Rubrica
L’analisi-inchiesta

Copyright - Gli articoli si possono diffondere liberamente citandone la fonte e inserendo un link all'articolo

Autore/i

Sergio Cararo
Articoli pubblicati
per Proteo (5)

Ricercatore socio-economico di CESTES-PROTEO

Argomenti correlati

Federalismo

Nella stessa rubrica

Una inquietante riforma ormai alle porte. Le trappole del federalismo
Sergio Cararo

 

Tutti gli articoli della rubrica: analisi-inchiesta(in tutti i numeri di Proteo)


Home
Autori
Rubriche
Parole chiave

 

 

 

Una inquietante riforma ormai alle porte. Le trappole del federalismo

Sergio Cararo

Quale sarà il volto delle istituzioni locali e nazionali nei prossimi mesi? Il “federalismo dall’alto” sta disegnando la nuova mappa dei poteri. Le conseguenze già oggi visibili sono la nascita di un blocco di potere fondato su amministratori, managers del terzo settore e tecnocrati, l’aumento della divaricazione tra Nord e Sud, lo smantellamento dei servizi sociali locali ed un vertiginoso aumento della tassazione. Altro che sussidiarietà e partecipazione dei cittadini alle scelte di governo!! Dietro il “mito delle Regioni e delle municipalità” incombono gli “spiriti” di Maastricht, del mercato... del Profit State.

Formato per la stampa
Stampa

Un invito a non tirare troppo la corda viene anche da Cesare Cava (responsabile finanze della Lega delle Autonomie Locali) secondo cui “Appare quantomeno singolare che il Governo sia fortemente impegnato per ridurre di un punto percentuale le aliquote Irpef e contestualmente consentire, se non obbligare, l’applicazione di una addizionale Irpef comunale” [1].

 

 

6. Privatizzazioni, aumenti di tasse e tariffe: un “destino manifesto” ?

 

Le cronache locali e finanziarie degli ultimi quattro anni, sono piene di avvenimenti come le privatizzazioni delle principali aziende municipalizzate (ACEA a Roma, AEM a Milano, AMGA a Genova, AEM a Torino etc.), le loro quotazioni in borsa e la loro corsa a fuzioni e concentrazioni (ultima in ordine di tempo quella tra le aziende energetiche di Roma, Milano e Torino). Il processo di privatizzazione ormai dilaga in ogni ambito dove prima gli enti locali (oltre che lo Stato) dovevano assicurare direttamente l’erogazione dei servizi.

Egemonia neoliberista, rigorismo di bilancio ed euforia federalista hanno impresso una accelerazione impressionante a tale processo. Il principio di sussidiarietà tra Stato centrale ed istituzioni locali nell’erogazione e gestione dei servizi sociali, è andata letteralmente “ a farsi friggere” perchè la filosofia che ispira entrambi è praticamente la stessa.

La denuncia sulla contraddizione tra “i conti in ordine” per i Comuni e il peggioramento delle prestazioni e dei servizi sociali, arriva - paradossalmente - non dalle aree povere del Meridione ma da una area “ricca” della dorsale adriatica : le Marche.

Secondo i dati elaborati dallo SPI-CGIL ad Ancona, dal 1997 al 1998, le entrate totali del Comune sono passate da 265 a 366 miliardi con un incremento del 38% e le previsioni per il 1999 prevedono un ulteriore balzo a 507 miliardi (+39%). A fronte di questi sostanziosi aumenti delle entrate, la spesa sociale corrente dal 1997 al 1998 è cresciuta solo dello 0,1% e destinata ad incrementarsi per il 1999 solo dello 0,5%. La tendenza, secondo il sindacato dei pensionati, è simile nel resto della Regione [2].

Un primo effetto di questa legittimazione del Profit State a livello locale e nazionale, è stata l’esplosione delle imposte locali e l’aumento delle tariffe dei servizi ormai completamente affidate a società private o privatizzate in questi anni. Il processo di trasformazione in SpA delle ex aziende municipalizzate nell’energia, le acque, i trasporti, l’igiene urbana “spinge le aziende alla ricerca di performance di profitto ed efficenza che comprtano un inevitabile salto di qualità negli investimenti e nella ridefinizione delle tariffe...la ricerca di una più alta qualità del servizio, anche nell’interesse degli azionisti e nella remunerazione del capitale investito, non in tutti i settori significherà un risparmio per i cittadini” commenta un quotidiano economico [3].

Accantonando l’ICI e le addizionali regionali, comunali e prossimamente provinciali dell’Irpef e dell’Irap, che sono già operative, sul fronte dei servizi le notizie sono ancora peggiori.

Ad esempio sulla questione dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU), la tassa locale (la Tarsu) scomparirà ma non per alleviare i nostri redditi, anzi, verrà trasformata in servizio a tariffa perchè dovrà coprire tutta la spesa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Ciò significherà due cose ben precise: l’introduzione dell’IVA come sulle altre tariffe ed un aumento compreso tra il 20 e il 30% delle bollette da pagare.

Ma non c’è solo questo. Le tariffe dell’acqua crescerannno del 30-40% (in alcuni casi anche di più) mentre marcia speditamente la privatizzazione o la concentrazione selvaggia delle società che gestiscono gli acquedotti (in pista c’è anche l’onnivora ENEL). Secondo l’amministratore delegato dell’ACEA, i soggetti che potranno gestire acque e acquedotti dovranno diminuire “da 9.000 a ...dieci” e il primo passo di aggregazione - secondo Cuccia - “non può che essere un discorso federativo” [4].

Le tariffe del gas - dove le tasse rappresentano il 50% della tariffa con il paradosso delle imposte conteggiate due volte - sono destinate ad aumentare anche a causa delle quote da versare agli enti locali [5].

Infine occorre segnalare le conseguenze delle privatizzazioni e concentrazioni in corso nel settore dell’elettricità. Da un lato la “liberalizzazione” che deriverà della privatizzazione lascia il campo aperto su questo mercato strategico alle società private, dall’altro le ex aziende municipalizzate stanno dando vita a nuove concentrazioni per partecipare non solo alla spartizione del mercato dell’energia ma anche in altri settori. Il presidente dell’ACEA Fulvio Vento (anch’egli ex dirigente sindacale della CGIL), in occasione del protocollo d’intesa raggiunto tra l’azienda romana con le aziende AEM di Milano e Torino, ha dichiarato che “l’alleanza a tre potrebbe riguardare anche il gas, compatibilmente con la liberalizzazione del settore” . L’accordo potrebbe estendersi anche all’AMGA di Genova [6].

Sulla composizione delle tariffe elettriche già oggi pesa la quota destinata agli enti locali, ma è evidente come la fine del controllo pubblico sulle tariffe non può che spianare la strada ad operazioni finanziaria piuttosto “corsare” come quella - denunciata dalla Telecom - che ha visto l’Enel scaricare sulle bollette elettriche i costi dei debiti accumulati dalla società telefonica Wind di cui l’Enel è uno dei maggiori azionisti. Una cosa sembra ormai mettere d’accordo tutti gli osservatori : la concorrenza al ribasso sulle tariffe è già finita, essa è servita solo a gettare fumo negli occhi nella fase delle privatizzazioni.

Se questa è la fotografia delle situazioni locali nel nostro paese, il federalismo dall’alto non può che rivelarsi come una ulteriore “cura da cavallo” su un corpo sociale già fortemente indebolito dalle finanziarie d’urto che hanno contraddistinto l’integrazione dell’Italia nell’Europa di Maastricht, anzi, si ha la netta impressione che questo processo ne sia una connessione/conseguenza strettissima mascherata e legittimata dall’inganno della sussidiarietà.

Le trappole del federalismo sono dunque numerose e sarà bene che la sinistra e il sindacato se ne accorgano per tempo per sbarrare la strada alle inquietanti avventure nel quale vuole catapultarci una classe dirigente che sembra potersi collocare indifferentemente a destra come a sinistra dello schieramento politico. Ci interessa molto indagare la natura sociale e le ambizioni di questa classe dirigente. Nel Duemila il federalismo rischia di diventare realtà ed a questo vorremmo dedicare una seconda parte del nostro lavoro sul prossimo numero di Proteo.


[1] Dichiarazioni comparse rispettivamente su : Unità del 2/9/99; documento dell’UPL del 11.10.99; L’Opinione del 2/10/99; Unità/Autonomie del 30/9/1999.

[2] “Il Comune si fa ricco.Il welfare si fa povero” in Unità/Autonomie del 30 settembre 1999.

[3] “Acquedotti, da 9mila si ridurranno fino a 10”, Milano Finanza del 7 settembre 1999.

[4] “Servizi migliori anche se più cari. Enti locali e amministrazione centrale passano la mano a vere aziende con logiche imprenditoriali”, Italia Oggi dell’ 8 novembre 1999.

[5] “Acqua, gas e rifiuti. Ronchi minimizza ma rincarano” su Autonomie del 14 ottobre 1999.

[6] “ACEA-AEM, ora nasce l’anti-Enel”, Milano Finanza del 10 novembre 1999.