Autonomia, flessibilità, competizione, il tutto trova chiarezza
d’intenti nel “sistema di valutazione nazionale.. strumento di misura che permetta
un confronto obiettivo ed affidabile tra le diverse parti del sistema”, strumento
su cui per fortuna nulla si dice nel documento.
Mi sembra davvero che ci sia molto bisogno di dialogo, non
un dialogo tra interlocutori privilegiati, come quello virtuale attivato dal
ministero in un apposito sito Internet, un dialogo reale tra tutti quanti hanno
interesse all’argomento. Mi si dirà che in realtà il dialogo è alto se a discutere
sono solo i gruppi elitari, gli esperti?!
In passato l’Università ha sempre saputo trovare i luoghi per
discutere di se stessa, non so se sia sempre stata una discussione “alta”, certo
è stata spesso una discussione focosamente partecipata, anche se trasformata
a volte in un tremendo tormentone (basti pensare alla questione del docente
unico e trino). In questo momento invece, certo anche per la condivisione delle
responsabilità governative della parte maggioritaria della vecchia sinistra,
si salta totalmente la fase del dialogo e addirittura scompaiono pressoché totalmente
i luoghi tradizionali della discussione.
In questa fase dei patteggiamenti entro e fra le coalizioni,
patteggiamenti che a volte vengono realizzati spiazzando l’antagonista con lo
scavalcarne le posizioni, è addirittura ovvio che a risentirne sia anche la
politica dell’istruzione.
E’ indubbio infatti che quello dell’istruzione dovrebbe essere,
ma non è, un punto nodale di attrito tra le diverse culture che in questa coalizione
governativa si sono unite.
La soluzione migliore sarebbe forse mettersi quieti ed aspettare
visto che ..ha da passà la nottata, ma purtroppo l’ansia di rinnovamento
del nostro Ministro e dei suoi consiglieri non si concede soste.
Vogliamo un ultimo brevissimo esempio? Senza che, al contrario
di quanto accadeva ai tempi bui della 1° repubblica, nell’Università di Roma
si aprisse mai un dialogo o si trasmettesse informazione, il 4 settembre si
è siglato l’accordo tra il Governo, nella persona del Ministro Berlinguer, e
il senato accademico della Sapienza sulle modalità di decongestionamento dell’ateneo
più grande d’Europa. La Sapienza non sarà più un mega ateneo ma un CAMPUS.
Ma cos’è un campus? “Un ateneo a rete” o meglio “un sistema
di atenei su base federativa”. È’ il ministro che parla, in un’intervista al
Messaggero del 5 settembre 1998 e bisogna convenire che, se è una federazione,
è sicuramente in linea con i tempi.
Il Ministro ha assicurato che il campus resterà pluridisciplinare,
ma contemporaneamente ha detto che “Ingegneria si è candidata come campus autonomo
e Architettura sta prevedendo qualcosa del genere”(e i colleghi di Giurisprudenza
che devono ancora applicare la riforma del 1980, che cosa faranno?).
Ogni campus sarà dotato di senato accademico e di un apparato
amministrativo, ma non avranno libertà d’azione, al vertice della federazione
vi sarà una snella ed efficiente commissione centrale, ovviamente “scientifica”,
non si sa da chi nominata, che distribuirà le risorse tra i campus; sono stata
membro della commissione scientifica del mio ateneo e ho buon motivo di temere
un ruolo troppo rilevante per una commissione con questo nome.
DM istitutivo del Gruppo di lavoro
su Autonomia didattica e innovazione dei corsi di studio
di livello universitario e post-universitario
IL MINISTRO DELL’UNIVERSITà E DELLA RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
VISTA la legge 9.5.1989, n. 168, la quale all’art. 1, nell’istituire
il MURST, gli attribuisce compiti di indirizzo e coordinamento nei confronti
delle università e degli enti di ricerca:
RAVVISATA l’esigenza di nominare un gruppo di lavoro finalizzato
a:
1. verifica dello stato di attuazione della legge 341/1990
di riforma degli ordinamenti didattici universitari, delle esperienze realizzate
e dei problemi emersi con particolare riferimento ai diplomi universitari,
nonché delle ragioni che hanno determinato il tendenziale allungamento dei
corsi di studio;
2. analisi e previsione del fabbisogno formativo di livello
universitario e post-universitario e proposte per il riordino complessivo
dell’istruzione terziaria, con particolare riferimento alle esigenze di innovazione
e diversificazione della didattica, nel quadro della prevista autonomia didattica
degli atenei, al fine soprattutto di ridurre il tasso di abbandono degli studi
universitari;
3. individuazione dei “criteri generali” per l’attuazione
dell’autonomia didattica delle università, con particolare riferimento alle
esigenze di assicurare l’omogeneità del livello culturale della preparazione
universitaria e professionale sul territorio nazionale, la mobilità degli
studenti tra gli atenei, il rispetto della normativa e delle equipollenze
in ambito comunitario, nonché la più ampia informazione sugli ordinamenti
degli studi.