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Trasformazioni sociali e diritto

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Arturo Salerni
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Associazione Progetto Diritti; Membro del Comitato Scientifico del Centro Studi Trasformazioni Economico-Sociali (CESTES) - Proteo

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Tre percorsi, un obiettivo
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Tre percorsi, un obiettivo

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4. Una risposta, una proposta: il “reddito sociale minimo di cittadinanza”

È possibile lavorare per invertire questa linea di tendenza che distrugge ogni prospettiva di unità dei lavoratori, che permette agli imprenditori di spremere senza regole chi lavora, che impedisce ogni stabilitàe prospettiva per chi si trova in posizione subalterna?

In questo numero zero vogliamo soltanto sollevare una questione, iniziare ad intravedere un obiettivo, che già si pone alla riflessione collettiva, per contribuire porre un freno al liberismo dilagante e per affermare un diritto da cui nessun cittadino può essere escluso.

Si tratta della questione del reddito di cittadinanza, o comunque - al di là dei termini - di un reddito garantito in presenza di una situazione di disoccupazione o di sottoccupazione.

Nel porre questo obiettivo - e, prima ancora, nell’ individuare un possibile percorso di lotta - si sollevano tre questioni:

a) alla logica del primato dell’impresa - così fallimentare dal punto di vista dell’ interesse generale, quantomeno sul terreno della “lotta alla disoccupazione” - si contrappone la idea-necessità che il soggetto che si affaccia sul mercato del lavoro non sia un soggetto precipitato in uno stato assoluto di disperazione, la cui stessa esistenza si contrappone a quella del già occupato, disponibile ad accettare di tutto per fronteggiare l’ inedia e la miseria, usato come strumento di ricatto nei confronti degli altri lavoratori per spingerli ad accettare inferiori condizioni retributive e normative;

b) l’ affermazione di un principio di democrazia, di civiltà e di solidarietà sociale, che ha antiche radici e che va attualizzato al livello dello sviluppo raggiunto dalle forze produttive e dal modo di produrre (come afferma Darhendorf in Per un nuovo liberalismo, 1988, “se fra i diritti fondamentali non figura quello per cui viene garantita la base materiale della vita, in pratica crolla la società dei cittadini”);

c) la contrapposizione all’ ideologia ed alla pratica dello smantellamento del “welfare state” nella riscoperta della politica anche come strumento per fronteggiare gli stati di bisogno collettivi e per governare lo sviluppo e l’ economia, tenendo ben presente che la disoccupazione è un dato strutturale delle società capitalistiche più avanzate.

Nel saggio di Bronzini e Bascetta, “Il reddito universale nella crisi della società del lavoro” (in AA.VV., La democrazia del reddito universale, Manifestolibri, pagg. 7 e segg.), si afferma, tralaltro, che la proposta di introdurre un reddito universale “è un primo tassello nella definizione di uno Statuto dei diritti del lavoratore post-fordista, che unifichi sotto il suo scudo protettivo ogni forma di prestazione lavorativa”.

Anche al di là dell’ analisi, che occorre necessariamente fare, sulla trasformazione del lavoro, e quindi su come gli istituti giuridici a tale trasformazione si rapportano, su quali garanzie si determinano - o si dovrebbero determinare - per i lavoratori nella nuova situazione (si pensi, solo per fare un esempio, al telelavoro), appare con evidenza che l’ istituto del reddito di cittadinanza (o del reddito garantito o universale) può diventare uno strumento imprescindibile di unificazione degli interessi (oggi spesso apparentemente contrapposti) di occupati, semioccupati, temporaneamente disoccupati, occupati in forme di lavoro inquadrate come autonome.

Si tratta di individuare forme dell’ erogazione del reddito, condizioni e requisiti, entità, costi: anche su questo punto intendiamo nel corso del tempo soffermare la riflessione, per individuare - accanto all’ opportunità ed alla insostituibilità dell’ obiettivo - la praticabilità e la quantificazione dello stesso.

Si tratterà di una ricerca da condurre a più livelli: possibile strutturazione normativa, costi economici, individuazione delle risorse necessarie per fronteggiare i costi, percezione sociale della parola d’ ordine, forze sociali disponibili ad affrontare una vertenza che incontrerà non pochi ostacoli.

E sicuramente sul punto il conflitto sarà aspro proprio perchè si pone al centro di uno scontro più ampio tra l’ ideologia galoppante della piena libertà di impresa (e gli interessi economici e politici sottostanti a tale “visione del mondo”) e la necessità di costruire una prospettiva “altra” rispetto ad un futuro fatto di lavoratori “usa e getta” e di contrazione della spesa pubblica, a partire appunto dalla creazione di una sicurezza economica minimale.

Il Centro Studi Cestes Proteo intende contribuire, unitamente alle forze che ritengono utile impegnarsi per questa soluzione, alla ricerca ed alla definizione delle concrete articolazioni della proposta.