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Continente rebelde

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Baleren Bakaioka Azurmendi
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Professore all’Istituto de Derecho Cooperativo y Economía Social-GEZKI, Dipartimento di Economia Applicata 1, Universidad del País Vasco/Euskal Heriko Unibersitatea

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Formule di cooperazione per l’America Latina

Baleren Bakaioka Azurmendi

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In questo conteso sono nati paternariados come quelli del municipio cubano di Mariel (provincia di La Habana) e di quello Basco di Pasaia (o Pasajes). A questi paternariados, di tipo tecnico-finanziario, partecipavano municipi di entrambe i paesi, l’Istituto Politécnico Marítimo Pesquero de Pasajes e il suo omologo del municipio cubano, l’Eskual Fondoa, il governo basco e una ONG italiana che finanziava i trasferimenti dei tecnici cubani che venivano a perfezionare nella scuola di Pasaia le loro conoscenze sulla pesca (ingegneria marita e della pesca) e sul miglioramento del sistema di approvvigionamento di acqua potabile. Altri paternariados finanziavano i soggiorni, le lezioni, ecc. A seguito di questo paternariado si è formato un gemellaggio tra i due municipi che porterà ad un incremento della collaborazione. In seguito all’approfondimento dei rapporti tra i due municipi l’Eskual Fondoa finanzierà completamente, durante l’esercizio 2000-01, il progetto di ricostruzione e miglioramento di 60 case in stato di quasi rovina e la ristrutturazione di altre 47, con lo stanziamento di 116.172 euro. L’ Eskual Fondoa è inoltre impegnato nel finanziamento di un analogo progetto nel Municipio di Arroyo Naranjo (La Habana).

In sostanza lo scopo di questo tipo di cooperazione locale è quello di stabilire delle solide basi infrastrutturali nei municipi dei paesi del Sud, in modo tale che a partire da queste nascano iniziative imprenditoriali in grado di migliorare la qualità della vita, di incrementare l’attività agricola e dell’allevamento, di creare una gestione imprenditoriale, di rifornire i mercati locali e regionali, di ottenere risorse finanziarie, ecc. Dipendere dagli investimenti delle imprese multinazionali, attratte dai governi di questi stati, significherebbe che solo alcuni “fortunati” potrebbero godere di un livello di vita qualitativamente superiore a quello del resto della popolazione, anche se questo vantaggio risulterebbe nella maggior parte dei casi effimero. Al contrario le attività nate in ambito locale rimangono. Gli individui di una comunità producono ricchezza con effetti positivi per tutti. In questo senso le imprese cooperative hanno un eccellente campo d’azione. Così i membri più attivi di una comunità si possono organizzare in questo tipo d’impresa che, per definizione, hanno carattere democratico e di estesa partecipazione con risultati nettamente a favore del lavoro, del contesto sociale e quindi della comunità. La creazione di imprese cooperative richiede in primo luogo l’esistenza di esperti in cooperative da cui scaturisce la necessità di creare centri di formazione per imprenditori in cooperative. A tal proposito uno degli obiettivi dei Fondos de Cooperación menzionati deve essere quello di promuovere progetti di formazione per imprenditori in cooperative in collaborazione con le università e le istituzioni preposte.

La maggior parte di questi progetti di cooperazione per lo sviluppo sono estranei al cooperativismo. Il movimento di cooperazione basco non partecipa attivamente a progetti di questo tipo. Tuttavia, per la prima volta, quattro istituti universitari spagnoli fanno parte, insieme ad alcune università latinoamericane, di un progetto Alfa per la promozione, la formazione, la ricerca e lo scambio di attività di cooperazione, il cui finanziamento è a carico di fondi comunitari; uno degli istituti universitari è GEZKI della Universidad del País Vasco. Si tratta di un’opportunità affinché il movimento cooperativo europeo e basco diano un contributo diverso allo sviluppo del cooperativismo in America Latina.

4. Il nuovo strumento di cooperazione

In molti paesi latinoamericani le imprese di cooperazione sono state istituite a seguito di un lungo percorso. Tuttavia le politiche di bilancio restrittive dei governi ed il permanente stato di crisi economica e sociale dovuto, in buona parte, al forte indebitamento di questi paesi, rendono difficile lo sviluppo dell’economia in generale e dell’Economia Sociale in particolare, aggravate anche dalla mancanza di altre esperienze di riferimento, in particolare europee. Tuttavia la debolezza delle strutture economiche può essere superata con una Economia Sociale, dal momento che in questo tipo di imprese vengono prima le risorse umane di quelle finanziarie essendo state, in gran parte, queste ultime la causa della grave crisi che attraversa l’America Latina. La maggior parte delle imprese pubbliche sono state privatizzate e comperate a costi irrisori dalle grandi multinazionali (BBVA, Repsol, Telefonica, ecc.) che hanno in seguito abbandonato la loro attività. I capitali che la società latinoamericana aveva accumulato al costo di duri sforzi, sono stati dilapidati dai dirigenti neoliberali o venduti ad interessi stranieri a prezzi inferiori al loro reale valore. Tutto ciò ha portato ad un aumento notevole della disoccupazione e alla consegna delle risorse naturali dell’area ai grandi capitali dei ricchi. In questa situazione di estrema povertà, dovuta alla massiccia disoccupazione, l’Economia Sociale potrebbe sviluppare tutte le sue potenzialità.

Gli anni Trenta hanno visto la nascita della cosiddetta politica economica della “sostituzione delle importazioni”, che aveva portato ad un leggero miglioramento nel livello di vita dei paesi latinoamericani. In seguito sono arrivati i regimi dittatoriali ed i cruenti colpi di stato che hanno causato una forte riduzione dei redditi delle classi popolari. Questi governi, successivamente, sono stati sostituiti da regimi democratici che però hanno continuato l’opera delle precedenti dittature. Esempi che caratterizzano questa alternanza sono l’Argentina, il Guatemala, la Bolivia e il Brasile per citarne solo alcuni. Tutto questo però potrebbe rendere possibile la creazione di imprese in una Economia Sociale. Questo contesto socioeconomico ha favorito la nascita di organizzazioni che raggruppano imprese ed associazioni pratiche e teoriche il cui scopo è potenziare l’Economia Sociale. In questo modo in Argentina, in Venezuela e in Brasile si sono costituite sezioni nazionali del CIRIEC (Centro Internacional de Investigación e Información sobre la Economía Pública, Social y Cooperativa). Queste sezioni nazionali sono formate da imprese operanti in una Economia Sociale e da ricercatori e docenti appartenenti ad istituzioni che si dedicano allo studio ed alla diffusione di questo tipo di imprese, con l’obiettivo finale di creare un’organizzazione nazionale in cui siano inseriti tutti gli operatori dell’Economia Sociale, sia pratici che teorici. Per sostenere la creazione di nuove sezioni nazionali, grazie all’iniziativa del CIREC-España, è stato creato un Secretariado para Iberoamérica il cui responsabile è l’attuale Secretario General de GEZKI (Universidad del País Vasco).

Uno dei pregi della globalizzazione è che i diversi popoli del pianeta stanno acquistando un sentimento di appartenenza ad una comunità che supera le barriere nazionali e quelle continentali. Ciò si osserva in particolare modo negli ampi rapporti che si istaurano con i paesi iberico-americani. In ambito intellettuale bisogna sottolineare l’affermarsi di intensi rapporti tra università europee e latinoamericane, in cui si attuano programmi di formazione, di ricerca, di dottorato, ecc. Questo nuovo panorama internazionale incrementa il ruolo di protagonista di Spagna e Portogallo fortemente legati all’America Latina. Per questo motivo si deve ritenere necessaria la formazione di uno strumento che unisca gli operatori dei paesi iberico-americani che agiscono all’insegna di una Economia Sociale.

L’obiettivo principale di questo strumento è la creazione di uno spazio specifico di cooperazione e sviluppo, basato su imprese che operano attraverso formule e principi dell’Economia Sociale. Una volta creato questo spazio sarà possibile un maggior consolidamento delle imprese esistenti, poiché la collaborazione è una delle basi per il rafforzamento delle strutture di questo tipo di imprese. Allo stesso tempo sarà compito principale di questo strumento fare conoscere alla società le potenzialità dell’Economia Sociale e del suo contributo al benessere della comunità che vive intorno a queste imprese. Questo compito propagandistico potrà essere realizzato particolarmente attraverso il mondo dell’educazione e della comunicazione affinché sia superata l’attuale mancanza di conoscenze.

Lo strumento proposto dal CIREC è una Fondazione che riunisca proprietari, istituzioni e personalità di rilievo, importanti per la difesa e la diffusione dell’Economia Sociale. La Fundación de Iberoamericana de la Economía Social dovrà essere il centro di una ampia rete di imprese, organizzazioni imprenditoriali, persone e associazioni che si dedicano alla ricerca e allo sviluppo dell’Economia Sociale iberico-americana. Questa avrà funzioni di referente per gli operatori dell’Economia alternativa a quella capitalista che poco a dato all’economia dei paesi latinoamericani.

L’azione della Fundación de Iberoamericana de la Economía Social si concentrerà su tre segmenti. Sarà sollecitata la creazione di un premio per quelle persone o entità che si siano distinte nella promozione o nello sviluppo dell’Economia Sociale; si creeranno borse di studio per la promozione e lo studio dell’Economia Sociale iberico-americana; e si potenzierà la creazione di una rete di ricercatori, studiosi ed esperti di tutti i Paesi dell’area, con lo scopo di costituire una base di dati e pubblicazioni di tipo scientifico e divulgativo sull’Economia Sociale. Insomma, uno strumento agile e indispensabile per costruire una ampia rete di operatori coinvolti nell’Economia Sociale.

5. Considerazioni finali

Ciò che può essere criticato della cooperazione decentralizzata è che spesso i paesi del Nord esportano modelli di sviluppo, alimentazione, sanità, medicina, educazione, abitazione, ecc. che rientrano in schemi coloniali o neocoloniali e che spingono le altre società verso l’integrazione nel sistema capitalista. Senza dubbio tutto farebbe pensare che è meglio essere integrati nel sistema economico dominante piuttosto che esserne esclusi.

La seconda critica è rivolta al fatto che lo stato neoliberale sta, pian piano, abbandonando al proprio destino i paesi sottosviluppati e che soltanto le ONGD cercano di arginare il malessere creato dai paesi del Nord. Nei paesi sviluppati vive il 25% della popolazione mondiale, si consuma il 70% dell’energia, il 75% dei metalli, l’85% del legname e il 60% degli alimenti. Gli animali da compagnia (cani e gatti) vengono alimentati molto meglio della maggioranza degli africani, ecc. In questa situazione di sfruttamento, la Spagna per esempio, contribuisce con il lavoro volontario di 158 organizzazioni di cooperazione con il Terzo Mondo, delle quali 88 ONGD sono inserite nella Coordinadora para el Desarrollo (CONGD). Queste hanno un milione circa di soci e cinquemila persone lavorano nei paesi sottosviluppati, un finanziamento pubblico del 56% (amministrazione centrale, autonoma, locale e comunitaria) ed uno privato del 44%.

In terzo luogo bisogna segnalare che molti municipi di paesi europei esportano i loro modelli di sviluppo locale nei municipi del Sud, secondo gradi diversi di necessità. Altre volte si sviluppano progetti su servizi locali per un solo municipio, quando invece sarebbe più opportuno che questi riguardassero un più ampio numero di municipi. Questo è un rischio tipico del gemellaggio.

A ciò va aggiunto che nelle ONG dei paesi ricettori si crea una classe dirigenziale formata da responsabili di organizzazioni che godono di un livello di vita molto superiore rispetto al resto della popolazione. Si finisce perciò, come conseguenza della gestione di progetti finanziati da fondi provenienti da pesi ricchi, di dare luogo ad una maggiore frammentazione sociale.

Inoltre bisogna aggiungere che i municipi, le giunte e le autonomie non hanno competenza in ambito internazionale e fanno affidamento sullo Stato. Senza dubbio la solidale volontà delle corporazioni e delle autonomie locali è aumentata sostanzialmente, superando attualmente il 13% dell’intero l’aiuto pubblico spagnolo per lo sviluppo, con un livello qualitativo diverso da quello dello Stato.

La Fundación de Iberoamericana de la Economía Social sarà un buono strumento per diffondere lo spirito di cooperazione nell’area latinoamericana tanto da rafforzare la creazione di imprese operanti in una Economia Sociale.

Infine è opportuno che i prodotti fabbricati dalle imprese (microimprese e cooperative) situate in questi municipi dispongano di strumenti finanziari, commerciali e tecnici per essere in grado di esportare nei paesi del Nord, in modo che i vantaggi vadano a loro favore. Per questo anche nei paesi del Nord deve essere creata una infrastruttura commerciale adeguata affinché questi rapporti si sviluppino in termini di uguaglianza ed equo scambio. Questo compito lo sta realizzando la Asociación Europea de Commercio Justo costituita da imprese importatrici di beni alimentari (in particolare caffè e cioccolata) ed artigianali.