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Per la critica del capitalismo

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Joaquín Arriola Palomares
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Professore di economia, Fac. Economia all’Università dei Paesi Baschi, Bilbao

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Le ragioni economiche del conflitto internazionale

Joaquín Arriola Palomares

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Il commercio dell’America latina con il Nordamerica è tre volte superiore a quello con l’Europa. L’Asia ha uno speciale vincolo nel suo commercio estero col Giappone, benché gli USA incrementino la propria presenza nella regione. Infine l’Europa dell’Est commercia 4 volte più con l’Europa che con gli USA.

La struttura del commercio internazionale non è molto simile a quella che il libero commercio proclama. La struttura del commercio internazionale è organizzata in tre grandi blocchi centrali con una periferia così vincolata:

- Usa con l’America Latina.

- UE con Paesi dell’Est

- Giappone con l’Asia.

Non è molto chiara la relazione tra il commercio estero e la struttura degli investimenti all’estero. Senza dubbio l’investimento straniero modifica o riorienta, in parte, il commercio estero verso un dato paese. Ma la cosa che sembra più ovvia non è affatto la più semplice da verificare.

L’Europa concentra un 34 percento degli investimenti stranieri nordamericani, ma rappresenta solo il 9 percento del commercio con gli USA. Tuttavia, una percentuale di 10 punti superiore sul commercio con l’Europa non rappresenta più dei 2/3 rivolti al commercio interno.

La stessa cosa possiamo dire nel caso degli investimenti all’estero, il 44 percento degli investimenti Europei si realizzano negli USA ma il commercio dell’Europa con gli USA rappresenta il 48 percento.

Non c’è una relazione evidente tra provenienza dell’investimento straniero e flusso del commercio. Solamente nel caso dei paesi specializzati nella produzione di materie prime e di zucchero e caffè, si da un importante vincolo tra paese di origine dell’investimento straniero e paese di provenienza delle esportazioni.

La forma che adotta il sistema di accumulazione basato sull’incremento della produttività si rafforza con la divisione del lavoro.

Dopo la 2ª Guerra. Mondiale iniziò una nuova fase del capitalismo nella quale le istituzioni furono debitamente regolate.

Nella conferenza di Bretton Woods si elaborò l’organizzazione di tre aspetti:

a, per la regolazione della produzione e degli investimenti, soprattutto nel 1944, si creò un’istituzione nominata BIRF (Banca Internazionale di Restituzione e Stimolo) / BM (Banca Mondiale).

b, per regolare le finanze internazionali si creò il FMI (Fondo Monetario Internazionale).

c, per regolare il commercio internazionale si creò l’Organizzazione Internazionale del Commercio, l’OIC.

Tuttavia, per quel che riguarda l’OIC, nel 1947 si celebrò la conferenza de L’Avana, per fissare i criteri di funzionamento di questa istituzione come per la BM e il FMI. Si voleva organizzare un’istituzione che evitasse una situazione economica internazionale nella quale si impennassero i pagamenti monetari internazionali e calasse il commercio internazionale, come era accadutoe negli anni ’20 e ’30.

Nel contesto della ricostruzione erano stati enfatizzati gli aspetti dello sviluppo da parte di Europa e Giappone, che si sentivano devastati dalle guerre.

Per questo motivo, a L’Avana, si progettò un’organizzazione internazionale del commercio che includeva, tra i suoi obiettivi, quello di perseguire lo sviluppo economico e stimolare il pieno impiego. La politica commerciale si sottometteva al risultato di questi obiettivi che si consideravano più trascendenti ed importanti.

Inoltre l’OIC progettò di agire sul terreno dalle relazioni intergovernamentali. Si proponeva di giungere ad accordi con i paesi sottosviluppati, evitare le pratiche restrittive delle multinazionali e stimolare la cooperazione internazionale per la competenza e lo sviluppo. L’agenda dell’OIC era molto ampia.

L’OIC si proponeva di occuparsi dello studio della forma che doveva assumere per lo sviluppo, per l’impiego, il trasferimento della tecnologia, etc. L’OIC doveva essere un’istituzione attiva nella gestione dell’economia internazionale.

Nel Marzo del 1948, i paesi elaborarono la Carta dell’Avana, ma il congresso degli USA si rifiutò di ratificarla, perché considerava che questo organismo avrebbe potuto avere molto potere e diminuire la sovranità politica degli USA. Per questo motivo ratificò solo una parte della Carta dell’Avana: la sezione nella quale si faceva riferimento alle regole delle tariffe doganali. L’USA forzò altri governi a firmare solo questa parte, e di conseguenza, l’OIC non arrivò mai a costituirsi.

Al suo posto, si istituì un accordo generale su tariffe e commercio che costituì il GATT, questo, fino al 1995, è stato l’accordo che ha regolato le relazioni internazionali, ma non è un organismo, è solo un contratto o accordo tra parti.

L’aspetto più importante nel nuovo ordine internazionale, il commercio, non è soggetto ad un organismo di regolamentazione.

Questo accordo doveva essere rinegoziato periodicamente, e non avrebbe più avuto validità nel momento in cui fosse stata ratificata la Carta dell’Avana. Sicome questa non fu mai ratificata, la validità durò 50 anni. Durante questii 50 anni, l’accordo internazionale su tariffe e commercio fu ratificato periodicamente. Queste rinegoziazioni si tenevano in conferenze, conosciute come Rounds di Negoziazione, tra i paesi firmatari.

Ci sono stati 8 Rounds nella storia del GATT:

1ª 1945, Round dell’Avana.

2ª 1947, Round di Ginevra.

3ª 1949, Round di Annency (Francia).

4ª 1950-1951, Round Torquay (Inghilterra).

5ª 1960-1962, Round Dillón (Ginevra).

6ª 1964, Round Kenedy (Ginevra).

7ª 1974 -1979, Round Tokyo.

8ª 1986-1995, Round Uruguay.

L’ultima riunione è stata la più importante non per la sua durata, ma perché ha dato luogo alla scomparsa del meccanismo di organizzazione permanente, il GATT, ed alla creazione di un’Organizzazione Mondiale del Commercio, l’OMC, creata nel Gennaio del 1995,.

L’OMC ha poco a che vedere con l’idea dell’OIC. La filosofia di creazione dell’OMC, a metà degli anni 90, è molto distinta da quella proposta dai governi dopo la 2ª guerra Mondiale. Nell’OMC si accumula tutta l’esperienza dei rounds del GATT.

6. I principi basilari di funzionamento del GATT

Ma quali furono i principi di funzionamento sui quali si basarono i rounds del GATT? I principi basilari del GATT furono due, la non discriminazione e la reciprocità nelle negoziazioni, cioè la compensazione dei costi coi benefici.

In quanto alla non discriminazione, questa si basava sull’assunto che un compromesso raggiunto con un paese doveva essere destinato anche agli altri soci commerciali.

In quanto alla Reciprocità, questa si basava sul principio che il costo legato a una concessione dovesse venire compensato dal beneficio di una concessione per l’altro paese.

Questi principi possono avere senso se i partecipanti si trovano in condizioni di uguaglianza. Se il mondo è composto da paesi a livelli disuguali e hanno differenti gradi di partecipazione nel commercio internazionale, pretendere che tutti i paesi agiscano in accordo con questi principi coporta seri problemi.

Le negoziazioni, nella cornice di attuazione del GATT, incominciavano, inoltre bilateralmente, considerando la domanda e non l’offerta. Questo suppone che un paese porga richieste ad un altro paese. Pertanto, gli unici paesi che avevano capacità di fare una richiesta erano i grandi esportatori. Solo se un paese controlla una parte sostanziale del commercio di un prodotto, può mettere in moto le negoziazioni commerciali.

Inoltre, in accordo col principio di reciprocità, le riduzioni delle tasse doganali dovevano essere scambiate con una concessione equivalente. Solo le grandi esportatrici possono reclamare importanti riduzioni delle tasse doganali, perché solo loro possono concedere grandi riduzioni delle stesse.

Tutto questo fa sì che i paesi poveri non possano svolgere un ruolo importante nella negoziazione.

Negli anni ’60, con l’indipendenza di molti paesi di Africa ed Asia, i paesi del Terzo Mondo reclamarono all’ONU la creazione di un’organizzazione che si incaricasse del commercio internazionale e per lo sviluppo. In questo modo si creò, nel 1978, l’UNCTAD. Questa si fonda sulla filosofia dell’OIC, ma non ha il potere di obbligare i paesi a seguire una determinata linea di comportamento in materia commerciale.

Sotto la pressione del Terzo Mondo, i paesi sviluppati inclusero nell’accordo una sezione dedicata al commercio e allo sviluppo. Nell’articolo 36 si stabilisce che i paesi sviluppati non devono pretendere la reciprocità quando si stabiliscono accordi per riduzioni delle tasse doganali per le esportazioni del Sud.

L’importanza di questo articolo è relativa, perché i paesi sviluppati hanno ridotto i propri dazi per prodotti che i paesi poveri esportano poco, ma per i prodotti per i quali la capacità esportatrice è maggiore, vengono stabiliti dazi molto alti.