Una panoramica sul nuovo sindacato in Venezuela

Felipe Figueroa

1. Forme produttive ed economiche

La Società Elettrica di Caracas, impresa privata fondata da venezuelani nel 1895, è la società di energia elettrica più antica del paese. È stata acquistata nel 2000 dalla società statunitense AES con un’offerta pubblica d’acquisto (OPA). La AES possiede imprese elettriche in Cile, Brasile, El Salvador, nella Repubblica Domenicana, in Argentina, in Messico, in Europa, in Nord America ed in Asia. Prima di essere acquistata dalla AES, la società elettrica contava su 6000 lavoratori nelle aree di produzione, trasmissione, distribuzione e commercializzazione. Inoltre i lavoratori ed i loro familiari possedevano un 30% delle azioni della società, che erano state offerte dalla stessa impresa attraverso programmi, progettati come Società di Capitale “aperto” (saca). Durante gli anni ’90 la Società Elettrica di Caracas iniziò una politica di espansione, comprando imprese in Colombia, nel Salvador e, allo stesso tempo, venne resa pubblica la sua partecipazione alle trattative dell’acqua, del gas, della nettezza urbana e di altri settori. Attualmente l’impresa incassa i pagamenti dei servizi del gas e della nettezza urbana che prima venivano incassati dalle stesse imprese che prestavano il servizio: la PDVSA e l’IMAU, le imprese petrolifere venezuelane e l’Istituto Municipale della nettezza urbana. Pur considerando che in quel momento il valore delle azioni era di 600 bolivari, la Società Elettrica di Caracas viene acquistata dalla società AES, alla valutazione di Borsa di Caracas che era di 160 bolivari. La corporazione AES, una volta assunta la direzione della Società, comincia ad implementare ed a mettere in pratica un’insieme di politiche amministrative e del lavoro di tipo neoliberale che essenzialmente si traducono in: riduzione dei costi, flessibilizzazione del lavoro e massimizzazione dei proventi.

2. Metodi e false forme di compartecipazione Conclusosi il processo d’acquisto delle azioni della Società Elettrica di Caracas, l’AES è riuscita ad ottenere più dell’80% delle azioni dell’impresa; per ottenere ciò, è stata fatta un’offerta in dollari o bolivari che superava il valore delle azioni in borsa. Inizialmente i rappresentanti della società avevano manifestato, attraverso gli organi di stampa, la loro volontà di comprare almeno il 51% delle azioni. Successivamente è stata realizzata una politica di riduzione del personale denominata “PROGETTO DI MOBILITà VOLONTARIA”, il cui contenuto veniva spiegato con volantini e colloqui personali con i lavoratori. La proposta consisteva nel fatto che di fronte all’imperativa necessità di ridurre i posti di lavoro dell’impresa, si offriva la possibilità, a coloro che l’avessero accolta, di un progetto che prendeva in considerazione: l’anzianità di servizio del lavoratore, il salario riscosso e l’età. In sostanza veniva fatta un’offerta di liquidazione equivalente a 3 o 4 volte il valore di ciò che spettava per legge nel caso di licenziamento; inoltre ai lavoratori più anziani e con più anni di servizio veniva offerto un pensionamento anticipato, il cui importo pensionistico era relativamente basso, approssimatamene 1/4 del salario mensile. È importante segnalare che, nell’attuale legge organica del lavoro, questi progetti erano sostenuti dal punto di vista legale dalla “TRANSAZIONE”, legge che è stata promulgata dai governi della quarta repubblica per favorire l’imprenditore e che oggi è ancora vigente, pur essendo stata presentata una revisione e una modifica. Attraverso questa figura legale, il lavoratore e l’imprenditore possono accordarsi sulla fine del rapporto di lavoro, mediante il pagamento di benefici a favore del lavoratore al di là di ciò che stabilisce la legge. Tutto ciò viene eseguito in presenza di un funzionario del lavoro ed una volta raggiunto l’accordo e firmato, si considera cosa fatta. In questi accordi sono stati inclusi molti dirigenti sindacali, ai quali sono state offerte cifre molto alte, visto che il loro abbandono interessava l’imprenditore AES, poiché in questa maniera si indeboliva lo stesso sindacato che si opponeva a questo processo; ed è stato proprio grazie a questi metodi che sono riusciti ad indebolirlo, ottenendo l’abbandono del 60% della struttura sindacale. In alcuni centri di lavoro, i rappresentanti dell’impresa chiedevano ai lavoratori di abbandonare il sindacato, affermando che comunque sarebbe scomparso. Noi membri del sindacato siamo riusciti, attraverso l’interpellanza alla Commissione degli Affari Sociali dell’Assemblea Nazionale (Parlamento), ad interrompere un serie di soprusi e a far cessare la violazione di numerosi diritti, che sono stati ristabiliti come risultato della nostra e di altre azioni. Successivamente siamo riusciti a convocare una sessione elettorale per eleggere tutta la struttura sindacale. Oggi il numero dei lavoratori azionisti della Società Elettrica di Caracas è approssimativamente di un 5%, includendo i familiari, visto che sono state presentate nuove offerte d’acquisto di azioni ai lavoratori e a molti di quelli che hanno venduto le loro.

3. Metodi di rinserimento

La maggioranza dei lavoratori che si sono assoggettati a questi progetti (alcuni volontariamente ed altri per pressione) erano lavoratori qualificati, con una grande esperienza e conoscenza dell’industria, mano d’opera molto difficile da trovare sul mercato del lavoro. A questi lavoratori sono stati offerti preparazione e corsi affinché diventassero microimprenditori (appaltatori) e venivano poi invogliati a comprare macchine, attrezzature, veicoli ecc. con il ricavato della loro liquidazione, per continuare a servire la Società Elettrica di Caracas attraverso le microimprese, o con contratto individuale, nelle aree che erano rimaste vacanti dopo la “mobilità”. In questa maniera i lavoratori che inizialmente lavoravano nei magazzini della Società a tempo indeterminato, erano rimasti a lavorare nello stesso posto però ora con un contratto d’appalto o con un subcontratto; il che vuol dire che la Società Elettrica di Caracas, non aveva nessun rapporto lavorativo con il lavoratore, bensì con un’impresa interinale. Perciò il lavoratore non godeva più dei benefici del Contratto Collettivo di Lavoro che protegge i lavoratori della Società Elettrica di Caracas (AES), che dava il diritto a prestiti per le abitazioni, all’assicurazione sulla vita al ricovero in ospedale, al servizio medico e odontoiatrico ecc. Un’altra modalità di contratto utilizzata è quella per “pacchetto” (cifra del contratto in bolivari). Mediante questo metodo il lavoratore si accorda per prestare servizio per un periodo dell’anno per una cifra determinata che viene pagata nella forma e nella maniera che le parti concordano: pagamenti trimestrali o mensili. Queste informazioni le abbiamo ricevute dagli stessi operai danneggiati: generalmente non esistono denuncie ed il lavoratore accetta le condizioni che gli sono state imposte, per timore di perdere il posto di lavoro. Nella maggior parte dei casi, i reclami sono presentati al termine del rapporto di lavoro, con la denuncia da parte del lavoratore nei confronti del datore di lavoro presso l’ispettorato del lavoro, affinché gli vengano assegnati i diritti che stabilisce la legge e che non gli erano stati riconosciuti. Inoltre si è cercato di introdurre una nuova cultura del lavoro (neoliberista) nei lavoratori, definendoli “Uomini d’Affari” in grado di prendere decisioni all’interno dei gruppi di lavoro della struttura orizzontale, dove non esiste la figura del capo o del supervisore, al contrario tutti dovevano controllare la produttività e la redditività del budget assegnato a quell’unità, riducendo i costi: ciò ritornerebbe a beneficio del gruppo e quindi di ogni individuo; in ugual maniera si stabiliva che il lavoratore del gruppo che non fosse produttivo e che mancasse spesso, potesse essere oggetto di licenziamento, ma non da parte dell’impresa, ma da parte dei suoi compagni, visto che con questa condotta avrebbe pregiudicato il resto del gruppo e chiaramente, producendo perdite, tutti avrebbero perso. Queste politiche non hanno avuto successo grazie al ruolo del sindacato e alle contraddizioni che queste generavano tra i lavoratori, che generalmente sono solidali e uniti. Un’altra figura utilizzata è stata quella delle “postulazioni”, ciò significa che al lavoratore che non si è adeguato ai progetti di mobilità, veniva richiesto di occupare una posizione diversa da quella che attualmente occupava, in aree che inoltre erano diverse da quella di origine. Tutto ciò ha provocato molti inconvenienti soprattutto per quanto riguarda la qualità del servizio giacché molti non erano stati preparati ad assumere le nuove funzioni; tutto ciò ha creato anche un nuovo problema, poiché al lavoratore veniva mantenuta la sua vecchia qualifica, che non occupava più esercitando funzioni totalmente diverse, che dal punto di vista contrattuale richiedevano una promozione o una riqualificazione con il corrispondente adeguamento del salario: tutto ciò non veniva fatto, in quanto veniva utilizzato un altro metodo di flessibilizzazione del posto di lavoro e di riduzione dei costi. Inoltre si viola così il contratto collettivo di lavoro, e il sindacato ha dovuto presentare fascicoli di vertenze presso il Ministero del Lavoro per violazioni del contratto di lavoro. Questi metodi inoltre sono stati applicati in grandi imprese come la CANTV, COMPAGNIA ANONIMA NAZIONALE DEI TELEFONI DEL VENEZUELA, il cui maggiore azionista è la transnazionale ITT. CADAFE. Società di Amministrazione e Potenziamento Elettrico è l’impresa statale che crea, distribuisce e commercializza il servizio di elettricità nel resto del paese, visto che esistono in alcuni stati 2 o 3 imprese private che prestano il servizio. Per quest’impresa, prima dell’arrivo al governo del Presidente Hugo Chavez, era prevista la privatizzazione. Per molti anni è stata strumento di corruzione dei governi della quarta repubblica, corruzione che veniva praticata attraverso il clientelismo politico del governo di turno, fino a portarla ad un processo di deterioramento generalizzato con saldi negativi nei suoi rapporti di gestione. Una volta che il Presidente Chavez assume la presidenza della Repubblica, i lavoratori della CADAFE chiedono di sospendere il processo di privatizzazione già iniziato. È così che il Presidente Chavez annuncia pubblicamente durante un incontro con i lavoratori elettrici l’interruzione della privatizzazione della CADAFE. Oggi l’impresa continua a funzionare con una nuova amministrazione che cerca di sanarla, di recuperarla e di investire risorse per potenziare la sua capacità e potenza come un’impresa di servizio pubblico e strategico di Stato. Dalla base dei lavoratori alla federazione si promuove la figura della cogestione operaia così come la modifica della legge del settore elettrico per adeguarla ai nuovi tempi e al processo di trasformazione che si porta avanti nel paese. È importante sottolineare che siamo associati alla UNT, nuova centrale sindacale sorta dalle contraddizioni insolute con la CTV, centrale imprenditoriale, che ha partecipato al colpo di stato e all’interruzione petrolifera che ha causato enormi danni alla repubblica. Ciò che è rimasto di questa centrale è stato dichiarato illegale dal Consiglio Nazionale Elettorale, giacché le sue elezioni nell’anno 2001 sono state fraudolente e la commissione elettorale non ha mai presentato gli atti che avallassero gli scrutini. Oggi nel paese si porta avanti il processo di rifondazione sindacale, con un aumento delle organizzazioni, della sua reale democratizzazione, del carattere classista e di partecipazione, così come i cambiamenti che gradualmente si stanno succedendo nelle strutture dello Stato, nel Ministero del Lavoro, nell’ Istituto di Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro INPSASEL, che sviluppa una politica di fortificazione dell’igiene e della sicurezza sul lavoro e la costituzione di comitati di sicurezza industriale in ognuna delle imprese del paese. In sintesi, ciò che qui è stato esposto, spiega in qualche modo il comportamento delle transnazionali nel mondo del lavoro, i processi dialettici in movimento, con ampie prospettive di progresso quantitativo e qualitativo, che senza dubbio richiedono l’appoggio di tutti coloro che si relazionano con il mondo del lavoro.

Note

* Dirigente sindacale, STE Caracas, Venezuela. UNT Venezuela*

Lettera aperta alle Organizzazioni dei Lavoratori della OIL

Noi, dirigenti dell’Unione Nazionale dei Lavoratori del Venezuela (UNT), ci rivolgiamo ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori che hanno voce e voto nelle istanze dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e a tutti i nostri fratelli e sorelle di classe che portano avanti la battaglia sindacale in difesa degli interessi dei lavoratori.

Compagni e compagne: In Venezuela stiamo partecipando allo sforzo della classe lavoratrice, come parte costitutiva della lotta del nostro popolo in difesa della sua sovranità nazionale, per dotarci di un’organizzazione sindacale costruita dalle basi, secondo criteri di indipendenza di classe, autonomia di fronte allo Stato e ai partiti politici, e di democrazia sindacale. Ad aprile del 2003 i lavoratori di diversi settori e correnti sindacali hanno deciso di costituire la UNT. La UNT, che oggi riunisce la maggioranza del movimento sindacale venezuelano, ha incentivato l’organizzazione dei lavoratori - il cui tasso di sindacalizzazione è aumentato dal 11% nell’anno 2001 al 23% del 2004 - ed è stata presente alle due ultime Conferenze Internazionali del Lavoro della OIL (2003-2004). In questo periodo succede che la FEDECAMARAS, la rappresentanza degli imprenditori del Venezuela, e la Confederazione dei Lavoratori de Venezuela (CTV), hanno presentato delle proteste al Comitato della Libertà Sindacale della OIL, accusando il governo del Venezuela di attentare contro la Libertà Sindacale ed il Diritto allo Sciopero. È un fatto insolito, in quanto generalmente sono i sindacati dei lavoratori che protestano contro gli imprenditori per attacchi ai loro diritti e cercano nella OIL, in particolare nelle sue Organizzazioni di Lavoratori, un punto di sostegno per denunciare attività antisindacali e di sopruso contro il diritto di sciopero. È anche insolito che le proteste della FEDECAMARAS e della CTV siano praticamente complementari, non avendo niente a che vedere con il rapporto conflittuale tra Capitale e Lavoro. Evidentemente, ciò ha a che vedere con lo sviluppo della situazione politica in Venezuela, in cui FEDECAMARAS e dirigenti della CTV hanno partecipato direttamente, insieme ai partiti di opposizione e con l’appoggio dell’Ambasciata degli Stati Uniti, al Colpo di Stato di aprile del 2002 - fallito per la reazione del popolo e dei lavoratori - che è riuscito a costruire un “governo” diretto da Pedro Carmona ...in quel momento presidente della FEDECAMARAS. Successivamente, a dicembre del 2002 e a gennaio del 2003, la FEDECAMARAS e gli stessi dirigenti della CTV hanno sostenuto un “lock-out” di natura politica che mirava a sabotare la principale fonte delle risorse del paese, che è l’industria petrolifera. In entrambe le occasioni, i dirigenti della CTV hanno agito contro la volontà della maggioranza schiacciante dei lavoratori. Durante la serrata-sabotaggio, i lavoratori non sono stati consultati per decidere sullo sciopero e, al contrario, si sono mobilitati per occupare gli impianti dell’industria petrolifera e per farla funzionare! Questi sono fatti concreti, che sono stati confermati e spiegati da 35 dirigenti della UNT che hanno parlato con la Missione di Contatto della OIL che ha visitato il nostro paese ad ottobre del 2004. Che gli imprenditori utilizzino la serrata non è un fatto nuovo. Molti di voi sicuramente ne conoscono degli esempi nei propri paesi! Che gli imprenditori promuovano colpi di Stato contro la democrazia è meno frequente, ma nemmeno è la prima volta! Ma non significa forse burlarsi dei lavoratori e dei loro rappresentanti volergli far accettare che le serrate e i colpi di stato possano avere come obiettivo la difesa della democrazia e dei diritti sindacali? Forse questa gente pensa che i rappresentanti dei lavoratori non possano capire quest’ipocrisia? Nonostante ciò, la FEDECAMARAS, alla Conferenza Internazionale del Lavoro a giugno del 2004, ha proposto, con l’appoggio dell’Organizzazione Internazionale degli Impiegati (OIE) ed i rappresentanti degli imprenditori di 22 paesi - tra questi gli Stati Uniti, noti per i loro attacchi contro i sindacati ed i diritti del lavoro - una Commissione d’Inchiesta, invocando l’articolo 26 della Costituzione della OIL, sulla situazione delle Libertà Sindacali in Venezuela. La prossima riunione del Consiglio d’Amministrazione della OIL (dal 8 al 24 marzo 2005) presenta nel suo ordine del giorno la votazione di questa richiesta. È necessario notare, per esempio, che il governo della Colombia non ha subito nessun tipo di sanzione o pressione da parte della OIL, quando all’inizio del 2004 aveva registrato nella stessa OIL 186 sindacalisti assassinati, cifra che oggi supera i 200.

Compagni e compagne: Nello stesso momento in cui il governo del Venezuela possiede un ampio appoggio popolare per portare avanti la Riforma Agraria e per investire in imprese abbandonate dagli imprenditori per garantire impieghi e salari, in cui si crea un conflitto diplomatico tra Venezuela e Colombia, il presidente degli Stati Uniti, Gorge W. Bush e la sua Segretaria di Stato, Condoleenza Rice, fanno dichiarazioni esplicite di denuncia del governo legittimo del Venezuela come un fattore “destabilizzante” e “non produttivo”. Se osserviamo le azioni del governo Bush nell’ultimo periodo, si può capire che queste non sono mere parole, ma minacce. In quanto al suo concetto di “democrazia”, possiamo capirlo da ciò che accade in Iraq. È possibile non vedere una rapporto tra quei fatti e le posizioni che difende la FEDECAMARAS alla OIL? Indipendentemente dal giudizio che ogni organizzazione sindacale possa avere sul governo del Venezuela e sulla sua politica, è un fatto che sia un governo che è stato sostenuto da più del 60% dei voti del Referendum di agosto del 2004 - sconfiggendo il tentativo difeso dalla FEDECAMARAS e dalla dirigenza della CTV di abbatterlo. Il risultato elettorale è stato riconosciuto dalla OEA e dal Centro Carter, che non possono essere certamente accusati di simpatia nei confronti del governo venezuelano. È un fatto anche che i sostenitori dell’attuale governo hanno ottenuto una maggioranza schiacciante alle elezioni regionali ad ottobre dello stesso anno. Dal punto di vista della UNT, la democrazia esige che si rispetti la volontà sovrana dei popoli di decidere il loro stesso destino. Ripetiamo, quest’esigenza è valida qualsiasi sia l’opinione che si possa avere sul governo venezuelano. Non compete al governo degli Stati Uniti decidere al posto del nostro popolo ciò che è “positivo” o “negativo” per il Venezuela. Che i rappresentanti degli imprenditori alla OIL facciano “causa comune” con la FEDECAMARAS è nell’ordine naturale delle cose. Che anche i governi, come quello di Bush negli Stati Uniti, facciano lo stesso, non sorprende. Ma in nessuna maniera i rappresentanti dei lavoratori possono sostenere quest’attacco alla nostra sovranità e alle nostre organizzazioni sindacali indipendenti. Non è forse evidente che permettere che si realizzi la Commissione d’Inchiesta sollecitata dalla FEDECAMARAS, sarebbe un sopruso alla libertà sindacale e alla sovranità del nostro paese? Solo ai lavoratori venezuelani compete decidere che tipo di organizzazione sindacale debbano costruire nell’ambito dei principi della Libertà Sindacale! Lanciamo quest’appello urgente, diretto a tutte le organizzazioni sindacali dei lavoratori: bisogna rifiutare la proposta della Commissione d’Inchiesta della FEDECAMARAS e dei suoi alleati, che non corrisponde per niente alla vera situazione della libertà sindacale in Venezuela, paese che ha ratificato gli accordi 87 e 98 della OIL. Da parte nostra, come dirigenti sindacali impegnati con la base, non abbiamo niente da nascondere. Per questa ragione, alleghiamo a questa lettera un memorandum che risponde agli allegati che hanno realizzato FEDECAMARAS e CTV nelle loro proteste. Invitiamo le organizzazioni sindacali dei lavoratori di tutto il mondo a venire in Venezuela per constatare direttamente la situazione nel nostro paese, in cui la CTV, nonostante la sua partecipazione al colpo di stato e il suo appoggio al lock-out petrolifero, gode di libertà sindacale. Inoltre le invitiamo ad assistere al prossimo Congresso della UNT, che permetterà loro di conoscere direttamente dai lavoratori la verità sulla situazione sindacale in Venezuela. Chiediamo alle organizzazioni e ai dirigenti sindacali di rifiutare la provocazione della Commissione d’Inchiesta proposta dalla FEDECAMARAS e sottoscrivere questa Lettera Aperta. Saluti sindacali classisti, In difesa della sovranità del popolo venezuelano! In difesa della vera libertà sindacale! Caracas, febbraio 2005.

Firmano i seguenti Coordinatori Nazionali della UNT: Orlando Chinino, Marcela Máspero, Stalin Pérez Borges, Rubén Linares.

 Se siete d’accordo fate pervenire la vostra adesione alla presente Lettera Aperta ai seguenti indirizzi elettronici: lcinfo@earthlink.net; it.ILC@fr.oleane.com; con copia a untv_23@hotmail.com Fax UNT: 0058212-4513061 Per manifestare il vostro disaccordo in merito a ciò che è stato espresso nella Lettera Aperta a favore delle motivazioni della UNT e sul fatto che non si proceda alla Commissione d’Inchiesta, scrivete a: oit@oit.org; NORMES@oit.org; CIOSL: telefono +32(0)2 224 0211 Fax: +32 (0)2 201 5815 Posta Elettronica: internetpo@icftu.org; con copia untv_23@hotmail.com; Fax UNT: 0058212-4513061.

MEMORADUM

Oggetto: L’offensiva degli imprenditori contro il Venezuela nella OIL L’Unione Nazionale dei Lavoratori del Venezuela (UNT), che ha assistito alla 91ª (2003) e alla 92ª (2004) riunione della Conferenza Internazionale del Lavoro della OIL, vuole indicare ai nostri compagni sindacalisti di tutto il mondo gli elementi centrali dell’offensiva della FEDECAMARAS, rappresentante degli imprenditori venezuelani e dei loro alleati, in adempimento alla “Lettera Aperta al Gruppo dei Lavoratori della OIL”, che abbiamo reso pubblica a Caracas il 3 febbraio 2005.

Il contesto della situazione Nell’anno 1999 giunge al governo del Venezuela Hugo Chavez Frías. È a partire da quel momento che sia la FEDECAMARAS che la Confederazione dei Lavoratori del Venezuela (CTV), che precedentemente avevano presentato un numero insignificante di lamentele o proteste, iniziano a presentare una serie di denunce presso gli Organi di controllo della OIL (Comitato della Libertà Sindacale, Commissione dell’Applicazione delle Norme della Conferenza e della Commissione degli Esperti in Accordi e proteste della OIL). Non è un segreto per nessuno che sia la FEDECAMARAS che la direzione della CTV si sono collocate sempre all’opposizione politica del governo legittimamente eletto della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Nonostante ciò, le cose cambiano in qualità quando, ad aprile del 2002, i dirigenti di entrambe le organizzazioni partecipano direttamente al Colpo di Stato che, per 48 ore, è riuscito a stabilire un “governo” capeggiato da Pedro Carmona (ex-presidente della FEDECAMARAS), e nel quale due Ministeri vengono consegnati a dirigenti della CTV. Nonostante il sostegno esplicito del governo degli Stati Uniti e della partecipazione di alti livelli delle Forze Armate, il tentativo di colpo di stato è fallito di fronte alla mobilitazione del popolo venezuelano che ha riportato Chávez alla Presidenza della Repubblica. Subito, a dicembre del 2002 e a gennaio del 2003, senza che nessuna Assemblea dei Lavoratori lo decidesse, i manager ed i direttori della PDVSA (Azienda Statale del Petrolio), con l’appoggio della FEDECAMARAS e della CTV, decretano un “blocco”, in verità un’azione di sabotaggio della principale fonte di risorse del paese. Sono stati i lavoratori che, una volta ancora, hanno combattuto questo “blocco-sabotaggio” e hanno ripreso la produzione nell’industria del petrolio e in altri settori danneggiati dal “Lock-out”, sconfiggendo questo tentativo. Come prodotto del “Lock-out” di molte aziende che hanno ascoltato l’appello della FEDECAMARAS di chiudere le loro porte, circa 200 mila persone hanno perso il loro posto di lavoro nell’impresa privata. Precisiamo che la UNT è stata costituita ad aprile del 2003, esattamente come reazione della maggioranza schiacciante della base sindacale contro la partecipazione della CTV, alleata con gli imprenditori ed i settori golpisti dell’opposizione al governo, negli avvenimenti sopra citati. Molti sindacati e Federazioni che appartenevano alla CTV, hanno fondato la nuova centrale sindacale, la UNT.

Le proteste più recenti (n° 2249 e n°2254) Successivamente al colpo di stato di aprile e al sabotaggio economico della fine del 2002 ed inizio del 2003, la CTV ha inoltrato una protesta, indicata con il numero 2249, a febbraio del 2003 con le seguenti denunce: omicidio di un sindacalista; negativa di registro di un’organizzazione sindacale; dichiarazioni ostili delle autorità contro la CTV; ordine di detenzione contro il presidente della CTV; promozione della centrale parallela da parte delle autorità; ostacoli alla negoziazione collettiva nel settore pubblico; ordini di detenzione e di processo penale di dirigenti sindacali; licenziamento di più di 19.000 lavoratori per le loro attività sindacali; inadempimento degli accordi collettivi; ingerenze delle autorità e dell’impresa Petrolifera del Venezuela S.A. (PDVSA) ed atti antisindacali; lentezza nei procedimenti per violazione dei diritti sindacali; negoziazione con organizzazioni minoritarie di impiegati pubblici, tralasciando quelle più rappresentative ed azioni delle autorità per dividere le organizzazioni sindacali. Parallelamente la FEDECAMARAS e l’organizzazione Internazionale degli impiegati (OIE) hanno inoltrato una protesta, indicata con il n° 2254, a marzo del 2003, allegando ciò che segue: emarginazione ed esclusione delle corporazioni imprenditoriali nel processo decisionale; azioni ed ingerenze del Governo per promuovere lo sviluppo e favorire una nuova organizzazione dei datori di lavoro, nel settore agroalimentare; detenzione del Sig. Carlos Fernández il 19 febbraio 2003 in rappresaglia alle sue azioni come presidente della FEDECAMARAS; funzionamento di gruppi paramilitari violenti con sostegno governativo, con azioni contro impianti di un’organizzazione di impiegati e contro azioni di protesta della FEDECAMARAS; la creazione di un ambiente ostile agli imprenditori da parte delle autorità nel permettere la depredazione e l’occupazione di fattorie in piena produzione; l’applicazione di un sistema di controllo dei cambiamenti deciso unilateralmente dalle autorità, discriminando imprese appartenenti alla FEDECAMARAS, in rappresaglia alla partecipazione di questa centrale di datori di lavoro a blocchi civici nazionali. Rimettiamo ai compagni e alle compagne la documentazione della stessa OIL, affinché traggano le loro conclusioni.

 sulle discussioni presso il Comitato di Libertà Sindacale, si può vedere la pagina: http//:www.ilo.org/opublic/spanish/standards/relm/gb/docs/gb289/pdf/gb9.pdf
 sui dibattiti presso la Commissione di Applicazione delle Norme della Conferenza internazionale del Lavoro, vedere: http://www.ilo.org/public/spanish/standards/relm/ilc/ilc91/pdf/pr-24p2.pdf.

In questo memorandum ci piacerebbe fare, sinteticamente, alcune osservazioni sulle proteste presentate. La prima è che, oltre che al loro carattere complementare, entrambe le proteste, della CTV e della FEDECAMARAS, hanno completamente omesso il fatto che le due organizzazioni hanno partecipato, insieme ai settori politici e militari, al tentativo di Colpo di Stato e, successivamente, ad un’operazione di sabotaggio dell’economia nazionale. Così, gli allegati in merito agli ordini di detenzione di Carlos Ortega (presidente della CTV) e di Carlos Fernández (presidente della FEDECAMARAS) presentati come attentati contro la Libertà Sindacale, sono completamente falsi, in quanto partecipare ad un tentativo di Colpo di Stato e successivamente ad un’operazione di sabotaggio dell’industria petrolifera, chiaramente non ha niente a che vedere con gli Accordi 87 e 98 della OIL. Come è altrettanto falso paragonare i fatti accaduti durante la serrata-sabotaggio dell’industria del Petrolio ad uno sciopero. Non c’è stata nessuna assemblea di lavoratori per decidere lo sciopero e nemmeno un previo avviso. Coloro che sono stati licenziati - nell’ambito della direzione dell’azienda - lo sono stati per motivi di abbandono del posto di lavoro. Al rispetto, ci sembra fondamentale mostrare il comunicato delle organizzazioni sindacali dei lavoratori petroliferi, FEDEPETROL, FETRAHIDROCARBUROS e SINUTRAPETROL, in occasione di questi fatti: “Noi lavoratori con contratto, non ci siamo mai associati al fermo e abbiamo mantenuto operativi gli impianti per la somministrazione del petrolio e del gas. È stato un compito duro. Abbiamo dovuto occuparci del lavoro che realizzava la dirigenza, nel momento in cui ha abbandonato le sue funzioni, senza che ci fosse un reclamo legale né contrattuale. Noi lavoratori e coloro che lavorano a giornata, abbiamo appena sottoscritto il nostro contratto collettivo, con il quale abbiamo ottenuto giusti benefici. Di fronte all’ irresponsabilità dei nostri supervisori nell’abbandonare inaspettatamente il lavoro, noi, 30.000 lavoratori con contratto, ci siamo fatti carico del patriottico compito di impedire che la nostra principale industria soccombesse e che il nostro popolo fosse sommerso dalla disperazione e dal caos, con risultati indescrivibili che avremmo potuto ancora oggi subire e sentire pesantemente”. L’architettato sindacato UNAPETROL - uno dei querelanti che si sono uniti alla CTV e al quale viene negata la registrazione come organizzazione sindacale - è stato formato da manager e da membri della direzione della PDVESA per “rappresentare i lavoratori” nelle negoziazioni collettive (alle quali hanno partecipato le tre organizzazioni che hanno realizzato il comunicato sopra citato). La sua composizione contraddice il principio della “purezza di rappresentanza” e lo stesso Accordo 87 della OIL ...organizzazioni congiunte di lavoratori e rappresentanti degli imprenditori. Per questa ragione non è stato riconosciuto dalle autorità responsabili e dal registro dei sindacati in Venezuela. Quanto all’omicidio di un dirigente sindacale, che viene citato nella protesta n°2249, è stato frutto di uno scontro tra due persone. Il Sig. Numar Ricardo Herrera, membro della Federazione dei Lavoratori della Costruzione, purtroppo è stato assassinato dopo la fine dei festeggiamenti del 1 maggio della CTV, a grande distanza dal luogo dove si era già dispersa la concentrazione. Il Sig. Manuel Arias, dopo una discussione con Herrera, ha sparato con un’arma da fuoco e lo ha ucciso. Il colpevole degli spari è stato arrestato dalle autorità di polizia ed è imputato di omicidio. È stato un fatto isolato che non ha connotazioni politiche né di sopruso alla libertà sindacale. La protesta della FEDECAMARAS, da parte sua, include “l’emarginazione e l’esclusione delle corporazioni imprenditoriali nel processo decisionale”, quando esiste già un Governo legittimamente eletto e che ha appena avuto un mandato riaffermato dal Referendum dell’agosto del 2004, e che è l’unico al quale compete prendere le decisioni! Misure prese in difesa dei settori popolari, come la Legge delle Terre, costituiscono, per i querelanti, “la creazione di un ambiente ostile agli imprenditori”. Ma l’arroganza degli imprenditori tocca l’apice quando ci si lamenta dell’applicazione di un sistema di controllo dei cambiamenti deciso unilateralmente, dalle autorità!. Allora a chi dovrebbe competere l’applicazione di un sistema di controllo, se non al governo di una nazione sovrana? Da tutto ciò si evidenzia che le proteste della FEDECAMARAS e della CTV fanno ancora parte di quella politica che cerca di fare della OIL uno scenario per ottenere vantaggi dalla disputa politica in Venezuela, e non come dovrebbe essere, per difendere i diritti sindacali e del lavoro quando vengono minacciati.

La proposta della Commissione d’Inchiesta Il Venezuela ha ricevuto diverse visite di funzionari dell’Ufficio Internazionale del Lavoro. Una delegazione ha visitato il paese dal 13 al 15 ottobre del 2004, quando ha avuto anche un incontro con i dirigenti della UNT, occasione in cui abbiamo fornito tutti i chiarimenti sulla verità della situazione delle Libertà Sindacali, rifiutando le “proteste” combinate degli imprenditori e del vertice della CTV (direzione illegittima, in quanto è stata il risultato di brogli alle elezioni sindacali nell’anno 2001). La UNT è venuta a conoscenza del fatto che il Direttore Esecutivo incaricato dei Principi e dei Diritti Fondamentali dell’Ufficio Internazionale del Lavoro, il Sig. Kari Tapioca, ha informato il Governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela, sul fatto che diversi delegati datori di lavoro, alla 92ª Conferenza Internazionale del Lavoro (giugno 2004), avevano presentato una protesta contro il Governo del Venezuela in virtù dell’articolo 26 della Costituzione della OIL, chiedendo una Commissione d’Inchiesta sulla libertà sindacale, sulla protezione del diritto di sindacalizzazione (Accordo 87) e sul diritto di sindacalizzazione e di negoziazione collettiva (Accordo 98), entrambi gli Accordi ratificati dal Venezuela. È importante evidenziare che i delegati datori di lavoro, titolari e sostituti, che hanno appoggiato la FEDECAMARAS in questa protesta sono: Argentina, Australia, Austria, Brasile, Canada, Cipro, Francia, Germania, India, Italia, Giamaica, Giappone, Messico, Norvegia, Arabia Saudita, Sud Africa, Venezuela, Spagna, Svezia, Svizzera, Tunisia, Regno Unito e Stati Uniti, per un totale di 23 imprenditori. Sarà compito del prossimo Consiglio di Amministrazione, dall’8 al 24 marzo 2005 decidere, per votazione maggioritaria, se procedere o no all’applicazione dell’articolo 26 della Costituzione della OIL. In sintesi la denuncia introdotta dai datori di lavoro, viene giustificata in base al fatto che “dal 1999, questo gruppo così come i lavoratori, sono stati vittime di persecuzione; inoltre le politiche del governo hanno implicato la chiusura di più di 100.000 imprese e la perdita d’impiego per più di mille lavoratori...., nonostante le diverse raccomandazioni formulate dagli organi di controllo della OIL, il Governo continua ad attaccare fisicamente, economicamente e moralmente la comunità imprenditoriale indipendente venezuelana, emarginando la maggioranza delle organizzazioni degli imprenditori e escludendo le stesse dai processi di dialogo sociale e di consulta tripartita” tra altri argomenti. Si deve considerare che da marzo 2003, il settore imprenditoriale minacciava di procedere con la Commissione d’Inchiesta. È così che prima del termine della 92ª riunione della Conferenza Internazionale del Lavoro, il portavoce degli imprenditori, in adempimento alla Plenaria della Conferenza del Rapporto della Commissione di Applicazione delle Norme, ha affermato: “Sfortunatamente, quest’anno non abbiamo potuto imporre un paragrafo speciale per il Venezuela, un paese in cui ci sono violazioni innegabili della libertà sindacale. Lo stato di diritto e la pratica non sono migliorati soprattutto se li paragoniamo agli anni precedenti in cui sicuramente abbiamo creato dei paragrafi speciali. Per questa ragione, gli imprenditori hanno presentato, in accordo con l’articolo 26 della Costituzione della OIL, un reclamo che senza dubbio sarà già arrivato all’Ufficio competente”. La UNT considera che l’adozione della proposta della Commissione d’Inchiesta fatta dagli imprenditori del Venezuela e dai loro omonimi di altri governi, ha come obiettivo quello di imporre una “sanzione” non solamente contro il governo di un paese sovrano, ma è anche un affronto contro tutti i sindacalisti venezuelani veramente impegnati nella difesa dei lavoratori e dei loro diritti, nella difesa della sovranità nazionale e della democrazia. Per questa ragione, chiediamo a tutti i compagni e alle compagne di firmare per sostenere la “Lettera Aperta alle Organizzazioni dei Lavoratori della OIL”, che questo Memorandum accompagna. Caracas, febbraio 2005

Note

* Unione Nazionale dei Lavoratori del Venezuela.