Alla riscoperta dei buoni maestri.

Letture e lettori di Marx

Continuano ad uscire libri su Karl Marx. A dispetto di chi, insieme al “socialismo reale”, vorrebbe morto e sepolto anche il vecchio Moro, il nostro continua nonostante tutto a godere dell’attenzione degli studiosi, almeno una parte dei quali ha chiara la distinzione fra il valore delle teorie e il successo di chi se ne dichiara portavoce. Non solo, infatti, va avanti l’edizione storico-critica delle opere (la nuova Marx-Engels-Gesamtausgabe, al cui proposito vedi MEGA2: Marx ritrovato, a cura di Alessandro Mazzone, Roma, Mediaprint, 2002, Collana Sapere Critico, Laboratorio per la Critica Sociale, n. 2), ma escono saggi, studi e ricerche. Recenti sono i libri di Guido Carandini (Un altro Marx. Lo scienziato liberato dall’utopia, Bari-Roma, Laterza, 2005) e Roberto Finelli (Un parricidio mancato. Hegel e il giovane Marx, Torino, Bollati-Boringhieri, 2004), ma vedi anche quello di Roberto Fineschi (Ripartire da Marx. Processo storico ed economia politica mella teoria del “capitale”, Napoli, La Città del Sole, 2001), i volumi curati da Luciano Vasapollo (Un vecchio falso problema. La trasformazione dei valori in prezzi nel capitale di Marx, Roma, Mediaprint, 2002) e Giorgio Gattei (Karl Marx e la trasformazione del pluslavoro in profitto, Roma, Mediaprint, 2002) sulla “trasformazione” (sempre nella Collana Sapere Critico), la recente pubblicazione sulla storia dei marxismi italiani di Cristina Corradi (Storia dei marxismi in Italia, Roma, Manifestolibri, 2005) ed altri ancora. Su questi argomenti si organizzano incontri e tavole rotonde e la discussione riprende. Gli atti di un convegno tenutosi a Palermo nel 2003 sono recentemente apparsi a cura di Roberto Fineschi (Karl Marx. Rivisitazioni e prospettive, Mimesis, Milano, 2005). Nell’Introduzione il curatore presenta la struttura generale del libro alla luce di una premessa di fondo che pare qui decisiva: la distinzione fra Marx ed il marxismo. Essa non rimanda, come si potrebbe frettolosamente ed ingenuamente interpretare, all’idea che per salvare Marx si debba buttare a mare la politica e quindi i marxismi. Che il pensatore tedesco avesse chiaramente in mente una possibile applicazione politica di ciò che stava scrivendo è un dato di fatto e sarebbe semplicemente sciocco discuterne. Si può dubitare invece del fatto che dalla teoria astratta del modo di produzione capitalistico si possa dedurre (i) immediatamente una politica e (ii) una sola politica, la sovietica in particolare. In primo luogo infatti Marx sviluppa una teoria scientifica della dimensione epocale, ad un alto livello di astrazione, di questa formazione economico-sociale e quindi sarebbe sbagliato, come molti hanno invece preteso di fare, applicarla senza ulteriore mediazione alla realtà concreta, come parimenti errato sarebbe ritenere che non vi si possa applicare affatto. Per scendere dall’alto livello di astrazione della teoria pura ai capitalismi storici e contingenti è necessario fare altri pezzi di strada che Marx non ha avuto il tempo di percorrere; in ciò consiste secondo il curatore la sfida attuale di chi voglia usare ancora oggi la riflessione del Moro. Per venire ai singoli articoli del libro, una caratteristica che salta subito all’occhio è l’eterogeneità degli approcci, talvolta in implicita contraddizione fra loro. Questo aspetto, che da una parte pare segnare un limite, rappresenta dall’altra forse una ricchezza del testo che infatti sintetizza e ripropone insieme voci diverse e approcci variegati, mostrando alcune delle molteplici anime del dibattito tradizionale e del modo odierno di rapportarsi con l’autore tedesco. Il libro si divide in due parti: la prima è più vicina ai testi marxiani. In essa Giuseppe Antonio Di Marco ad es. prova a spiegare il concetto di “guerra” alla luce della contrapposizione intrinseca al rapporto capitale-lavoro e Luigi Cavallero legge La questione ebraica cercandovi i germi teorici, poi sviluppati nel Capitale, di una possibile transizione dal modo di produzione capitalistico a quello che lui chiama “modo di produzione statuale”. Se Roberto Fineschi si ripropone di prendere seriamente alcune fra le diverse letture del concetto di alienazione e di risolvere in modo plausibile la disputa fra favorevoli e contrari, Marco Assennato si dedica ad un’interpretazione di Spinoza alla luce della sua presenza nei testi marxiani, soprattutto ricostruendo il dibattito francese su questo tema. La seconda parte è più legata a dei “bilanci” su Marx e su parte del dibattito tradizionale. Se il contributo di Goldoni ha un taglio più generale - benché inquadrato in una prospettiva filosofica che non disdegna di capire l’economia - gli altri sono attenti ad argomenti più specifici: Tom Rockmore si occupa della lettura lukácsiana di Marx che secondo lui è negativamente influenzata dalla versione engelsiana del marxismo; Sandro Mancini guarda retrospettivamente al modo in cui Paci cercò di conciliare originalmente marxismo e fenomenologia; Riccardo Bellofiore cerca di operare una sintesi coerente dell’eredità di Colletti e Napoleoni e del dibattito contemporaneo, prevalentemente economico, sulla teoria del valore in Marx e dintorni. I molti aspetti considerati e gli sguardi retrospettivi, anche senza entrare nel merito di essi, forniscono al lettore odierno, soprattutto giovane, una panoramica di posizioni che, se una volta presenti nel dibattito ed in qualche modo note, sono oggi cadute nel dimenticatoio. Fare i conti col passato significa anche considerare queste posizioni, nel bene e nel male, perché per accettarle o rifiutarle bisogna conoscerle, a rischio altrimenti di prendere strade già percorse non sfruttando contributi già realizzati o commettendo errori già commessi.