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LAB: trattattiva collettiva, luogo di confronto

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“Il sindacato era perfettamente cosciente che le difficoltà che si sarebbero presentate nel momento della trattativa collettiva di quest’anno, e così sta avvenendo. Sono molti gli accordi da rinnovare e il contesto di crisi è sempre presente”.

1. Solo profitti Nell’attuale contesto di crisi, la prepotenza dei datori di lavoro si rafforza sempre più e la loro offensiva continua ad aumentare. Vogliono approfittare di questa situazione per fa perdere importanza alle relazioni lavorative e per estendere la loro quota di affari, privatizzando ancora di più i servizi pubblici e togliendo ulteriore spazio al settore pubblico. Ossia, vogliono approfittare di una situazione congiunturale - che non è stata provocata dai lavoratori - per continuare con la precarietà, congelando o facendo abbassare i salari, aumentando la giornata lavorativa e la flessibilità, indebolendo le condizioni lavorative o limitando i diritti sindacali. Stiamo parlando di conseguenze strutturali per la classe lavoratrice, perché quando le imprese tornano ad avere profitti astronomici, tale avanzamento non si traduce anche nelle condizioni lavorative che ora ci vogliono negare, né nelle prestazioni, tantomeno nei servizi pubblici che sono oggetto di tagli feroci. Gli anni di crescita economica ci hanno insegnato qualcosa a proposito. Vogliono indebolire le condizioni di lavoro per continuare a non distribuire in modo equo la ricchezza prodotta, così da ottenere maggiori profitti.

2. Non mancano gli esempi L’atteggiamento dei datori di lavoro sia nel contesto pubblico che in quello privato è comune a tutti gli herrialdes2 e ha generato numerosi esempi di blocco nelle negoziazioni e diminuzione dei diritti lavorativi. A Gipuzkoa l’atteggiamento di Adegi è di provocazione senza precedenti. Sia per il settore metallurgico che per quello delle arti grafiche, la piattaforma presentata dagli imprenditori e l’atteggiamento tenuto durante le negoziazioni, dimostrano la totale assenza di interesse ad arrivare a un qualsiasi accordo. Le proposte regressive attaccano direttamente la struttura dell’accordo e consistono in una regressione rispetto alle condizioni lavorative e ai diritti sindacali. Ormai le regole del gioco - che hanno imperato negli ultimi anni - si sono sfaldate, e assistere al tavolo della contrattazione è diventato puro teatro senza alcun percorso fattibile, visto che per la LAB non ci saranno possibilità di accordo con una negoziazione basata su aspetti regressivi. Anche durante le contrattazioni del settore pubblico (Osasunbidea, Osakidetza, insegnamento che dipende dall’amministrazione di Araba, Bizkaia e Gipuzkoa, servizi di aiuto a domicilio, ecc.) vengono proposte restrizioni ai servizi, non sostituzioni dei congedi, ecc. Le contrattazioni per le residenze della terza età sono bloccate e anche per quanto riguarda il resto degli accordi aperti non ci sono speranze che le cose possano migliorare. In questo schema di lotta, di scontro durante le contrattazioni collettive, dobbiamo inserire anche i conflitti che si sono sviluppati in altri spazi temporali o con datori di lavoro differenti; ossia, precedenti alla negoziazione collettiva di questo anno o in stretta relazione, diretta o indiretta, con il datore pubblico, come conseguenza dei processi di privatizzazione. Processi di lotta con una rivendicazione comune: “stesso lavoro, stesso salario”, anche se articolata in modi differenti.

3. Un luogo di confronto I lavoratori e le lavoratrici stanno soffrendo sulla propria pelle le conseguenze (disoccupazione, EREs) di una crisi che non hanno generato loro. Però la LAB non permetterà più tutto ciò. In questo senso, la trattativa collettiva svolge un ruolo fondamentale: ossia, da un lato, quello di migliorare i salari e le condizioni lavorative, e dall’altro, quello di ricomporre attraverso la contrattazione collettiva un settore pubblico sempre più indebolito, per tessere una vera rete di prestazioni e servizi pubblici che, oltre alla loro proclamazione formale, rispetti i diritti sociali. Se vogliamo neutralizzare l’atteggiamento dei datori di lavoro bisogna intendere la negoziazione collettiva come un luogo di confronto. I lavoratori dei settori più danneggiati devono mobilitarsi per obbligare i datori a cambiare il loro atteggiamento, per realizzare une negoziazione che migliori i salari e le condizioni di lavoro e per far sì che i datori non cadano nella tentazione di proporre misure conservatrici. I lavoratori e le lavoratrici hanno appreso molto bene il senso della sfida. Lottare per i nostri diritti è l’unica garanzia per non tornare indietro e per migliorare le nostre situazioni. Il datore si sente forte, ma attraverso la pressione e la mobilitazione riusciremo a cambiare le cose. Quindi, sebbene i datori pubblici o privati facciano credere che questo non è tempo per le rivendicazioni e per le lotte, la classe lavoratrice non si lascia ingannare. Sappiamo bene che bisogna lottare, ed un esempio di ciò lo abbiamo ricevuto dai lavoratori delle mense scolari, delle ambulanze, delle arti grafiche o del settore metallurgico.

1 Articolo tratto da iraultzen, aprile/maggio 2010.

2 Termine basco che significa provincia [N.d.T.].