Formule di cooperazione per l’America Latina

Baleren Bakaioka Azurmendi

Mentre i paesi del Nord hanno sviluppato le loro economie lungo l’intero arco degli ultimi due secoli, nei paesi del Sud la mancanza di sviluppo è evidente li dove fame e malattie rimangono all’ordine del giorno. Inoltre i paesi del Sud conservano molte forme di dipendenza da quelli del Nord, con grande beneficio per questi ultimi. In genere mentre i paesi del Sud che sono produttori di materie prime, esportano nei paesi industrializzati a prezzi molto bassi e vantaggiosi per gli acquirenti ciò che viene venduto dai paesi più avanzati comporta delle difficoltà per i paesi più poveri. Questi paesi sono generalmente amministrati da regimi corrotti i cui leader pensano soltanto ad accumulare grandi fortune. Ciò determina enormi difficoltà nello stabilire basi economiche solide in grado di incoraggiare uno sviluppo sostenibile.

Le teorie dello sviluppo economico non spiegano sufficientemente questi fenomeni. I marxisti sostengono che le cause di questo mancato sviluppo sono da rapportarsi alla dipendenza politica dal centro (Nord), ragione per cui il problema assume un carattere più politico che economico. Per i neoliberali i requisiti principali per lo sviluppo economico di questi paesi consistono nell’apertura delle loro economie, nel risanamento finanziario, nella liberalizzazione dei mercati del lavoro, nella privatizzazione delle imprese pubbliche e nella formazione dei propri cittadini. Sebbene fino ad ora queste politiche neoliberali, sostenute dal FMI, dalla BM e dall’OMC, sono state causa di un maggiore impoverimento ciò non è ancora riconosciuto da chi ne è fautore.

Indipendentemente dalla dottrina dominante, oggi si stanno mettendo in atto politiche di sviluppo basate sulla cooperazione tra istituzioni di paesi sviluppati e organismi locali, ONG, ecc. di paesi del Sud, dove la partecipazione della società civile è fondamentale per porre le basi di uno sviluppo sostenibile. La partecipazione della società civile all’interno di organizzazioni che mettono in pratica i progetti di sviluppo è promossa anche dalla UE. In questo tipo di organizzazioni, denominate paternariados, le cooperative e le altre imprese dell’Economia Sociale giocano un ruolo di estrema importanza per la crescita, soprattutto a livello locale, dei paesi in via di sviluppo.

Questo lavoro ha come obiettivo quello di esaminare il contributo della formula dei paternariados in una possibile applicazione nei rapporti tra i paesi del Nord e i paesi latinoamericani. In questo contesto anche l’Economia Sociale può sviluppare, estendere ed ampliare i propri affari all’interno della formula dei paternariados, mantenendo la sua identità e contribuendo al benessere dei paesi latinoamericani.

Il criterio utilizzato in questo studio comporta la necessità di fornire una iniziale definizione di paternariados. In seguito si analizza l’esperienza di cooperazione decentralizzata portata avanti da alcuni municipi baschi che costituiscono l’Euskal Fondoa (Fondo Vasco de Cooperación). Infine si analizza il progetto della Fundación Iberoaméricana de Economía Social, il cui obiettivo è quello di sostenere l’Economia Sociale iberico-americana.

2. La formula del partenariato

Il termine paternariado equivale a quello di cooperazione tra diversi organismi. In maniera più concreta lo si potrebbe definire come “una formale struttura organizzativa per la concretizzazione e l’applicazione di politiche consistenti nella mobilitazione di un insieme di interessi e lo sforzo congiunto di alcuni associati, con un impegno comune e un programma di azioni, preferibilmente pluridimensionale, con finalità concrete”. A questo paternariado devono prendere parte imprese dell’Economia Sociale sempre più sensibili ai problemi della disoccupazione, dello sviluppo rurale, della povertà e dell’emarginazione sociale, in modo da promuovere la coesione e l’integrazione sociale senza escludere la creazione di imprese alternative a quelle mercantili. Quindi è evidente che gli obiettivi elencati possono essere raggiunti anche utilizzando la formula delle imprese impegnate nell’Economia Sociale, con la partecipazione dello Stato o di qualsiasi ente pubblico oltre alle imprese private. Un altro aspetto che va considerato è che uno sviluppo sostenibile deve poter contare su una base democratica solida; per questo è necessario dare impulso alla creazione di governi locali a forte vocazione democratica e con grande partecipazione popolare.

Un paternariado potrebbe essere formato da molte organizzazioni con interessi divergenti ma il convergere di questo insieme di interessi verrà affidato ai rispettivi organi direzionali. Di conseguenza ci sarà in primo luogo un organo esecutivo chiamato Consejo del Paternariado o anche Comité de Géstion. Poi si avrà, come organo più rappresentativo, una Assemblea Generale annuale e volendo un Comitato Consultivo.

La differenza di provenienza dei membri del Consejo farà sì che in fase decisionale si presentino alcune difficoltà, pertanto la tendenza, al fine di garantire una maggiore operatività, sarà quella di creare un organo il più ridotto possibile. Tuttavia è sempre consigliata sia la presenza di rappresentanti delle imprese private, sempre che le stesse ne possano indirettamente beneficiare, sia quella di rappresentanti degli organismi pubblici, che generalmente finanziano le attività del paternariado. Anche i sindacati possono fare parte del paternariado sebbene essi stessi abbiano i prori ONG. Infine i rappresentanti delle imprese dell’Economia Sociale possono contribuire a rafforzare le strutture produttive locali, poiché queste imprese, oltre che a svolgere un ruolo attivo, sono radicate nel loro ambiente originale.

Un altro aspetto del paternariado che va sottolineato è la partecipazione del beneficiario. Il beneficiario deve costituire il nucleo del paternariado, con il rischio di un fallimento in caso di una sua mancata partecipazione attiva. D’altro canto, essendo la società civile protagonista, il paternariado sostituisce parzialmente lo Stato, senza comportarne l’esclusione. Infatti lo Stato continua ad essere fondamentale nel paternariado poiché muta la sua funzione ma non rinuncia alla sua partecipazione.

3. La cooperazione decentralizzata: il caso dei Paesi Baschi

Per cooperazione decentralizzata si intende la parte del ruolo di protagonisti dei paesi del Nord affidato, nel solidale sviluppo dei paesi del Sud, alla partecipazione di governi locali. In questo modo i municipi dei paesi del Primo Mondo diventano protagonisti dello sviluppo sostenibile dei paesi del Terzo Mondo, mediante aiuti concessi agli enti locali dei paesi più poveri. Questa cooperazione per lo sviluppo può essere applicata a tutti i paesi del mondo, anche se in questo lavoro prenderemo in considerazione solo i rapporti stabiliti tra i municipi baschi che fanno parte dell’Euskal Fondoa ed i paesi beneficiari dei progetti di sviluppo da essi finanziati.

La cooperazione decentralizzata ha la sua origine nei suggerimenti delle Nazioni Unite affinché i paesi più sviluppati destinino lo 0,7% del loro PIL alla cooperazione per la crescita dei paesi un via di sviluppo. Anche l’Unione Europea è impegnata a sostenere la crescita economica dei paesi in via di sviluppo ed in particolare di quelli aderenti alla Convención de Lomé. Secondo le ultime indicazioni i progetti da finanziare devono confidare nella partecipazione della società civile, elemento chiave per l’ottenimento di risultati positivi.

Secondo le indicazioni dell’ONU, in Catalogna, all’inizio degli anni Ottanta, si sviluppò l’idea che le pubbliche amministrazioni catalane dovessero fornire il loro specifico contributo allo scopo di determinare un miglioramento nelle condizioni di vita dei paesi con problemi di sviluppo. Per questo, nel 1986 è nato il Fons Cabalá de Cooperació al Desenvolupament in cui partecipano vari comuni (172), rappresentanze catalane, consigli regionali, la stessa Generalitat de Cataluña ed alcune strutture private.

Due anni più tardi, nel 1988 nei Paesi Baschi si è costituita una fondazione privata chiamata Fondo Vasco de Cooperación con Centroamérica (di cui l’autore di questo lavoro è stato membro fondatore) il cui scopo era quello di creare un fondo a supporto di progetti per lo sviluppo e con finanziamenti erogati dai municipi membri della fondazione. L’ampliamento del raggio d’azione del Fondo ha fatto si che si venisse a configurare come organismo misto: Fundación e ONGD.

Nel 1996 il fondo si è trasformato in Associación de Entidades Locales Vascas Cooperantes -EUSKAL FONDOA-, evidenziando la sua predilezione per i municipi nell’ambito della Cooperación Internacional al Desarollo. Attualmente i municipi membri del Fondo sono 67, tra cui Bilbao, Vitoria, San Sebastián e la Diputación Foral de Álava. Tutti questi municipi destinano una percentuale vicina allo 0,7% delle prime cinque voci della loro legge finanziaria per il sostegno a progetti di cooperazione. In questo modo, ogni anno si hanno a disposizione risorse economiche costanti necessarie al finanziamento dei suddetti progetti.

In seguito sono stati creati il Fons Valenciá per la Soladaritat (1992), il Fons Mallorquí de Solidaritat y Cooperació (1993) il Fons Menorquí de Cooperació (1993), il Fondo Galero de Cooperación y Solidaridad (1997), il Fonds Pitiús de Cooperació Ibiza y Formentera (1999) il Fondo Andaluz de Municipios para la Solidaridad Internacional (2001) ed infine nel 2002 si è costituito il Fondo Extremeño Local de Cooperación al Desarrollo. Tutte queste organizzazioni, in completa autonomia, hanno costituito nel 1995 la Confederación de Fondos de Cooperación y Solidaridad “per il coordinamento e la rappresentazione congiunta di tutte le tematiche che per il loro carattere riguardano interessi comuni”. L’obiettivo principale di questa Confederazione è quello di promuovere la cooperazione decentralizzata e di rappresentare l’interlocutore unico per tutte le istituzioni statali, comunitarie e mondiali. Inoltre questa rappresenta anche la continuità a livello statale delle politiche di governo sulla cooperazione, in collaborazione con gli altri protagonisti (ONGD e movimenti sociali), il cui scopo finale è il miglioramento dell’Ayuda Oficial al Desarrollo dello Stato spagnolo.

I membri di questi fondi di solidarietà hanno stabilito accordi con alcuni municipi latinoamericani (altri con municipi Saharauis) facilitando l’attuazione di progetti di cooperazione. Pertanto, nello scegliere un progetto si esaminano gli effetti sul completo sviluppo economico locale sostenibile (per esempio insegnando in agricoltura le tecniche di coltivazione, di immagazzinamento, ecc.), la gestione dell’impresa, la distribuzione di acqua potabile, la costruzione di scuole, la creazione di un sistema sanitario, i servizi locali, l’urbanizzazione, il trattamento dei rifiuti, l’impatto ambientale, i trasporti, ecc. Molte di queste attività, in Europa, rientrerebbero nelle cosiddette Nuove Forme d’Impiego, che sono latenti a livello municipale tanto nel nostro continente quanto nei paesi che hanno bisogno di aiuti per lo sviluppo.

È importante seguire e controllare direttamente i progetti da realizzare. Al fine di raggiungere questi obiettivi è stata costituita la Oficina de Seguimento de Proyectos en Centroamérica, Mexico y El Caribe en Managua (Nicaragua). Spesso viene criticato il fatto che questi fondi si concentrino troppo sui paesi latinoamericani, trascurando aree con livelli elevati di povertà, come l’Africa o alcuni paesi dell’Asia, ma la loro vicinanza culturale e linguistica spiega la propensione per i paesi del continente americano.

I promotori dei progetti sono le entità membri del fondo, le istituzioni locali europee, le istituzioni locali del Sud, le associazioni (religiose) e gli ONG del Sud. Dopo aver valutato il progetto, viene firmata una convezione tra il Fondo e la controparte interessata, affinché i beneficiari siano coloro che eseguono il progetto.

La distribuzione dei fondi avviene nel seguente modo: 1) il municipio stanzia i fondi attraverso la ONGD e le altre associazioni coinvolte nel progetto (enti religiosi); 2) si concedono sovvenzioni annuali vincolate agli accordi di aiuto (sovvenzionando progetti di uno specifico municipio); 3) si distribuiscono fondi per la cooperazione tra municipi (Fondo Basco) da utilizzare in progetti eseguiti tramite il sistema del finanziamento congiunto (come nel caso dei municipi con budget ridotti).

Un problema dei fondi per la cooperazione decentralizzata che complica l’esecuzione dei progetti, è l’esistenza di un numero spesso troppo elevato di questi. Le iniziative sono molteplici, ragione per cui il risultato, in molti casi, non è ottimale. A ciò va aggiunto che generalmente, per creare paternariados più stabili, i progetti hanno un’unica dimensione, poiché risultano essere più efficaci quelli in ambiti più completi e di maggiore durata.

Alcuni di questi progetti sono attuati, anche se in casi eccezionali, da cooperative agricole. Senza dubbio, è proprio tramite questi paternariados che si potrebbe stimolare il cooperativismo, dato che questo tipo di organizzazione imprenditoriale viene, in diversa misura, implemento nei paesi del Sud tanto nel settore agricolo quanto nell’artigianato, nell’attività creditizia, ecc. Quindi le cooperative agricole ed artigianali potrebbero avere un ruolo di rilievo nello sviluppo delle attività di base dei paesi più arretrati.-----

In questo conteso sono nati paternariados come quelli del municipio cubano di Mariel (provincia di La Habana) e di quello Basco di Pasaia (o Pasajes). A questi paternariados, di tipo tecnico-finanziario, partecipavano municipi di entrambe i paesi, l’Istituto Politécnico Marítimo Pesquero de Pasajes e il suo omologo del municipio cubano, l’Eskual Fondoa, il governo basco e una ONG italiana che finanziava i trasferimenti dei tecnici cubani che venivano a perfezionare nella scuola di Pasaia le loro conoscenze sulla pesca (ingegneria marita e della pesca) e sul miglioramento del sistema di approvvigionamento di acqua potabile. Altri paternariados finanziavano i soggiorni, le lezioni, ecc. A seguito di questo paternariado si è formato un gemellaggio tra i due municipi che porterà ad un incremento della collaborazione. In seguito all’approfondimento dei rapporti tra i due municipi l’Eskual Fondoa finanzierà completamente, durante l’esercizio 2000-01, il progetto di ricostruzione e miglioramento di 60 case in stato di quasi rovina e la ristrutturazione di altre 47, con lo stanziamento di 116.172 euro. L’ Eskual Fondoa è inoltre impegnato nel finanziamento di un analogo progetto nel Municipio di Arroyo Naranjo (La Habana).

In sostanza lo scopo di questo tipo di cooperazione locale è quello di stabilire delle solide basi infrastrutturali nei municipi dei paesi del Sud, in modo tale che a partire da queste nascano iniziative imprenditoriali in grado di migliorare la qualità della vita, di incrementare l’attività agricola e dell’allevamento, di creare una gestione imprenditoriale, di rifornire i mercati locali e regionali, di ottenere risorse finanziarie, ecc. Dipendere dagli investimenti delle imprese multinazionali, attratte dai governi di questi stati, significherebbe che solo alcuni “fortunati” potrebbero godere di un livello di vita qualitativamente superiore a quello del resto della popolazione, anche se questo vantaggio risulterebbe nella maggior parte dei casi effimero. Al contrario le attività nate in ambito locale rimangono. Gli individui di una comunità producono ricchezza con effetti positivi per tutti. In questo senso le imprese cooperative hanno un eccellente campo d’azione. Così i membri più attivi di una comunità si possono organizzare in questo tipo d’impresa che, per definizione, hanno carattere democratico e di estesa partecipazione con risultati nettamente a favore del lavoro, del contesto sociale e quindi della comunità. La creazione di imprese cooperative richiede in primo luogo l’esistenza di esperti in cooperative da cui scaturisce la necessità di creare centri di formazione per imprenditori in cooperative. A tal proposito uno degli obiettivi dei Fondos de Cooperación menzionati deve essere quello di promuovere progetti di formazione per imprenditori in cooperative in collaborazione con le università e le istituzioni preposte.

La maggior parte di questi progetti di cooperazione per lo sviluppo sono estranei al cooperativismo. Il movimento di cooperazione basco non partecipa attivamente a progetti di questo tipo. Tuttavia, per la prima volta, quattro istituti universitari spagnoli fanno parte, insieme ad alcune università latinoamericane, di un progetto Alfa per la promozione, la formazione, la ricerca e lo scambio di attività di cooperazione, il cui finanziamento è a carico di fondi comunitari; uno degli istituti universitari è GEZKI della Universidad del País Vasco. Si tratta di un’opportunità affinché il movimento cooperativo europeo e basco diano un contributo diverso allo sviluppo del cooperativismo in America Latina.

4. Il nuovo strumento di cooperazione

In molti paesi latinoamericani le imprese di cooperazione sono state istituite a seguito di un lungo percorso. Tuttavia le politiche di bilancio restrittive dei governi ed il permanente stato di crisi economica e sociale dovuto, in buona parte, al forte indebitamento di questi paesi, rendono difficile lo sviluppo dell’economia in generale e dell’Economia Sociale in particolare, aggravate anche dalla mancanza di altre esperienze di riferimento, in particolare europee. Tuttavia la debolezza delle strutture economiche può essere superata con una Economia Sociale, dal momento che in questo tipo di imprese vengono prima le risorse umane di quelle finanziarie essendo state, in gran parte, queste ultime la causa della grave crisi che attraversa l’America Latina. La maggior parte delle imprese pubbliche sono state privatizzate e comperate a costi irrisori dalle grandi multinazionali (BBVA, Repsol, Telefonica, ecc.) che hanno in seguito abbandonato la loro attività. I capitali che la società latinoamericana aveva accumulato al costo di duri sforzi, sono stati dilapidati dai dirigenti neoliberali o venduti ad interessi stranieri a prezzi inferiori al loro reale valore. Tutto ciò ha portato ad un aumento notevole della disoccupazione e alla consegna delle risorse naturali dell’area ai grandi capitali dei ricchi. In questa situazione di estrema povertà, dovuta alla massiccia disoccupazione, l’Economia Sociale potrebbe sviluppare tutte le sue potenzialità.

Gli anni Trenta hanno visto la nascita della cosiddetta politica economica della “sostituzione delle importazioni”, che aveva portato ad un leggero miglioramento nel livello di vita dei paesi latinoamericani. In seguito sono arrivati i regimi dittatoriali ed i cruenti colpi di stato che hanno causato una forte riduzione dei redditi delle classi popolari. Questi governi, successivamente, sono stati sostituiti da regimi democratici che però hanno continuato l’opera delle precedenti dittature. Esempi che caratterizzano questa alternanza sono l’Argentina, il Guatemala, la Bolivia e il Brasile per citarne solo alcuni. Tutto questo però potrebbe rendere possibile la creazione di imprese in una Economia Sociale. Questo contesto socioeconomico ha favorito la nascita di organizzazioni che raggruppano imprese ed associazioni pratiche e teoriche il cui scopo è potenziare l’Economia Sociale. In questo modo in Argentina, in Venezuela e in Brasile si sono costituite sezioni nazionali del CIRIEC (Centro Internacional de Investigación e Información sobre la Economía Pública, Social y Cooperativa). Queste sezioni nazionali sono formate da imprese operanti in una Economia Sociale e da ricercatori e docenti appartenenti ad istituzioni che si dedicano allo studio ed alla diffusione di questo tipo di imprese, con l’obiettivo finale di creare un’organizzazione nazionale in cui siano inseriti tutti gli operatori dell’Economia Sociale, sia pratici che teorici. Per sostenere la creazione di nuove sezioni nazionali, grazie all’iniziativa del CIREC-España, è stato creato un Secretariado para Iberoamérica il cui responsabile è l’attuale Secretario General de GEZKI (Universidad del País Vasco).

Uno dei pregi della globalizzazione è che i diversi popoli del pianeta stanno acquistando un sentimento di appartenenza ad una comunità che supera le barriere nazionali e quelle continentali. Ciò si osserva in particolare modo negli ampi rapporti che si istaurano con i paesi iberico-americani. In ambito intellettuale bisogna sottolineare l’affermarsi di intensi rapporti tra università europee e latinoamericane, in cui si attuano programmi di formazione, di ricerca, di dottorato, ecc. Questo nuovo panorama internazionale incrementa il ruolo di protagonista di Spagna e Portogallo fortemente legati all’America Latina. Per questo motivo si deve ritenere necessaria la formazione di uno strumento che unisca gli operatori dei paesi iberico-americani che agiscono all’insegna di una Economia Sociale.

L’obiettivo principale di questo strumento è la creazione di uno spazio specifico di cooperazione e sviluppo, basato su imprese che operano attraverso formule e principi dell’Economia Sociale. Una volta creato questo spazio sarà possibile un maggior consolidamento delle imprese esistenti, poiché la collaborazione è una delle basi per il rafforzamento delle strutture di questo tipo di imprese. Allo stesso tempo sarà compito principale di questo strumento fare conoscere alla società le potenzialità dell’Economia Sociale e del suo contributo al benessere della comunità che vive intorno a queste imprese. Questo compito propagandistico potrà essere realizzato particolarmente attraverso il mondo dell’educazione e della comunicazione affinché sia superata l’attuale mancanza di conoscenze.

Lo strumento proposto dal CIREC è una Fondazione che riunisca proprietari, istituzioni e personalità di rilievo, importanti per la difesa e la diffusione dell’Economia Sociale. La Fundación de Iberoamericana de la Economía Social dovrà essere il centro di una ampia rete di imprese, organizzazioni imprenditoriali, persone e associazioni che si dedicano alla ricerca e allo sviluppo dell’Economia Sociale iberico-americana. Questa avrà funzioni di referente per gli operatori dell’Economia alternativa a quella capitalista che poco a dato all’economia dei paesi latinoamericani.

L’azione della Fundación de Iberoamericana de la Economía Social si concentrerà su tre segmenti. Sarà sollecitata la creazione di un premio per quelle persone o entità che si siano distinte nella promozione o nello sviluppo dell’Economia Sociale; si creeranno borse di studio per la promozione e lo studio dell’Economia Sociale iberico-americana; e si potenzierà la creazione di una rete di ricercatori, studiosi ed esperti di tutti i Paesi dell’area, con lo scopo di costituire una base di dati e pubblicazioni di tipo scientifico e divulgativo sull’Economia Sociale. Insomma, uno strumento agile e indispensabile per costruire una ampia rete di operatori coinvolti nell’Economia Sociale.

5. Considerazioni finali

Ciò che può essere criticato della cooperazione decentralizzata è che spesso i paesi del Nord esportano modelli di sviluppo, alimentazione, sanità, medicina, educazione, abitazione, ecc. che rientrano in schemi coloniali o neocoloniali e che spingono le altre società verso l’integrazione nel sistema capitalista. Senza dubbio tutto farebbe pensare che è meglio essere integrati nel sistema economico dominante piuttosto che esserne esclusi.

La seconda critica è rivolta al fatto che lo stato neoliberale sta, pian piano, abbandonando al proprio destino i paesi sottosviluppati e che soltanto le ONGD cercano di arginare il malessere creato dai paesi del Nord. Nei paesi sviluppati vive il 25% della popolazione mondiale, si consuma il 70% dell’energia, il 75% dei metalli, l’85% del legname e il 60% degli alimenti. Gli animali da compagnia (cani e gatti) vengono alimentati molto meglio della maggioranza degli africani, ecc. In questa situazione di sfruttamento, la Spagna per esempio, contribuisce con il lavoro volontario di 158 organizzazioni di cooperazione con il Terzo Mondo, delle quali 88 ONGD sono inserite nella Coordinadora para el Desarrollo (CONGD). Queste hanno un milione circa di soci e cinquemila persone lavorano nei paesi sottosviluppati, un finanziamento pubblico del 56% (amministrazione centrale, autonoma, locale e comunitaria) ed uno privato del 44%.

In terzo luogo bisogna segnalare che molti municipi di paesi europei esportano i loro modelli di sviluppo locale nei municipi del Sud, secondo gradi diversi di necessità. Altre volte si sviluppano progetti su servizi locali per un solo municipio, quando invece sarebbe più opportuno che questi riguardassero un più ampio numero di municipi. Questo è un rischio tipico del gemellaggio.

A ciò va aggiunto che nelle ONG dei paesi ricettori si crea una classe dirigenziale formata da responsabili di organizzazioni che godono di un livello di vita molto superiore rispetto al resto della popolazione. Si finisce perciò, come conseguenza della gestione di progetti finanziati da fondi provenienti da pesi ricchi, di dare luogo ad una maggiore frammentazione sociale.

Inoltre bisogna aggiungere che i municipi, le giunte e le autonomie non hanno competenza in ambito internazionale e fanno affidamento sullo Stato. Senza dubbio la solidale volontà delle corporazioni e delle autonomie locali è aumentata sostanzialmente, superando attualmente il 13% dell’intero l’aiuto pubblico spagnolo per lo sviluppo, con un livello qualitativo diverso da quello dello Stato.

La Fundación de Iberoamericana de la Economía Social sarà un buono strumento per diffondere lo spirito di cooperazione nell’area latinoamericana tanto da rafforzare la creazione di imprese operanti in una Economia Sociale.

Infine è opportuno che i prodotti fabbricati dalle imprese (microimprese e cooperative) situate in questi municipi dispongano di strumenti finanziari, commerciali e tecnici per essere in grado di esportare nei paesi del Nord, in modo che i vantaggi vadano a loro favore. Per questo anche nei paesi del Nord deve essere creata una infrastruttura commerciale adeguata affinché questi rapporti si sviluppino in termini di uguaglianza ed equo scambio. Questo compito lo sta realizzando la Asociación Europea de Commercio Justo costituita da imprese importatrici di beni alimentari (in particolare caffè e cioccolata) ed artigianali.