il Partito Socialista (PSP), più di venti organizzazioni contadine, organizzazioni di vicinato ed il movimento indigeno, Movimiento Indìgena 19 de Abril (M19).

[8] Specificamente, promise di eliminare la corruzione dal servizio doganale e dall’Instituto de Previsiòn Social, e di alzare la raccolta di tasse del 35% (si veda LASCR 11/3/03).

[9] Nel 2002 il Paraguay è stato messo al terzo posto nella Transparency International Corruption Perceptions Index, dietro alla Nigeria ed al Bangladesh (LASCR 3/10/02).

[10] APT nel 1991 potrebbe costituire una eccezione, ma era limitata ad una base che comprendeva solo Asunciòn e non il livello nazionale, che si è riflessa nel fallimento della creazione di una opposizione nazionale nel 1993.

[11] Secondo il Latinobarometro i Paraguayani mostrano un alto livello di supporto potenziale per l’autoritarismo come forma di governo (il doppio della media latinoamericana) ed un basso livello di supporto (sotto il 50% per la democrazia. Si veda The Economist 17/8/2003.