Rubrica
Continente rebelde

Copyright - Gli articoli si possono diffondere liberamente citandone la fonte e inserendo un link all'articolo

Autore/i

Baleren Bakaioka Azurmendi
Articoli pubblicati
per Proteo (1)

Professore all’Istituto de Derecho Cooperativo y Economía Social-GEZKI, Dipartimento di Economia Applicata 1, Universidad del País Vasco/Euskal Heriko Unibersitatea

Argomenti correlati

America Latina

Nella stessa rubrica

La lotta per l’egemonia agro-alimentare mondiale e il suo impatto sui produttori rurali latinoamericani
Bianca Rubio

Formule di cooperazione per l’America Latina
Baleren Bakaioka Azurmendi

Gemellaggio non solo culturale fra Proteo e Laberinto
Redazione Proteo

La dimensione umana nella gestione della qualità per le mansioni di attenzione alle piantagioni di canna da zucchero: un modello nella provincia di Pinar del Rio (Cuba)
Mayra Carmona González, Antonio Abadía Tejeda, Mercedes Cruz López, José Rivera Ortíz

Brasile: dove è andata a finire la speranza?
Ruy Braga, Alvaro Bianchi

 

Tutti gli articoli della rubrica "Continente rebelde"(in tutti i numeri di Proteo)


Home
Autori
Rubriche
Parole chiave

 

 

 

Formule di cooperazione per l’America Latina

Baleren Bakaioka Azurmendi

Formato per la stampa
Stampa

Mentre i paesi del Nord hanno sviluppato le loro economie lungo l’intero arco degli ultimi due secoli, nei paesi del Sud la mancanza di sviluppo è evidente li dove fame e malattie rimangono all’ordine del giorno. Inoltre i paesi del Sud conservano molte forme di dipendenza da quelli del Nord, con grande beneficio per questi ultimi. In genere mentre i paesi del Sud che sono produttori di materie prime, esportano nei paesi industrializzati a prezzi molto bassi e vantaggiosi per gli acquirenti ciò che viene venduto dai paesi più avanzati comporta delle difficoltà per i paesi più poveri. Questi paesi sono generalmente amministrati da regimi corrotti i cui leader pensano soltanto ad accumulare grandi fortune. Ciò determina enormi difficoltà nello stabilire basi economiche solide in grado di incoraggiare uno sviluppo sostenibile.

Le teorie dello sviluppo economico non spiegano sufficientemente questi fenomeni. I marxisti sostengono che le cause di questo mancato sviluppo sono da rapportarsi alla dipendenza politica dal centro (Nord), ragione per cui il problema assume un carattere più politico che economico. Per i neoliberali i requisiti principali per lo sviluppo economico di questi paesi consistono nell’apertura delle loro economie, nel risanamento finanziario, nella liberalizzazione dei mercati del lavoro, nella privatizzazione delle imprese pubbliche e nella formazione dei propri cittadini. Sebbene fino ad ora queste politiche neoliberali, sostenute dal FMI, dalla BM e dall’OMC, sono state causa di un maggiore impoverimento ciò non è ancora riconosciuto da chi ne è fautore.

Indipendentemente dalla dottrina dominante, oggi si stanno mettendo in atto politiche di sviluppo basate sulla cooperazione tra istituzioni di paesi sviluppati e organismi locali, ONG, ecc. di paesi del Sud, dove la partecipazione della società civile è fondamentale per porre le basi di uno sviluppo sostenibile. La partecipazione della società civile all’interno di organizzazioni che mettono in pratica i progetti di sviluppo è promossa anche dalla UE. In questo tipo di organizzazioni, denominate paternariados, le cooperative e le altre imprese dell’Economia Sociale giocano un ruolo di estrema importanza per la crescita, soprattutto a livello locale, dei paesi in via di sviluppo.

Questo lavoro ha come obiettivo quello di esaminare il contributo della formula dei paternariados in una possibile applicazione nei rapporti tra i paesi del Nord e i paesi latinoamericani. In questo contesto anche l’Economia Sociale può sviluppare, estendere ed ampliare i propri affari all’interno della formula dei paternariados, mantenendo la sua identità e contribuendo al benessere dei paesi latinoamericani.

Il criterio utilizzato in questo studio comporta la necessità di fornire una iniziale definizione di paternariados. In seguito si analizza l’esperienza di cooperazione decentralizzata portata avanti da alcuni municipi baschi che costituiscono l’Euskal Fondoa (Fondo Vasco de Cooperación). Infine si analizza il progetto della Fundación Iberoaméricana de Economía Social, il cui obiettivo è quello di sostenere l’Economia Sociale iberico-americana.

2. La formula del partenariato

Il termine paternariado equivale a quello di cooperazione tra diversi organismi. In maniera più concreta lo si potrebbe definire come “una formale struttura organizzativa per la concretizzazione e l’applicazione di politiche consistenti nella mobilitazione di un insieme di interessi e lo sforzo congiunto di alcuni associati, con un impegno comune e un programma di azioni, preferibilmente pluridimensionale, con finalità concrete”. A questo paternariado devono prendere parte imprese dell’Economia Sociale sempre più sensibili ai problemi della disoccupazione, dello sviluppo rurale, della povertà e dell’emarginazione sociale, in modo da promuovere la coesione e l’integrazione sociale senza escludere la creazione di imprese alternative a quelle mercantili. Quindi è evidente che gli obiettivi elencati possono essere raggiunti anche utilizzando la formula delle imprese impegnate nell’Economia Sociale, con la partecipazione dello Stato o di qualsiasi ente pubblico oltre alle imprese private. Un altro aspetto che va considerato è che uno sviluppo sostenibile deve poter contare su una base democratica solida; per questo è necessario dare impulso alla creazione di governi locali a forte vocazione democratica e con grande partecipazione popolare.

Un paternariado potrebbe essere formato da molte organizzazioni con interessi divergenti ma il convergere di questo insieme di interessi verrà affidato ai rispettivi organi direzionali. Di conseguenza ci sarà in primo luogo un organo esecutivo chiamato Consejo del Paternariado o anche Comité de Géstion. Poi si avrà, come organo più rappresentativo, una Assemblea Generale annuale e volendo un Comitato Consultivo.

La differenza di provenienza dei membri del Consejo farà sì che in fase decisionale si presentino alcune difficoltà, pertanto la tendenza, al fine di garantire una maggiore operatività, sarà quella di creare un organo il più ridotto possibile. Tuttavia è sempre consigliata sia la presenza di rappresentanti delle imprese private, sempre che le stesse ne possano indirettamente beneficiare, sia quella di rappresentanti degli organismi pubblici, che generalmente finanziano le attività del paternariado. Anche i sindacati possono fare parte del paternariado sebbene essi stessi abbiano i prori ONG. Infine i rappresentanti delle imprese dell’Economia Sociale possono contribuire a rafforzare le strutture produttive locali, poiché queste imprese, oltre che a svolgere un ruolo attivo, sono radicate nel loro ambiente originale.

Un altro aspetto del paternariado che va sottolineato è la partecipazione del beneficiario. Il beneficiario deve costituire il nucleo del paternariado, con il rischio di un fallimento in caso di una sua mancata partecipazione attiva. D’altro canto, essendo la società civile protagonista, il paternariado sostituisce parzialmente lo Stato, senza comportarne l’esclusione. Infatti lo Stato continua ad essere fondamentale nel paternariado poiché muta la sua funzione ma non rinuncia alla sua partecipazione.

3. La cooperazione decentralizzata: il caso dei Paesi Baschi

Per cooperazione decentralizzata si intende la parte del ruolo di protagonisti dei paesi del Nord affidato, nel solidale sviluppo dei paesi del Sud, alla partecipazione di governi locali. In questo modo i municipi dei paesi del Primo Mondo diventano protagonisti dello sviluppo sostenibile dei paesi del Terzo Mondo, mediante aiuti concessi agli enti locali dei paesi più poveri. Questa cooperazione per lo sviluppo può essere applicata a tutti i paesi del mondo, anche se in questo lavoro prenderemo in considerazione solo i rapporti stabiliti tra i municipi baschi che fanno parte dell’Euskal Fondoa ed i paesi beneficiari dei progetti di sviluppo da essi finanziati.

La cooperazione decentralizzata ha la sua origine nei suggerimenti delle Nazioni Unite affinché i paesi più sviluppati destinino lo 0,7% del loro PIL alla cooperazione per la crescita dei paesi un via di sviluppo. Anche l’Unione Europea è impegnata a sostenere la crescita economica dei paesi in via di sviluppo ed in particolare di quelli aderenti alla Convención de Lomé. Secondo le ultime indicazioni i progetti da finanziare devono confidare nella partecipazione della società civile, elemento chiave per l’ottenimento di risultati positivi.

Secondo le indicazioni dell’ONU, in Catalogna, all’inizio degli anni Ottanta, si sviluppò l’idea che le pubbliche amministrazioni catalane dovessero fornire il loro specifico contributo allo scopo di determinare un miglioramento nelle condizioni di vita dei paesi con problemi di sviluppo. Per questo, nel 1986 è nato il Fons Cabalá de Cooperació al Desenvolupament in cui partecipano vari comuni (172), rappresentanze catalane, consigli regionali, la stessa Generalitat de Cataluña ed alcune strutture private.

Due anni più tardi, nel 1988 nei Paesi Baschi si è costituita una fondazione privata chiamata Fondo Vasco de Cooperación con Centroamérica (di cui l’autore di questo lavoro è stato membro fondatore) il cui scopo era quello di creare un fondo a supporto di progetti per lo sviluppo e con finanziamenti erogati dai municipi membri della fondazione. L’ampliamento del raggio d’azione del Fondo ha fatto si che si venisse a configurare come organismo misto: Fundación e ONGD.

Nel 1996 il fondo si è trasformato in Associación de Entidades Locales Vascas Cooperantes -EUSKAL FONDOA-, evidenziando la sua predilezione per i municipi nell’ambito della Cooperación Internacional al Desarollo. Attualmente i municipi membri del Fondo sono 67, tra cui Bilbao, Vitoria, San Sebastián e la Diputación Foral de Álava. Tutti questi municipi destinano una percentuale vicina allo 0,7% delle prime cinque voci della loro legge finanziaria per il sostegno a progetti di cooperazione. In questo modo, ogni anno si hanno a disposizione risorse economiche costanti necessarie al finanziamento dei suddetti progetti.

In seguito sono stati creati il Fons Valenciá per la Soladaritat (1992), il Fons Mallorquí de Solidaritat y Cooperació (1993) il Fons Menorquí de Cooperació (1993), il Fondo Galero de Cooperación y Solidaridad (1997), il Fonds Pitiús de Cooperació Ibiza y Formentera (1999) il Fondo Andaluz de Municipios para la Solidaridad Internacional (2001) ed infine nel 2002 si è costituito il Fondo Extremeño Local de Cooperación al Desarrollo. Tutte queste organizzazioni, in completa autonomia, hanno costituito nel 1995 la Confederación de Fondos de Cooperación y Solidaridad “per il coordinamento e la rappresentazione congiunta di tutte le tematiche che per il loro carattere riguardano interessi comuni”. L’obiettivo principale di questa Confederazione è quello di promuovere la cooperazione decentralizzata e di rappresentare l’interlocutore unico per tutte le istituzioni statali, comunitarie e mondiali. Inoltre questa rappresenta anche la continuità a livello statale delle politiche di governo sulla cooperazione, in collaborazione con gli altri protagonisti (ONGD e movimenti sociali), il cui scopo finale è il miglioramento dell’Ayuda Oficial al Desarrollo dello Stato spagnolo.

I membri di questi fondi di solidarietà hanno stabilito accordi con alcuni municipi latinoamericani (altri con municipi Saharauis) facilitando l’attuazione di progetti di cooperazione. Pertanto, nello scegliere un progetto si esaminano gli effetti sul completo sviluppo economico locale sostenibile (per esempio insegnando in agricoltura le tecniche di coltivazione, di immagazzinamento, ecc.), la gestione dell’impresa, la distribuzione di acqua potabile, la costruzione di scuole, la creazione di un sistema sanitario, i servizi locali, l’urbanizzazione, il trattamento dei rifiuti, l’impatto ambientale, i trasporti, ecc. Molte di queste attività, in Europa, rientrerebbero nelle cosiddette Nuove Forme d’Impiego, che sono latenti a livello municipale tanto nel nostro continente quanto nei paesi che hanno bisogno di aiuti per lo sviluppo.

È importante seguire e controllare direttamente i progetti da realizzare. Al fine di raggiungere questi obiettivi è stata costituita la Oficina de Seguimento de Proyectos en Centroamérica, Mexico y El Caribe en Managua (Nicaragua). Spesso viene criticato il fatto che questi fondi si concentrino troppo sui paesi latinoamericani, trascurando aree con livelli elevati di povertà, come l’Africa o alcuni paesi dell’Asia, ma la loro vicinanza culturale e linguistica spiega la propensione per i paesi del continente americano.

I promotori dei progetti sono le entità membri del fondo, le istituzioni locali europee, le istituzioni locali del Sud, le associazioni (religiose) e gli ONG del Sud. Dopo aver valutato il progetto, viene firmata una convezione tra il Fondo e la controparte interessata, affinché i beneficiari siano coloro che eseguono il progetto.

La distribuzione dei fondi avviene nel seguente modo: 1) il municipio stanzia i fondi attraverso la ONGD e le altre associazioni coinvolte nel progetto (enti religiosi); 2) si concedono sovvenzioni annuali vincolate agli accordi di aiuto (sovvenzionando progetti di uno specifico municipio); 3) si distribuiscono fondi per la cooperazione tra municipi (Fondo Basco) da utilizzare in progetti eseguiti tramite il sistema del finanziamento congiunto (come nel caso dei municipi con budget ridotti).

Un problema dei fondi per la cooperazione decentralizzata che complica l’esecuzione dei progetti, è l’esistenza di un numero spesso troppo elevato di questi. Le iniziative sono molteplici, ragione per cui il risultato, in molti casi, non è ottimale. A ciò va aggiunto che generalmente, per creare paternariados più stabili, i progetti hanno un’unica dimensione, poiché risultano essere più efficaci quelli in ambiti più completi e di maggiore durata.

Alcuni di questi progetti sono attuati, anche se in casi eccezionali, da cooperative agricole. Senza dubbio, è proprio tramite questi paternariados che si potrebbe stimolare il cooperativismo, dato che questo tipo di organizzazione imprenditoriale viene, in diversa misura, implemento nei paesi del Sud tanto nel settore agricolo quanto nell’artigianato, nell’attività creditizia, ecc. Quindi le cooperative agricole ed artigianali potrebbero avere un ruolo di rilievo nello sviluppo delle attività di base dei paesi più arretrati.