Rubrica
IL punto, la pratica, il progetto

Copyright - Gli articoli si possono diffondere liberamente citandone la fonte e inserendo un link all'articolo

Autore/i

Vincenzo Bellini
Articoli pubblicati
per Proteo (2)

Tra i promotori Rete Nazionale per il Reddito Sociale e i Diritti

Argomenti correlati

Reddito sociale minimo

Nella stessa rubrica

Reddito Sociale Minimo: una riflessione sulla prospettiva
Vincenzo Bellini

Il Sud impone un’inversione di tendenza: il Reddito Sociale Minimo
Sabino de Razza

Cooperative sociali e precarietà: una risposta nel reddito sociale. Miti e degenerazioni del lavoro in cooperativa
Luigi Marinelli

 

Tutti gli articoli della rubrica "Il punto, la pratica, progetto"(in tutti i numeri di Proteo)


Home
Autori
Rubriche
Parole chiave

 

 

 

Reddito Sociale Minimo: una riflessione sulla prospettiva

Vincenzo Bellini

Questo secondo articolo dedicato al Reddito sociale minimo (Rsm), è la continuazione di quello pubblicato sul precedente numero di Proteo. Nell’articolo in questione si sono evidenziate le condizioni concrete: internazionali, economiche, politiche e sociali, entro cui la proposta del Reddito Sociale è nata ed è andata avanti. Si è fatto altresì il punto delle iniziative promosse e dei passaggi individuati per chiarire il tipo di percorso adottato. Dopo di ciò diventa utile passare a ragionare sulle prospettive.

Formato per la stampa
Stampa

6. L’iniziativa rispetto al corpo sociale

Nei prossimi mesi, in Parlamento, non ci sarà spazio per nessuna vera discussione sul riconoscimento di reddito sociale. Si annunciano sacrifici per risanare i conti pubblici e a pagare saranno milioni di lavoratori, d’anziani e di giovani. A dircelo è il Dpef che il Governo ha preparato e che prevede una Finanziaria che eguaglia le peggiori proposte negli anni ’90. La manovra conferma il rigore finanziario, la cura da cavallo cui il nostro paese sarà sottoposto.

Il caro vita dà segni di peggioramento. La riforma berlusconiana dell’irpef, se arriva in porto, aumenta le sperequazioni sociali.

Può, tra autunno e l’inverno, non crescere il malcontento, gia manifesto, e dunque la protesta del mondo del lavoro nel suo complesso?

Le prospettive del Reddito sociale minimo si rafforzano se riguardiamo poi le cose sotto il profilo, oltre che politico, della composizione sociale e dei collegamenti permessi dalla Rete.

Precari e lavoratori stabili si somiglieranno un po’ di più. L’idea del reddito sociale minimo, in queste condizioni, può funzionare al di là delle attese.

Riguardo strettamente ai settori precari.

Non migliorare la situazione del precariato del Pubblico Impiego non sarà facile. Qui siamo però di fronte ad un fenomeno crescente. Sorprende la quantità di manodopera utilizzata e sottopagata - nelle università si arriva a punte del 40% rispetto agli occupati a tempo indeterminato; si utilizza personale con un rapporto giuridico che legalizza il lavoro nero nella pubblica amministrazione.

Le aree coinvolte sono diverse: la sanità, il parastato, la Croce rossa, i vigili del fuoco, gli enti locali, le agenzie del territorio e le università.

Contro la precarizzazione e per unificare le diverse battaglie in corso la Rdb-Cub, che è parte della Rete, ha lanciato una battaglia per l’assunzione di tutti i lavoratori precari.

Rispetto al settore privato le proposte della Rete cominciano ad avere una verifica. Ambiti come quelli della grande distribuzione commerciale e delle comunicazioni sul piano sindacale hanno già dato segno d’organizzazione. Ci sono proteste e vertenze legali contro i datori di lavoro, mentre la parola d’ordine del reddito per tutti trova maggiori attenzioni. Per il lavoro legato ai servizi sociali, esistono esperienze di lotta consolidate e relazionate alla vertenza per il reddito sociale minimo, che potranno rafforzarsi e crescere in quantità.

In questi mesi, le lotte nel trasporto pubblico, hanno funzionato in modo incredibile; qui l’idea della dignità e della rivendicazione del reddito hanno attecchito e lasciato una sedimentazione di rapporti che rafforza la Rete.

Il capitolo disoccupazione. Si pensa subito a Napoli e non si fa peccato. In questa città, soprattutto, si sta preparando la risposta sociale e critica alla legge approvata dalla Regione Campania (una miseria di legge) e gli sportelli sono un elemento con cui si cerca di raggiungere ed organizzare migliaia di persone.

Nel Mezzogiorno, poggiando sulle proposte per il Rsm indiretto, i comitati dei disoccupati unitamente ai membri della Rete apriranno un capitolo vertenziale locale.

Obiettivo dei prossimi mesi è andare in profondità nel contatto con il corpo sociale. “Nella Rete”, dovrà finire quella parte di lavoratori che subisce al massimo le angherie del padrone, fatta da prestatori di manodopera giornaliera soggiogata dal caporalato, sommersa in attività che sanno di schiavitù, e che si trova disseminata ed isolata nel territorio.

Considerando gli immigrati, si colgono segnali di resistenza e tentativi di fare qualcosa di più per uscire da una condizione dove i diritti sono al minimo, quando esistono. Nei programmi della Rete, c’è quello di unire le richieste degli immigrati a quelle del reddito, di costruire luoghi d’organizzazione comuni, di tessere legami con questo mondo.

La rete nazionale degli sportelli, trova qui una ragione aggiuntiva per essere realizzata. Dall’autunno la Rete, con alcune strutture che ne fanno parte, definirà un primo utile nucleo di collegamenti.

Le leggi regionali avanzate dalla Rete, s’è detto, sono un altro strumento. In Lombardia a fine novembre, avrà termine la raccolta delle firme necessarie per la presentazione della legge; in Basilicata, in Sicilia, in Puglia il percorso è cominciato e andrà avanti anche qui per condizionare subito le scelte dei bilanci regionali. In ogni caso con il nuovo anno, le vertenze e lotte contro le giunte di varie regioni potranno entrare nel vivo.

Non solo. Nell’obiettivo dell’iniziativa territoriale ci sono anche le amministrazioni comunali di varie città.

Gli sportelli e le proposte di legge ricordate, costituiscono un volano per sedimentare rivendicazione del reddito.

La proposta del reddito sociale minimo è senz’altro migliorabile, ma ha già un pregio fondamentale: si rivolge al lavoratore precario, al disoccupato, al giovane, allo studente, all’immigrato. Guarda, allo stesso tempo, al lavoratore più garantito e a tempo indeterminato che ha una retribuzione inadeguata (working poor), dà un’alternativa vera a chi rimane senza il lavoro.

Il Reddito sociale minimo è una proposta pericolosa per i padroni, perché così come costruita è un mezzo per abbassare qui e ora il ricatto del lavoro e il conseguente sfruttamento che si subisce ogni giorno.

È uno strumento unificante del lavoro precario e di questo con quello stabile. La Rete lavora, per parte sua, a questa difficilissima sintesi di cui è manifesta l’urgenza.

La proposta di legge del reddito sociale minimo ha quest’impianto: riconosce pari dignità tra italiani e uomini e donne d’altri paesi che vivono al Nord come al Sud della nostra penisola. Considera i pensionati sociali e al minimo persone cui va riconosciuto sul serio un corrispettivo pensionistico non da fame. Individuano i giovani e gli studenti, come depositari del diritto al reddito, ai servizi gratuiti e all’accesso ai saperi.

I giovani e gli studenti sono parte qualificante e non trascurabile del conflitto che vogliamo portare avanti. Al riguardo, i centri sociali costituiscono il tramite più vicino a questo mondo per coinvolgerlo concretamente nel rivendicare reddito.

7. L’identità

Da settembre la Rete ripartirà col percorso di lotta delineato. Le lotte hanno un’importanza straordinaria perché fanno riconoscere alle singole individualità la loro comunanza, ma da sole non bastano.

La parola d’ordine della dignità per tutti i lavoratori, ha fatto breccia; è servita a sostenere la radicalità di comportamenti dimenticati per buona parte degli anni ottanta e per tutti gli anni novanta del secolo scorso.

La situazione più combattiva si esaurisce se non si aggiunge la forza che viene dall’identità. Si deve avere la consapevolezza che le “normali” differenze dipendono da un dato contesto produttivo e socio culturale; che si è oggetto del medesimo sfruttamento e che si è trattati come merci; che esistono differenze di classe che il capitale perpetua.

La Rete, nel suo piccolo, tenta di porre la questione dell’identità intervenendo sull’universo del mondo del lavoro, del non lavoro e del precariato.

La proposta del Rsm è un passaggio di ricomposizione dell’identità.